M5s è morto, viva M5s. Davanti alla salma Grillo e Conte s'accapigliano per il simbolo
Il Garante celebra il funerale del Movimento con tanto di carro funebre. E annuncia: se perde anche il secondo voto, nascerà qualcosa di nuovo ma col marchio storico.
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“Io sono già morto. Ma voi non siete niente”. Probabilmente la scissione tra contiani e grillini non ci sarà. Anche se Beppe Grillo la evoca, per ora ci credono in pochi. Quel che è certo, invece, è che la battaglia si sposta sul simbolo, sul brand. “Meglio che finisca in una teca”, dice Grillo che punta al logoramento dei M5s. Ed è questo che preoccupa i contiani. “Questa comunità non si fa calpestare da nessuno”, replica Conte.
Non si può dire che la scissione annunciata da un carro funebre sia una brillante strategia motivazionale. Ma ha il pregio di mettere in chiaro che stavolta la rottura è senza ritorno: ci sarà un partito di Giuseppe Conte e Beppe Grillo, se non riuscirà a farne uno suo, in ogni caso lavorerà per picconare quell’altro. Quale dei due conserverà i galloni dei Cinque Stelle sarà affidato a una contesa politico-giudiziaria.
Nel giardino di Grillo risuona l’inno alla gioia di Beethoven – per inciso, è l’inno europeo – mentre lui si accommiata con le brutte dai suoi ex ragazzi. Il fondatore riconosce la probabile vittoria di Oz – nel voto bis della Costituente dal 5 all’8 dicembre – ma rilancia. “Andate a votare o andate per funghi, non mi offendo. Io ho perso, lo so”, dice, ma ci sarà un “altro decorso meraviglioso” frutto di “un’idea” che svelerà poi. Ma il passo definitivo è compiuto: “Noi siamo quelli che aspettavamo di essere. Che ci siate voi o no”.
Un tempo Grillo si sentiva il creatore di Giuseppe Conte. Quando, dal palco della vittoria elettorale nel 2018, diceva: “Conte era un cazzo di professorino che faceva l’esegesi del diritto romano e dopo 4 mesi è qua che grida ‘cambiamo il mondo’”. Sei anni dopo Conte non è più il professorino. E’ il mago di Oz, l’illusionista, il ventriloquo che a furia di trucchi gli ha sfilato il M5s. Ma Grillo venderà cara la pelle.
“Se Conte non raggiungerà il quorum se ne dovrà andare”, è il messaggio sottintesto. Che arricchisce con una mezza citazione di Fabrizio De Andrè, suo testimone di nozze: “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”, che nella versione grillina diventa “il Movimento è morto, e stramorto – mentre lo dice tocca ferro – però è compostabile, l’humus che c’è dentro non è morto”. Il resto è un lungo atto di accusa che termina però con l’annuncio della cosa nuova grillina, visto e considerato che gli sarà difficile convincere Conte ad andarsene. Lui ci prova comunque: “Ha ragione quella eletta in Sardegna” – sarebbe Alessandra Todde – che “ha detto ‘me ne frego di Grillo’. Facciamo un altro simbolo, andiamo avanti. Bene, coraggio, fatevi un altro simbolo, andate avanti e fate le vostre cose”, dice. Perché quello di Conte è “il solito partitino progressista con giochetti che non faceva neanche la Dc vent’anni fa. Del tipo: Io ti appoggio il candidato Pd alle Regionali in Liguria e in Emilia e tu mi appoggi il ‘c’aggiafa’ con l’autobus in Campania…”. Il caggiafa’ con l’autobus sarebbe Roberto Fico, il contiano più grillino, quello che lo andava a trovare a Marina di Bibbona. Neppure lui regge alla furia del fondatore. “Hanno trasformato questo partitino in niente. Non c’è più niente, però vedere questo simbolo rappresentato da queste persone mi dà un senso di disagio”.
E’ la trama del film che verrà: qualsiasi cosa faccia Conte, ci sarà Grillo a dire che è un tradimento del vero M5s. Quanto peserà sul piano elettorale?
