Anno: XXVI - Numero 72    
Venerdì 10 Aprile 2025 ore 14:40
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Lo “zero per zero” di Giorgia Meloni

La premier pontiere tra Trump e l’Ue.

Lo “zero per zero” di Giorgia Meloni

I dazi sono una medicina amara, come li ha definiti il presidente Donald Trump, ma con questa medicina il paziente potrebbe guarire? Se lo chiede il mondo intero, ce lo chiediamo noi, soprattutto alla vigilia dell’entrata in vigore della prima lista europea dei prodotti bersaglio delle contromisure.

La data in cui le nuove tariffe europee diventeranno effettive è il 15 aprile, due giorni dopo, il 17, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni si recherà in visita a Washington, ed è difficile non vedere in questo appuntamento un tornante decisivo nel tortuoso negoziato tra Usa ed Europa. Che Trump punti sul negoziato lo conferma il linguaggio colorito con cui si vanta di essere inseguito dai leader di oltre settanta paesi che “muoiono dalla voglia” di accordarsi con lui.

I dazi come una medicina, un paragone che funziona e potrebbe avere effetti positivi se l’obiettivo trumpiano di ripianare la bilancia commerciale Usa consentirà di abbattere le barriere commerciali che esistono nel mondo (e che hanno oggettivamente penalizzato l’export americano).

In altre parole, se la guerra dei dazi innescata da Trump servisse a scuotere il mondo con molteplici negoziati tesi a raggiungere un unico obiettivo, zero dazi e zero barriere, per promuovere il libero scambio, potremmo dire che ne è valsa la pena. Il tonfo delle Borse, la preoccupazione nelle categorie produttive e  industriali, il crollo delle Big Tech, la perdita di capitalizzazione apparirebbero come il prezzo da pagare per costruire un mondo più prospero e pacifico. A patto però che i dazi siano una misura di carattere temporaneo, appunto la “pistola sul tavolo” per trattare e siglare il deal.

Il motto con cui Meloni si prepara all’appuntamento di Washington è “zero per zero”, lo stesso  condiviso dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. L’Europa adesso reagisce con un set di contromisure ma nessuno vuole l’escalation, anzi dazi e contro-dazi, in questa fase, sono parte del processo negoziale.

Non è un mistero che Meloni si muova come vero pontiere tra le due sponde dell’Atlantico, facendo leva sul suo rapporto speciale con Trump al quale la lega un’amicizia fondata sulla stima reciproca e sulla comune appartenenza alla famiglia politica dei conservatori.

Lo ha riconosciuto anche Politico che, nell’edizione europea, ha così commentato la notizia del viaggio della premier italiana: “Considerati i suoi rapporti amichevoli con il presidente e con diverse figure della sua amministrazione, l’Europa difficilmente avrebbe potuto scegliere un’emissaria migliore”. Trump non ha mai incontrato von der Leyen perché non riconosce l’Europa come un soggetto politico coeso né un interlocutore credibile.

Intanto i governi nazionali si muovono. La Germania, dopo aver modificato la Costituzione per fare debito, ha varato un piano da 500 miliardi in dodici anni. La Spagna ha stanziato 14 miliardi come scudo anti dazi. L’Italia intende mobilitare risorse fino a 25 miliardi attraverso la rimodulazione di una parte delle risorse del Pnrr (in particolare, i fondi Transizione 5.0 rimasti inutilizzati) e dei fondi coesione, per sostenere l’occupazione e aumentare l’efficienza della produttività.

Con questo nuovo attivismo delle finanze pubbliche, la revisione del Patto di stabilità sembra un’opzione non rinviabile, il governo italiano lo ha detto a chiare lettere ma in Europa è ancora un tabù. Sarebbe invece auspicabile che il terremoto, innescato da Trump, fosse per Bruxelles l’occasione per ripensare la costruzione europea mettendo anche in discussione, per esempio, i “dazi che l’Europa si è autoimposta”, come ha scandito la premier Meloni.

Le norme europee su ambiente, digitale, fisco, antitrust, proprietà intellettuale, anticorruzione sono considerate dall’amministrazione Usa alla stregua di barriere non commerciali che continuano a penalizzare ingiustamente aziende americane. Anche di questo discuteranno Trump e Meloni il 17 aprile, per convincere il tycoon serviranno proposte serie e tangibili. Zero per zero.

Fortune Italia

 

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