Anno: XXV - Numero 235    
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Meloni e il 'blu polizia' contro le 'camicie nere della sinistra disperata'

Le metafore cromatiche irrompono nelle polemica politica.

Meloni e il 'blu polizia' contro le 'camicie nere della sinistra disperata'

Dopo la manifestazione di Bologna, la premier si collega in video con la sala dell’hotel Savoia Regency, dove gli alleati tirano la volata alla candidata di centrodestra in Emilia-Romagna.

Le camicie nere evocate dal sindaco di Bologna sono la solita “carta di disperazione della sinistra” che quando non ha una “visione da raccontare” mette sul tavolo “l’avversario impresentabile”. Giorgia Meloni cita quindi le divise blu dei poliziotti a cui esprime la propria “totale” solidarietà. La premier ‘costretta’ a rimanere a Roma per il lungo incontro con i sindacati sulla Manovra si collega in video con la sala dell’hotel Savoia Regency, nella prima periferia del capoluogo emiliano, dove gli alleati del centrodestra – Tajani, Salvini e Lupi – si riuniscono per tirare la volata alla candidata Elena Ugolini in vista del voto in Emilia-Romagna. E accusa Matteo Lepore di un ‘doppio volto’. “Io – dice la presidente del Consiglio – diffido di chi in privato mi chiede cortesemente collaborazione e invece a favore di telecamera mi accusa di essere una picchiatrice fascista. Un po’ di coerenza sindaco, un po’ di coerenza…Non so a quali camicie nere si riferisca il sindaco di Bologna perché le uniche camicie che ho visto io – sottolinea Meloni – sono quelle blu dei poliziotti aggrediti dai centri sociali e dagli antagonisti amici della sinistra”. Pronta la replica del primo cittadino bolognese: la presidente del Consiglio “non scambi le richieste di collaborazione per l’alluvione con l’obbedienza al capo”, dice Lepore.

Fuori dall’hotel diversi blindati delle forze dell’ordine chiudono l’accesso su via del Pilastro. Nessun allarme per la mini e pacifica contestazione bipartisan di “Potere al Popolo” con tanto di manifesti (“Meloni, Salvini, Lepore, Piantedosi: fermiamo la filiera della repressione”). Dentro al quartier generale, un migliaio di persone sventolano le bandiere dei partiti del centrodestra.

Ad accogliere politici e militanti i volontari che nei banchetti allestiti per l’occasione raccolgono le firme per “chiedere al sindaco di Bologna di pagare i danni dell’alluvione” e per abolire la cosiddetta “Bologna Città 30”. C’è anche un simpatizzante di Trump con tanto di cappellino e la scritta “Make America Great Again” quasi ad intonarsi con la cravatta rigorosamente rossa ‘trumpiana’ che sfodera con orgoglio il leader della Lega, Matteo Salvini. Intanto, si alzano i toni dello scontro politico dopo gli scontri di sabato tra polizia e collettivi che protestavano per la presenza di Casapound nella città Medaglia d’oro per la Resistenza. Con il centrodestra a fare quadrato nel condannare “le azioni violente” degli antagonisti e il centrosinistra a criticare la Prefettura e il governo per aver concesso la piazza a CasaPound a pochi passi dalla stazione di Bologna che fu teatro della strage del 2 agosto commessa da militanti di estrema destra. Unanime la linea dei partiti di governo.

Per Meloni “il pericolo fascista, si sa, scatta più o meno insieme alla par condicio, arriva sempre insieme alle elezioni. Fortunatamente, diciamo dopo decenni, i cittadini che non sono stupidi hanno capito questo gioco e non funziona più”. A telecamere spente, Matteo Salvini, prima del comizio ha visitato “i dieci ragazzi del reparto assaltati da 300 criminali rossi”, rivela lo stesso leader della Lega che chiederà al Questore di Bologna e a Piantedosi un encomio per il reparto Mobile di Bologna: “le uniche camicie nere erano sotto le loro camicie rosse. E gli unici fascisti rimasti sono nei centri sociali”, rimarca il segretario leghista. Non usa mezzi termini neanche il segretario di FI: “Noi non abbiamo fatto nessuna manifestazione contro nessuno, non abbiamo affisso manifesti contro i rappresentanti della sinistra con le mani insanguinate sui volti. La differenza tra noi e loro è che loro sono violenti anche verbalmente noi non siamo violenti in alcun modo”, dice Antonio Tajani.

E al coro si unisce anche Maurizio Lupi con un appello a Lepore per “abbassare i toni” perché “non abbiamo bisogno di cattivi maestri”. A meno di una settimana dalle urne il centrodestra si mostra combattivo per la partita in Emilia Romagna nonostante la regione sia una storica roccaforte della sinistra. E la stoccata alla Schlein in quanto ex numero due di Bonaccini quando guidava la Regione arriva dalla premier: “Mi fa sorridere – dice Meloni – che chi governa da sempre questa Regione ora in campagna elettorale dica che bisogna occuparsi più del territorio, come se fossero dei passanti. Schlein, da vicepresidente dell’Emilia-Romagna, lanciò il patto contro il dissesto ma non ha concretizzato il piano, e ora non sapendo come giustificarsi scarica le responsabilità sul governo”. In vista dell’appuntamento di domenica e lunedì in molti – sottolinea ancora la leader di Fratelli d’Italia – dicono che il centrodestra, che Elena Ugolini, non abbiano possibilità di vincere in Emilia-Romagna. Guardate, la mia storia, la nostra storia, raccontano un’altra cosa. Raccontano che i pronostici possono essere stravolti. Lo abbiamo visto accadere molte volte. Dicevano anche che era impossibile che l’Italia avesse un governo di centrodestra che fosse guidato addirittura da una donna. E sappiamo com’è andata a finire”. Tajani sollecita l’alternanza “fa bene al popolo invece se comanda sempre uno solo è una dittatura democratica. È interesse dell’Emilia-Romagna fare capire che l’alternanza serve. Andiamo avanti perché possiamo vincere”. 

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