Nella "contro-manovra" di Schlein buoni propositi e poco altro
Riflessioni tante, alternative poche.
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Il convegno organizzato al Senato per parlare della prossima legge di bilancio era per il Pd l’occasione per presentare le sue controproposte alla manovra che il governo sta preparando in queste ore: molte critiche alla maggioranza, un elenco di priorità buono per tutte le stagioni e poco più.
Riflessioni tante, alternative poche. Il convegno organizzato al Senato per parlare della prossima legge di bilancio era per il Partito Democratico l’occasione per presentare le sue controproposte alla manovra che il governo di Giorgia Meloni sta preparando in queste ore. Al di là delle critiche, però, il principale partito di opposizione non ha spiegato in modo organico come affronterebbe questa missione se si trovasse al governo del Paese, preferendo affidare una serie di relazioni a esperti di area. Tra loro, l’ex presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, Giuseppe Pisauro, ha sintetizzato il piano economico del governo spiegando che “c’è solo l’indice, mentre il tema è ancora da svolgere”. Una critica facilmente rigirabile allo stesso Pd, che ha preferito andare all’attacco della maggioranza su tutti i punti all’ordine del giorno.
“Al tempo della destra esiste solo una sezione del bilancio: quella delle spese, mentre le entrate non si toccano”, ha sottolineato in apertura Francesco Boccia, presidente dei senatori dem. Un vizio comune a tutti i governi, a dire il vero, come ricordato dallo stesso professor Pisauro. Il convegno di casa Pd non ha fatto eccezione, seppur ribadendo fin dall’inizio alcuni principi chiave, a partire dalle politiche redistributive. “All’Italia piccola, chiusa e corporativa rappresentata da questa maggioranza c’è bisogno di contrapporre una visione in grado di mettere al centro il tema della redistribuzione della ricchezza, che oggi rischia di essere concentrata in alcuni luoghi molto chiusi che non fanno che aumentare le disuguaglianze nel nostro Paese”, ha spiegato la capogruppo dem alla Camera, Chiara Braga, prima di abbozzare a grandi linee le priorità del Pd: sanità pubblica, istruzione e ricerca, lavoro e salari, politiche industriali per accompagnare la conversione ecologica e digitale, diritti sociali e civili.
A scendere nei dettagli ci ha pensato Pisauro, esperto conoscitore dei conti pubblici italiani, per fare il punto sull’operato dell’esecutivo. “In base al Piano strutturale di bilancio presentato dal governo, l’Italia uscirebbe dalla procedura per disavanzo eccessivo tra il 2026 e il 2027, mentre nel 2029 ci ritroveremmo con lo stesso rapporto debito-Pil di dieci anni prima”, ha spiegato Pisauro. Ciò che rimane senza risposta, a suo avviso, è però il modo con cui il governo farà fronte a tutte le voci di spesa promesse in queste settimane. “La revisione del Pil da parte dell’Istat e l’andamento delle entrate più favorevole del previsto hanno creato un certo spazio fiscale al governo, che però sarà completamente occupato dal rinnovo delle misure in scadenza quest’anno e dai nuovi provvedimenti per finanziare la sanità pubblica e gli investimenti”. Al momento, la risposta su come saranno finanziati non potrebbe essere più generica: “L’unica cosa che c’è scritto è che saranno necessarie misure ulteriori in termini di minori spese o di maggiori entrate”, ha evidenziato Pisauro.
Ancora più negativo, per l’ex direttore dell’Upb, è il “gioco a somma zero nella concessione di trattamenti speciali” che è diventato negli anni il sistema tributario. “La pressione fiscale è ferma al 42% dal 2001, ma negli anni si sono prodotte storture. Penso alle distorsioni a favore del lavoro autonomo, ai disincentivi alla crescita dimensionale delle imprese con il forfettario previsto fino a 80.000 € di ricavi, al disincentivo alla capitalizzazione delle imprese più grandi con l’abolizione dell’Aci, ma anche alla maggior propensione ad evadere grazie al concordato fiscale con annesso condono retroattivo”, ha proseguito Pisauro. Secondo il professore la soluzione sarebbe quella di spostare il carico fiscale dai fattori produttivi alle rendite, ma il caso scoppiato sul tema casa negli ultimi giorni evidenzia l’imbarazzo del governo nell’affrontare interventi di questo tipo. “Qualcuno ha una rivalutazione della rendita catastale per chi ha usufruito del superbonus e la reazione immediata è stata ‘La casa non si tocca’. Quello che manca è la volontà politica”, ha concluso Pisauro.
Le critiche più aspre sono comunque arrivate dalla segretaria dem, Elly Schlein, intervenuta in conclusione dell’evento. “La politica economica del governo Meloni è sempre la stessa che ha fallito in questi ultimi decenni: deregulation totale sul lavoro, iniquità fiscale con un fisco sempre più corporativo, frammentato e distorto nei suoi effetti, finto sovranismo protezionistico mentre in realtà si svendono degli asset strategici del Paese”, ha attaccato Schlein, ricordando i casi Tim e Stellantis. Parole dure anche sull’assenza di una politica industriale ed energetica, ma soprattutto di sostegni ai più poveri. “La sinistra non deve avere timore di riappropriarsi di una parola fondamentale: redistribuzione”, ha ribadito la segretaria. I fondamentali sono chiari, quello che manca per il momento è tradurli in proposte.
Di Matteo Negri su Huffpost
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