Lavoratori precari e precaria sinistra
A Elly Schlein che se la prende col lavoro precario (che contribuisce alle morti) va ricordata la storia del suo partito, da Treu in poi.
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Dice dopo i morti di Palermo la segretaria del Pd Elly Schlein: “Siamo una Repubblica democratica fondata sul lavoro, non sul precariato o sullo sfruttamento”. E fa bene a ricordarcelo e a ricordarselo. Forse però potrebbe anche ricordarsi che il precariato, di cui lo sfruttamento è corollario, venne introdotto in Italia nel 1997 dal primo governo di centro-sinistra guidato da Romano Prodi, con il cosiddetto “pacchetto Treu”, dal nome dell’allora ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale Tiziano Treu.
L’obiettivo dichiarato del “pacchetto Treu” era combattere la disoccupazione. Solo che per farlo si decise di abrogare alcune norme che fino a quel momento avevano tutelato i lavoratori, permettendo l’introduzione sul mercato del lavoro di contratti “interinali”, come per esempio il contratto di collaborazione coordinata e continuativa e il contratto a progetto. Era il via libera al lavoro temporaneo, fin lì vietato in Italia dalla legge 23 ottobre 1960 n. 1369.
isognava favorire la famosa flessibilità, assurta a nuovo mantra e spacciata come grande passo in avanti per coloro i quali non avrebbero più passato come i loro padri l’intera esistenza in un’unica azienda, per così dire incatenati alla linea di montaggio. Peccato però che, in cambio, quella flessibilità così allegramente abbracciata da una sinistra che guardava come modello al New Labour di Tony Blair abbia prodotto quello che sappiamo, ovvero intere generazioni di giovani senza tutele e senza futuro, costrette a entrare nel mondo del lavoro per mezzo di tirocini gratuiti e non di rado a fare due o tre lavori per mettere assieme la parvenza di un salario minimo. Unica alternativa, l’espatrio, che non a caso è largamente praticato.
Comunque: ora la Repubblica fondata sul lavoro dovrà fare i conti con l’avvento dell’Intelligenza Artificiale. Nielsen Media Italy ha da poco annunciato 60 licenziamenti tra i lavoratori dell’Auditel, scesi in sciopero a causa di “delocalizzazioni e mansioni appaltate all’Intelligenza Artificiale”. Si tratta della terza procedura di licenziamento collettivo in poco più di un anno, che come riportato da Repubblica ha visto interi comparti produttivi “smantellati e delocalizzati in India, Messico, Polonia e Albania”. Ma come usava dire un tempo, ce n’est qu’un debut. Intanto, i morti sul lavoro continuano appunto ad aumentare, e molto spesso sono figli di quella famosa flessibilità tanto incensata. Lo scriveva già la sociologa Grazia Moffa nel suo La resistibile ascesa del lavoro flessibile. Incidenti e morti sul lavoro, pubblicato da Futura nell’ormai lontano 2012.
Di Giuseppe Culicchia per Huffpost
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