Anno: XXV - Numero 235    
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Come cambiano linguaggi e progetti della Schlein.

Segnali di metamorfosi: le aperture a Renzi, l’antimelonismo non più esclusivo, attenzione a investimenti e piani industriali europei. Finora sono solo slogan, ma indicano che la fase movimentista apre a una fase mirata al governo nel ’27.

Come cambiano linguaggi e progetti della Schlein.

È proprio un’altra Elly Schlein.  Nella mimica televisiva è la stessa di prima – sorridente e stentorea, indice sempre puntato – ma da una settimana la giovane segretaria del Pd sta cambiando sensibilmente linguaggio, sta usando concetti politici inimmaginabili soltanto un mese fa ed è arrivata persino a dispensare – non attenzioni, ma gentilezze – nei confronti di Matteo Renzi, considerato un “mostro” da gran parte del popolo schleiniano. Una metamorfosi che muove da una ragione semplicissima: per 16 mesi la mission di Schlein è stata quella di motivare, o rimotivare, gli elettori di sinistra a votare Pd, allo scopo di restare – ella stessa – in sella ma, dopo l’avanzata Dem alle Europee, la segretaria sta accarezzando la suggestione di un nuovo ruolo: la federatrice-capo di tutte le opposizioni, con l’idea di prendere un voto in più del centro-destra nella fatidica sfida delle prossime elezioni Politiche.

E per farlo – e qui sta la sorpresa – Schlein sta dicendo cose sinora inaudite dalla sua cristallina voce di oppositrice spesso settaria. In una dichiarazione passata inosservata, è arrivata ad affermare: “Per noi sarebbe più che funzionale la presenza di un ‘centro’ e non di tanti ‘centri’. Ho parlato sia con Calenda, sia con Renzi, che in realtà ha un afflato unitario, lui ha capito. Calenda purtroppo no, è meno politico”.

Schlein-1, quella della stagione radicale, ripeteva: “Uniti si vince!”, mai e poi mai si sarebbe spinta ad elogiare l’“uomo nero”. E lo stesso approccio meno hard affiora su tante questioni. Il successo del Nuovo Fronte Popolare in Francia, sulla “rete” fonte di innamoramenti collettivi?  A caldo quel voto è stato salutato da Schlein con pathos, salvo poi correggere sensibilmente in una intervista al Corriere della sera: “Un voto fondamentale, ma non dobbiamo essere alla ricerca di modelli”. E l’alternativa alle destre? “Una alternativa per e non contro”. Di per sé ovviamente non significa nulla – d’altra parte gli slogan secchi e ripetuti sono una specialità della casa – e tuttavia anche un’espressione semplice ma in positivo qualcosa vuole dire. Tanto è vero che proprio il Corriere della sera finisce per titolare quella intervista con un tema davvero inedito per Schlein: “Le priorità sono investimenti comuni e piano industriale in Europa”.

Durerà? Certo, la cultura di Schlein è movimentista. Certo, l’apologetica tipica dei partiti di questa stagione tende a respingere l’idea delle “svolte” provando ad accreditare l’idea di leader monolitici, politicamente ed emotivamente. E tuttavia le novità ci sono, per ora sono in gran parte slogan ma sono diversi dai precedenti e indicano la metamorfosi in corso: Elly Schlein, da leader di lotta a leader di lotta per il governo futuro.

Di Fabio Martini per Huffpost

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