Di Battista non risale sul carro di Grillo
L’ex deputato M5s, molto amato dalla base pentastellata, si tiene fuori dalla "idea nuova" del fondatore dei 5 stelle. Gran parte degli altri potenziali protagonisti tengono le carte coperte, a cominciare da Raggi.
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Intanto nel Movimento riparte la votazione, con scontri di hashtag
Se mai Beppe Grillo facesse un suo movimento – nel video dal carro funebre ha annunciato un’idea nuova – Alessandro Di Battista non ci sarà. Secondo quanto apprende l’Huffpost, l’ex deputato M5s, molto amato dalla base pentastellata, si tiene fuori dal progetto con cui Grillo intende rispondere all’Assemblea costituente promossa da Giuseppe Conte.
Il giornalista e scrittore che ha dato vita all’associazione Schierarsi, si è allontanato per ragioni politiche dal M5s, quando questo ha deciso di sostenere il governo Draghi. E le ultime novità non lo hanno convinto a rientrare, né da una parte, né dall’altra. L’ipotesi che ci sia un movimento grillino nuovo di zecca resta dunque affidata alle parole del comico genovese. Gran parte dei potenziali protagonisti tiene le carte coperte. A cominciare dall’ex sindaca di Roma Virginia Raggi, che non ha commentato il discorso di Grillo dal carro funebre e non ha preso parte alla campagna per il non voto alla costituente. Quelli che seguirebbero Grillo fin da ora, invece, attendono anche loro che il fondatore dia un segnale.
Ma con l’intervista alla Stampa Giuseppe Conte ha tolto alimento alla campagna dei critici. Se Grillo lo accusava di aver portato il M5s ad essere un partitino in trattativa con il Pd, Conte mette in chiaro che in questo momento non si alleerebbe con nessuno, ripete che il M5s non è di sinistra, che è progressista sì, ma non intende rinunciare alle sue battaglie. In questo modo toglie al fronte opposto anche l’arma polemica della subalternità agli alleati.
In questo clima di sospensione inizia la prima giornata di rivotazioni.
Dureranno fino a domenica 8 dicembre. Sui social i due gruppi si scontrano a colpi di hashtag: #iorivoto, per i contiani e #iononvoto per i grillini. Non votano ovviamente i Figli delle stelle, i giovani che hanno contestato Conte all’assemblea dell’Eur, e che sono il perno di ogni iniziativa futura. Ieri hanno promosso una diretta social a cui Beppe Grillo ha messo il like. “La totale assenza di trasparenza – spiegano – ci spinge a non partecipare al voto. Invitiamo tutti gli iscritti delusi dalla deriva partitica a non disiscriversi e a non partecipare a questa votazione che minaccia l’eliminazione del garante e quindi, di fatto, l’unico organo che garantisce un contrappeso a eventuali condotte dispotiche del ruolo del presidente pro tempore”, dicono, sottolineando che per loro “l’assemblea costituente è un processo fortemente indirizzato e nebuloso, nato con l’unico scopo di rimuovere i principi fondativi che ci hanno contraddistinto nel panorama politico italiano”.
Non voterà Marco Bella, il professore della Sapienza, ex deputato M5s, che è tra gli animatori della protesta. Anche lui sta coi Figli delle Stelle. “Essere giovani non è solo una questione anagrafica. Inizi a diventare vecchio quando dici le cose che gli altri vogliono sentirsi dire e non quello che tu pensi veramente”, commenta Bella. Ma qual è la verità di queste votazioni? “Togliere la regola dei due mandati serve solo esclusivamente al tornaconto personale di chi vuole il politico a vita”, risponde.
È tuttavia probabile che il quorum della maggioranza assoluta degli iscritti (gli aventi diritto al voto sono 89mila 408) possa essere raggiunto. E che dunque il garante venga eliminato. Anche l’ex ministro Danilo Toninelli sembra pessimista. “Faranno di tutto. Hanno anche chiesto in giro numeri di parenti e amici. Ma in ogni caso hanno già perso, perché non è normale cancellare i due mandati e pensare di tenersi il simbolo. Quella regola è la ragione fondativa dei Cinque Stelle”, dice Toninelli.
Un po’ paradossalmente nella campagna elettorale del Movimento hanno un ruolo anche i “banchieri”. Mario Draghi è l’obiettivo polemico preferito e i due fronti – gli astensionisti grillini e i provoto contiani, si rinfacciano la scelta di sostenerne il governo manco fosse Belzebù. Con un video il deputato Riccardo Ricciardi ha accusato Grillo di aver deciso l’adesione all’esecutivo della larga maggioranza. I sostenitori di Grillo gli replicano con il video in cui lo stesso Ricciardi, in aula a Montecitorio, spiegava che avrebbe votato la fiducia al governo solo perché lo chiedeva Conte. “Conte, i parlamentari e la maggioranza degli iscritti erano d’accordo per votare la fiducia al governo Draghi- ricorda Marco Bella, che all’epoca era in parlamento – il motivo vero per togliere di mezzo Beppe è esclusivamente che ricorda ai poltronari il rispetto delle promesse fatte ai cittadini”.
Nella polemica finisce anche Franco Bernabè, che all’epoca in cui era amministratore delegato di Tim lavorò con Gianroberto Casaleggio. A Omnibus su La7, Bernabè ha sostenuto che “la regola per cui la politica non può essere una professione ma deve riguardare tutti i cittadini è l’elemento fondativo dei Cinque Stelle”. Parole che mandano in estasi Danilo Toninelli. “Bernabè parla con autonomia e cognizione di causa”, dice a chi lo segue sui social. Incauto: “Ma come Bernabè? E’ un banchiere!”, gli scrivono. Chi di banchiere ferisce, di banchiere….
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