Ecco le Frattocchie di Fratelli d'Italia
Il partito di Meloni sta preparando il lancio della sua scuola politica.
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Coordina Fabio RampelliIl vicepresidente della Camera, che recupera l’antica lezione del Pci che a 20 chilometri da Roma ospitava la sua celebre scuola per dirigenti. Nella tradizione di Colle Oppio, si studieranno anche autori di sinistra.
Esattamente come le Frattocchie del Pci, con una base romana e ramificazioni in molte regioni. E tra gli insegnamenti, appunti di materialismo dialettico: da Karl Marx a Antonio Gramsci. Accanto ai classici del pensiero di destra, beninteso. Fabio Rampelli rompe gli schemi della destra trinariciuta. Il vicepresidente della Camera – protagonista della destra sociale a Roma, anche quando per la destra i tempi erano bui, ma bui davvero – annuncia l’avvio di una scuola di formazione del partito. L’impianto è quello della scuola avviata da Togliatti negli anni ‘50 per formare i quadri del partito Comunista.
La caposegretaria di via della Scrofa Arianna Meloni, in un’intervista al Foglio, ha spiegato che l’intento è proprio quello: formare una nuova classe dirigente. Fabio Rampelli sarà il responsabile nazionale. “Non sarà rivolta soltanto ai dirigenti avrà più sessioni. Una sessione ad esempio sarà per gli amministratori quindi avrà anche degli erudimenti di tipo amministrativo e di diritto costituzionale. Poi ci sarà una parte invece che varrà per tutti; quindi, sia per militanti semplici che per dirigenti che si stanno formando, e avrà sia un profilo di carattere culturale e un profilo di carattere politico”, spiega a La Presse.
La sede nazionale non è stata ancora definita. L’avvio è previsto per ottobre. Ci sarà una piattaforma online attraverso la quale erogare i corsi. Le lezioni in presenza saranno ospitate nelle principali città. Il progetto è maturato negli scorsi mesi. Rampelli ha passato in rassegna le iniziative spontanee sul territorio. Ed ha preso spunto proprio dal modello inaugurato da Togliatti a venti chilometri da Roma, sull’Appia, nel parco dove tra aiuole e palme giaceva la scultura ‘Al partigiano caduto’ di Marino Mazzacurati. Per la scuola di Fdi non ci saranno statue di resistenti. Nè il grande Guttuso (la Battaglia di Ponte dell’Ammiraglio) che troneggiava nell’aula magna ai tempi di Togliatti. All’Istituto di studi comunisti, attivo dal 1955 al 1993, denominato in origine Scuola centrale quadri Andreij Zdanov, del resto, la disciplina era ferrea. Gli allievi si alzavano alle 7, le lezioni iniziavano alle 7 e 55 e si finiva di studiare alle 19. Un rigore impensabile ai nostri giorni.
Ma l’impianto degli insegnamenti sarà simile, finalizzato cioè, oggi come allora, a formare non solo sulla teoria politica, a partire dall’economia e dal diritto costituzionale, ma anche sulla pratica della politica, fatta di delibere e proposte di legge, emendamenti, interrogazioni. Gli allievi conosceranno anche il pensiero della tradizioni politiche più distanti da quelle di destra, secondo un approccio già in voga a Colle Oppio, la sezione in cui si è formata gran parte della classe dirigente di Fdi. “Leggevamo Nietzsche e Tolkien, ma studiavamo anche Gramsci e Marcuse”, ricorda Rampelli gli anni della ‘caverna’, com’era chiamata la sezione, ricavata da un rudere restaurato sul colle di fronte al Colosseo, primo ritrovo politico degli esuli istriani. Da Colle Oppio alle Frattocchie di destra, il vicepresidente della Camera vuole prendere il meglio delle tradizioni politiche e, anche se in Fdi non lo dicono, contribuire a correggere gli equivoci che una parte minoritaria dei giovani militanti può ancora nutrire. Alle lezioni non ci saranno solo esponenti di destra, ma saranno invitati anche rappresentanti della sinistra, secondo una linea del disgelo che anche Giorgia Meloni condivide. Accompagnata dall’ex tesoriere dei Ds Ugo Sposetti, la premier a febbraio visitò la mostra su Enrico Berlinguer al Mattatoio. Rampelli è oggettivamente più avanti. È tra i pochi esponenti di Fdi ad essersi dichiarato antifascista. “Ma aspetto ancora – dice – che a sinistra si dichiarino anticomunisti”.
Di Alfonso Raimo su Huffpost.
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