Maternità surrogata. Storia di un grande (o piccolo) imbroglio
La destra lo chiama reato universale sapendo che tale non è, e infatti la legge non ne parla. Anzi, lo chiama reato sapendo che nessuno sarà mai punibile. Il perché spiegato nel dettaglio. Resta una magnifica sceneggiata, probabilmente efficace.
Mi scrive uno dei più insigni giuristi italiani per mettermi al riparo da un rischio, escludere la capacità di finezza di un governo dall’indole grossolana. Lo fa a proposito di un mio articolo pubblicato qui e sulla Stampa venerdì 18 ottobre sulla maternità surrogata, sull’introduzione del reato universale e sulla sua apparente inapplicabilità. Per chi fosse all’oscuro degli ultimi avvenimenti: la scorsa settimana, dopo la Camera, il Senato ha approvato in via definitiva la dichiarazione di universalità del reato di maternità surrogata, già proibita in Italia e da ora proibita anche all’estero. Vietato, per esempio, andare in California, dove la maternità surrogata è consentita e regolamentata, e tornarsene in Italia con un figlio partorito da una donna estranea alla coppia. E io mi chiedevo, fra molti altri dubbi, come fosse possibile processare qualcuno per un reato commesso dove reato non è; come fosse possibile, se è reato universale, chiedere alla clinica californiana le carte che attestino il reato; come fosse possibile chiedere alla California gli elementi per condannare una coppia che la California ha aiutato secondo legge; come fosse possibile, a quel punto, chiedere di processare, o addirittura di estradare, i medici, gli infermieri, la gestante, chiunque abbia collaborato al crimine in una fantomatica associazione per delinquere.
di Mattia Feltri su Huffpost.
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