Lotte intestine a destra.
L'associazione cattolica e antiabortista, molto vicina a FdI, lancia una petizione contro la nomina del vicecapo di gabinetto. Il ministro non ci sta: "Spano è bravo, non importa cosa faccia nella vita privata. Non mi confronto con chi ha pregiudizi fondati su fanatismi religiosi".
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La petizione lanciata da Pro Vita & Famiglia per chiedere al neo-Ministro della Cultura Alessandro Giuli di revocare immediatamente la nomina a vice-capo di gabinetto di Francesco Spano, ha tutte le caratteristiche di una lotta intestina nel grande alveo della destra italiana. L’associazione cattolica e antiabortista, che promuove i valori della famiglia tradizionale e il diritto alla vita dal concepimento alla morte dell’individuo (e proprio per questo vicinissima alle politiche di Governo), prende posizione contro le decisioni e le nomine del ministro. In particolare, come scrive Antonio Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia onlus, si definisce “politicamente grave” il ruolo attribuito dal ministro Giuli a Francesco Spano, finito nel 2017 al centro di un polverone a seguito di un servizio andato in onda alle Iene che gli costò le dimissioni da direttore dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, l’Unar, un organismo che fa capo alla presidenza del Consiglio, la cui referente a quell’epoca era Maria Elena Boschi, sottosegretario.
La petizione lanciata da Pro Vita & Famiglia per chiedere al neo-Ministro della Cultura Alessandro Giuli di revocare immediatamente la nomina a vice-capo di gabinetto di Francesco Spano, ha tutte le caratteristiche di una lotta intestina nel grande alveo della destra italiana. L’associazione cattolica e antiabortista, che promuove i valori della famiglia tradizionale e il diritto alla vita dal concepimento alla morte dell’individuo (e proprio per questo vicinissima alle politiche di Governo), prende posizione contro le decisioni e le nomine del ministro. In particolare, come scrive Antonio Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia onlus, si definisce “politicamente grave” il ruolo attribuito dal ministro Giuli a Francesco Spano, finito nel 2017 al centro di un polverone a seguito di un servizio andato in onda alle Iene che gli costò le dimissioni da direttore dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, l’Unar, un organismo che fa capo alla presidenza del Consiglio, la cui referente a quell’epoca era Maria Elena Boschi, settegretario.
Il servizio della trasmissione di Italia Uno rivelò che l’Unar aveva finanziato una organizzazione chiamata Anddos, Associazione Nazionale contro le discriminazioni da orientamento sessuale di cui lo stesso Francesco Spano deteneva la tessera. Ma soprattutto la trasmissione rivelò che in alcuni circoli associati ci sarebbero stati anche giri di prostituzione. Una vicenda che provocò una dura reazione delle opposizioni. La stessa Giorgia Meloni presentò “un’interrogazione urgente al Governo per chiedere la chiusura immediata dell’Unar e le dimissioni del suo direttore Spano”. “Se fossero confermate le notizie di stampa in proposito sarebbe un fatto di una gravità assoluta oltre che di rilevanza penale. Vogliamo le dimissioni di chi è alla guida dell’Unar e la netta presa di distanza del Presidente del Consiglio”, tuonò Gasparri. Tanto bastò per far dimettere Spano: “Ho deciso di rimettere il mio mandato – spiegò – non perché ritenga di avere responsabilità, perché rivendico la piena correttezza del mio operato in questo anno, ma per rispetto al ruolo affidato all’ufficio che fino ad oggi ho avuto l’onore di guidare”.
In seguito, la Corte dei Conti, dal punto di vista dei finanziamenti pubblici, non rilevò l’illecito. Malgrado ciò, l’onta sulla testa di Spano fatica a togliersi per una parte vicina alla maggioranza di Governo. “Riteniamo la nomina politicamente molto più grave e imbarazzante del caso ‘Boccia’ che ha costretto alle dimissioni il Ministro Sangiuliano. Se in quel caso si trattava di fatti privati, qui siamo di fronte alla deliberata promozione, da parte di un Ministro di centrodestra, di un funzionario espressione di una visione e cultura politica che dovrebbe essere distante anni luce da quella del Governo attuale”, scrive ancora il Presidente di Pro Vita & Famiglia nella petizione. “Sconcerta pensare che il centrodestra abbia bisogno di pescare la propria classe dirigente nel campo avverso, per di più proprio in ambito culturale, già storicamente colonizzato da ideologhi di sinistra”, conclude Brandi. “Abbiamo di meglio di uno cacciato dalla Boschi (su richiesta della Meloni) per esser socio di un club Lgbt finanziato dall’Unaar che presiedeva. Niente inferiorità culturale please”, ha scritto su X l’ex parlamentare leghista Simone Pillon.
Il ministro della Cultura Giuli, interpellato da La Verità, risponde alle critiche e difende la bontà della sua scelta: “Prendo le brave persone che hanno dimostrato dedizione e lealtà lavorando con me, quelle in cui ho fiducia. Spano ha lavorato con me al Maxxi. Dopo un periodo di prova di un anno visto che le cose hanno funzionato magnificamente era stato riconfermato e sarebbe rimasto con me fino alla fine dell’incarico. Ha grandi qualità tecniche. E’ un cattolico progressista, tutto quello che fa nella sua vita privata riguarda lui”. Poi specifica: “Per quanto riguarda possibili reati, la vicenda si è risolta in suo favore. Dunque ribadisco la mia totale fiducia in lui e il mio totale disinteresse verso ogni ricostruzione tendenziosa”. Inoltre chiarisce di aver “sempre agito guidato dal concetto che è la maestà delle istituzioni che conta e la bontà delle persone che le servono. Io rappresento una istituzione pubblica. Non mi interessa il confronto con chi ha pregiudizi fondati su fanatismi religiosi”.
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