A Campo Marzio sulle prime non si scompongono più di tanto. Era una reprimenda attesa, che sfrondata all’essenziale si traduce nella previsione di quattro mosse: Grillo tenterà di dissuadere gli iscritti dal voto che inizierà dopodomani fino a domenica. Annuncia una battaglia legale sul simbolo. Intanto sconfessa il Movimento di Conte e prepara una sua creatura. “Lui dice di essere ottimista, ma a me è parso molto preoccupato. Grillo mette le mani avanti prima della sconfitta. Per noi in ogni caso vale il percorso tracciato: votano gli iscritti. Decidono loro”, è la reazione di Giuseppe Conte, quando ha finito di vedere i 9 minuti di video.
Più tardi rincara: “Questa comunità orgogliosa non si lascia calpestare da nessuno. Noi non vogliamo andar per funghi, da venerdì a domenica si tornerà a votare. Rivoteremo tutti insieme perché ci sono tante nuove battaglie da portare avanti. Quelle che voi alla base avete votato e selezionato, saranno gli obiettivi strategici che realizzeremo tutti insieme. Torniamo a votare perché da lunedì si volta pagina”.
Nelle chat di partito, tuttavia, trapela la preoccupazione dei contiani per l’effetto che a lungo termine farà sulla base e sugli elettori la scomunica del fondatore. Il video suscita indignazione per alcune “falsità clamorose che contiene”, spiegano fonti M5s. Grillo dice di essere stato snobbato, di aver ricevuto un ufficio nella sede nazionale di Campo Marzio “ma non c’era mai nessuno”. Da Campo Marzio precisano: “Ci è venuto una sola volta e ha fatto una riunione con 60 parlamentari. Semmai lui quando veniva a Roma non veniva al partito, se ne andava all’Hotel Forum, e lì riceveva chi voleva. Primo tra tutti il tesoriere, per assicurarsi che i 300mila euro fossero assicurati”.
Ma la strategia della vittima in politica paga. E Grillo si è calato perfettamente nel ruolo. Conte, che a sera riunirà l’assemblea dei deputati e dei senatori, manda in avanscoperta lo stato maggiore del Movimento con un’operazione comunicativa studiata per smontare la narrazione grillina con il duplice effetto di allontanare sempre di più il fondatore e colpirlo nella credibilità. E’ il segno che il M5s teme gli effetti della propaganda di Grillo.
Così Gianluca Perilli, l’uomo che ha organizzato l’assemblea costituente, si incarica di ricordare che “le proposte di Grillo sono sempre state recepite e inserite nei nostri programmi e presentate in Parlamento”: la sfiducia costruttiva è andata in un emendamento al premierato. La legge sul voto ai 16enni nel programma delle politiche, lo stesso vale per la norma sui cambi di casacca. Tutte proposte by Grillo tradotte in proposte di legge.
Vittoria Baldino ricorda che il simbolo non si tocca – “siamo noi il Movimento Cinque Stelle” – e se c’è un democristiano, quello è Grillo. Riccardo Ricciardi, infine, ricostruisce la volta in cui con Grillo andarono a fare le consultazioni da Mario Draghi: “Per tutto il tempo chiamò il capogruppo al Senato Licheri con il nome di Sergio Costa. Questo la dice lunga su quanto ci conoscesse”. Al termine del colloquio, Grillo porta il M5s ad appoggiare il governo Draghi: “Ma i ministri Giovannini e Cingolani non erano in quota M5s. Erano in quota Grillo”.
La ricostruzione di Ricciardi rivela circostanze fin qui sottaciute e sembra fatta apposta per tagliare ogni filo di ricucitura con il fondatore. Il vicepresidente del M5s ricorda quando a febbraio “il M5s grazie a Conte impedisce a Draghi di andare al Quirinale”, dopo di che, spiega, da parte del governo iniziò “una rappresaglia” contro il Movimento, con proposte come il termovalorizzatore a Roma, per cui “noi non potevamo più rimanere al governo”. Ricciardi ricorda: “Eravamo a maggio del 2022 e Grillo chiese un incontro con tutti i parlamentari nel quale disse, testuali parole, ‘ma non possiamo mica far cadere un governo per un inceneritore…’. Questo era Beppe Grillo”.
Ricciardi ricorda poi “la telefonata tra Draghi e Grillo, con Draghi che chiedeva a Grillo di far fuori Di Maio, e si arriva alla scissione di Di Maio. Io – ricorda ancora – faccio un’intervista in cui dico che Di Maio non fa più parte della comunità. Ricevo una telefonata da Grillo che mi insulta e dice che dovevo stare zitto e non dire niente. Dopo 3 giorni, Di Maio fa una conferenza stampa e si porta via 70 parlamentari e fonda Impegno civico. Questo è stato il contributo di Beppe Grillo dal 2019 ad oggi”.
