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Giorgia, la fortuna potrebbe non bastarti

Anche in politica la fortuna riveste un ruolo importante, soprattutto quanto alla scelta dei collaboratori ed al livello degli avversari.

Giorgia, la fortuna potrebbe non bastarti

È noto come Napoleone, da imperatore, attribuisse molta importanza alla fortuna tanto da chiedere, quando gli veniva presentato un generale, se fosse oltre che bravo anche fortunato.

Anche ad El Alamein, sul cippo che ricorda quella straordinaria battaglia combattuta in condizioni di inferiorità quanto a uomini e mezzi contro l’8^ Armata britannica, è scritto che “mancò la fortuna non il valore”.

Anche in politica la fortuna riveste un ruolo importante, soprattutto quanto alla scelta dei collaboratori ed al livello degli avversari. Questi ultimi, in ragione della variegata composizione del “campo largo” o “larghetto” che, in momenti diversi, hanno presentato la sinistra agli elettori, molto si è avvantaggiata Giorgia Meloni. “La debolezza delle opposizioni – ha detto Massimo Cacciari – non è il loro essere disuniti ma il fatto che nessuno di loro abbia un programma. Sono divisi, sì, ma sul nulla. Pensare che per arginare la destra bastino l’antifascismo e “Bella ciao” è patetico. Giova, in particolare, alla leader di Fratelli d’Italia e della maggioranza l’assenza nelle sinistre di valori condivisi e l’assoluta incapacità di riferimenti alla storia e alla identità della Nazione alla quale dimostra di non credere. Alla ricerca di ogni possibile voto utile, la sinistra si tinge dei colori più diversi mettendo insieme sensibilità assolutamente incompatibili, come dimostra la difficoltà della convivenza dei cattolici, anche di quelli di sinistra, in un contesto che, correndo dietro alle istanze variamente denominate da lettere che non mi sono state mai chiare, raccoglie persone, certamente rispettabili, ma assolutamente incompatibili con il pensiero dei cattolici, come dimostra l’aggressione a Papa Francesco, reo di avere detto una cosa evidente, l’incompatibilità degli omosessuali nelle istituzioni religiose, a partire dai seminari. Naturalmente la sinistra ha anche altri handicap, la natura fortemente illiberale, la negazione dei confini degli stati, la difesa dell’immigrazione incontrollata.

Fortunata, dunque, Giorgia Meloni, ma fino a quando? È certo arduo pensare che le variegate schiere della sinistra dalle diverse anime possano trovare una unità, un idem sentire sui valori sociali civili e spirituali condivisi da buona parte degli italiani. Occorrerebbe un leader carismatico e solido come in passato ha avuto il Partito Comunista Italiano che ha concorso alla stesura della Costituzione condividendo princìpi fondamentali di matrice cattolica e liberale.

È possibile ma non è semplice. La sinistra è stata sempre squassata da scissioni che l’hanno sistematicamente indebolita. Le ragioni della storia, peraltro, non debbono tranquillizzare Giorgia Meloni, anche perché all’interno della sua maggioranza vivono differenti sensibilità e ideologie.

L’impostazione localistica che caratterizza la Lega, infatti, è lontana dalla visione sociale di FdI, come lo spirito liberale di Forza Italia che, nonostante il costante riferimento ad alcune idee di Berlusconi, in particolare sulla giustizia, è comunque un partito di ispirazione moderata che potrebbe attrarre voti da quel vasto mondo, che definiamo centrista, che periodicamente richiama la Democrazia Cristiana e l’esigenza di ricostituire un partito dei cattolici.

La presenza, alla guida di Forza Italia, di Antonio Tajani, moderato, liberale uomo di cultura, con una vasta esperienza europea che lo rafforza nelle decisioni interne e gli dà visibilità internazionale, costituisce un ausilio per un verso e per altri versi un pericolo per la Meloni e Fratelli d’Italia che non riescono a scrollarsi di dosso quel residuo di post-fascismo che gli viene sistematicamente rimproverato e che, per altro verso, costituisce lo zoccolo duro del partito, che sia Giorgio Almirante che Gianfranco Fini aprirono all’apporto di idee e personalità del mondo cattolico e liberale, come Learco Saporito e Domenico Fisichella. È la strada che avrebbe dovuto intraprendere Giorgia Meloni che appare sempre più prigioniera del vecchio mondo missino nell’ambito del quale è cresciuta e che sarebbe il caso di rinnovare a fondo.

La giovane Presidente del Consiglio dovrebbe riservare maggiore fiducia ad ambienti che l’hanno votata, che l’apprezzano anche e soprattutto se non provenienti dal vecchio Movimento Sociale Italiano. Così il suo innegabile valore potrebbe rafforzare quella fortuna della quale si avvalsa nelle elezioni del 2022 e che, come sempre accade, può mutare nel corso del tempo. Anche perché, pur non costituendo per lei un pericolo immediato, è indubbiamente necessario che non sottovaluti la capacità di Elly Schlein che se ha la palla al piede dei movimenti omosessuali et similia ha comunque una sua capacità di dialogare e di coinvolgere, dimostrata nelle elezioni europee con un risultato che nessuno, alla vigilia, immaginava.

Una cosa dicono e pensano i miei amici che credono in Giorgia Meloni; che io non debba scrivere “Un’occasione mancata 2” e che non si debba scrivere sul portone di Palazzo Chigi “ebbe fortuna, ma mancò il valore”.

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