In sintesi con Grillo è storia chiusa. Nei gruppi parlamentari praticamente nessuno si dichiara disposto a seguire il fondatore. Ma in tanti seguono un’indicazione che è venuta nei giorni scorsi da Chiara Appendino: “Votiamo il più velocemente possibile per metterci alle spalle questa fase e rilanciare il Movimento”.
L’ipotesi di un nuovo partito di marca grillina – semmai – potrebbe alimentarsi fuori dal Palazzo. Ma anche lì non è detto che l’impresa sia facile. I Figli delle stelle vogliono vederci chiaro. “Beppe è una mente geniale, sorprende sempre con i suoi colpi di scena”, dice Alessia De Carol, del gruppo giovani M5s, tra i fondatori dell’associazione nata il giorno dell’assemblea costituente e come tale candidata ad essere uno dei poli del nuovo Movimento. Sono i ragazzi che hanno interrotto Conte all’assemblea costituente. Sulla maglia avevano i volti di Grillo e Casaleggio. “Sicuramente non ci aspettavamo che avrebbe parlato di un nuovo percorso; noi speriamo ancora che il Movimento 5 Stelle si possa salvare con il ‘non voto’ dal 5 all’8, mantenendo saldi i valori del Movimento e quindi il Garante. Dopo la consultazione, la nostra associazione si riunirà e capiremo cosa fare”.
Se ci sarà un movimento di Grillo dopo i Cinque Stelle è probabile che tenga dentro questi ragazzi insieme ad ex parlamentari come Marco Bella, Danilo Toninelli, Nicola Morra, Paolo Bernini, all’ex sindaco di Bagheria Patrizio Cinque. Gli ex premono perché Grillo rompa gli indugi. Virginia Raggi, invece, non si espone. Alessandro Di Battista vuole starne fuori.
Toninelli preme sull’acceleratore, Ma anche lui non crede nel nuovo movimento. “Hanno già perso. Beppe si riprenderà il Movimento, ma non ha bisogno di un altro partito”, è sicuro Toninelli. Per l’ex ministro i contiani “raggiungeranno il quorum. Se la stanno cagando sotto, ma hanno cancellato 100mila iscritti. Di cosa hanno paura? In ogni caso Beppe toglierà il simbolo all’associazione di Conte e si pulirà il culo con la manleva che è totalmente illegittima e incostituzionale”.
Una spiegazione: accanto all’incarico di consulenza per la comunicazione, quello da 300mila euro, tra il M5s e Grillo è stato stipulato un altro contratto che prevede l’impegno da parte del comico genovese a non contestare l’uso del simbolo e del nome, né la loro modifica, in cambio della copertura giuridica su eventuali cause che possano derivargli. Grillo, poi, si impegna anche “a non prestare collaborazione funzionale e/o strutturale ad altre associazioni che hanno quale finalità quella di svolgere attività in contrapposizione e/o concorrenziale” con il Movimento. Finchè c’è il contratto, la manleva, Grillo non potrà fare nessuna scissione. E’ tuttavia intenzionato ad impugnarlo perché il punto 6 del documento recita: “Il presente contratto è senza termine di durata” e si risolverà solo con lo scioglimento dell’Associazione Movimento 5 Stelle con sede in Roma alla Via di Campo Marzio n. 46.
Spiegano i legali: la clausola della durata senza limite, può essere impugnata per “eccessiva onerosità sopravvenuta”. Tradotto: fino a quando Grillo andava d’amore e d’accordo con i M5s, poteva rispettare il contratto. Ma ora quella clausola appare troppo onerosa. Una volta liberato da quel fardello, Grillo potrà picconare ancora più vigorosamente il suo ex partito. A meno che Giuseppe Conte non gli offra un motivo per rinunciare. Ne è convinto Antonio Padellaro. “Siamo così convinti che Grillo voglia rinunciare al contratto da 300mila euro? E’ possibile che si trovi una soluzione condivisa, occhio agli avvocati che sono già al lavoro…”, dice il fondatore del Fatto Quotidiano a Un Giorno da Pecora. “Se Conte farà in modo di far sentire un po’ di calore, un po’ di affetto a Grillo, si andrà nella direzione giusta”. Lui piccona, ma è disponibile a valutare dimostrazioni d’affetto.
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