Opposizioni in piazza.
L'una contro l'altra Fuga in avanti di Conte, che annuncia una manifestazione per la pace (e doveva essere sull’economia). Il Pd spiazzato, Verdi e Sinistra si arrabbiano. E rilanciano per far male ai Cinque stelle (e pure al Pd).
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Tocco e ritocco, per dirla con Totò. Se Giuseppe Conte sfida gli alleati sulla manifestazione di piazza, Sinistra e Verdi rispondono con il lancio della campagna referendaria. Qui sono Pd e M5s ad avere qualche problema sui quesiti per l’abrogazione del jobs act e su quello relativo alla cittadinanza.
Mentre il mondo si interroga sulle prospettive del conflitto russo-ucraino, il centrosinistra torna a dividersi. Gli (ex) alleati del campo largo si interrogano ancora sulla piattaforma della manifestazione che Giuseppe Conte ha annunciato dalle colonne della Stampa. Il tema della ‘pace’ sarà inevitabilmente al centro. “È stato un grave errore puntare sull’escalation militare e sulla logica bellicista, che Giorgia Meloni ha abbracciato anche per ragioni ideologiche”, ha detto il leader M5s. Ed ha aggiunto che promuoverà una manifestazione “contro un governo e una Commissione europea che mettono il cappio al collo a famiglie e imprese, mentre offrono champagne a banche e industrie delle armi”. E gli alleati? Conte sulle prime li liquida: “I nostri alleati sono i cittadini”, dice. Poi si dice disponibile a coinvolgerli.
Punta sull’orgoglio, Elly Schlein prova a inserirsi, circoscrivendo però il confine della manifestazione. “Per manifestare sulla questione sociale, sui salari bassi, sulle pensioni, sulle bollette noi ci siamo e ci saremo sempre. Siamo disponibili a organizzarla insieme”, spiega la leader dem. Insomma, il Pd c’è, ma solo sulla questione sociale. Il tentativo di salire sul carro contiano, non ripara il danno. Conte di fatto propone una manifestazione di piazza dove il tema del conflitto in Ucraina sarà centrale. Gli alleati cercano di portarlo sull’emergenza economica. Il motivo è semplice: Conte non ha mai votato un decreto per inviare armi a Kiev. Il Pd sì. E Avs? Neppure sinistra e Verdi hanno votato l’invio di armi a Kiev, ma non hanno preso l’uscita del leader M5s. Raccontano fonti parlamentari che quella del leader M5s è stata un fuga in avanti non concordata. “Stavamo ragionando insieme su una data per una manifestazione sul caro bollette, sul salario minimo e sulla sanità, e lui ha bruciato tutto con l’intervista alla Stampa”. L’accusa, insomma, è di aver strumentalizzato un’iniziativa che nasceva come unitaria, costringendo gli alleati a inseguirlo sia sull’iniziativa in sé – dove e quando si farà? – e soprattutto sulla piattaforma. Di tutta risposta, Fratoianni e Bonelli lanciano ufficialmente la campagna referendaria.
Ricordiamo: cinque quesiti referendari hanno invece ricevuto il via libera della Corte Costituzionale. Tra questi, quattro riguardano il mondo del lavoro: l’abrogazione delle norme sui licenziamenti illegittimi introdotte dal Jobs Act, l’eliminazione del tetto massimo per l’indennità da licenziamento nelle piccole imprese, la revisione dei contratti a termine e la rimozione della responsabilità solidale negli appalti. Il quinto quesito punta a dimezzare i tempi di residenza necessari per la richiesta di cittadinanza italiana per gli stranieri maggiorenni extracomunitari, riducendoli da dieci a cinque anni. Mercoledì in conferenza stampa alla Camera, Bonelli e Fratoianni renderanno la pariglia all’alleato cinque stelle. Ma anche al Pd. “Solo noi sosteniamo tutti e cinque i quesiti promossi dalla Cgil. Loro hanno problemi con quello sulla cittadinanza, in particolare i Cinque stelle. E su quello contro il jobs act”. In questo caso è il Pd a palesare divisioni: la segretaria Elly Schlein sosterrà il sì, ma mezzo partito- che ha votato il jobs act- non lo farà. Per inciso, i referendum si voteranno in una data tra il 15 aprile e il 15 giugno. E siccome Pd, M5s e Avs non sostengono gli stessi quesiti, è facile prevedere che la manifestazione unitaria di cui parla Conte sarà a marzo. O non sarà.
Per riassumere: il M5s rintuzza Pd e Avs. Dal canto suo Avs risponde sfidando M5s e Pd. E al Nazareno che ne pensano? Elly Schlein rubrica tutto alla voce “siamo testardamente unitari”. Pur di non rompere con gli alleati, la leader dem fa buon viso a cattivo gioco. Più netta la posizione degli esponenti dell’ala riformista. “Quando si vogliono fare manifestazioni contro iniziative sbagliate del governo, è importante che la partecipazione sia la più larga possibile. Evidentemente a questo fine si deve condividere la piattaforma”, ragiona con l’Huffpost Alessandro Alfieri, componente della segreteria dem e coordinatore di Energia Popolare, l’area riformista del partito. “Ora – aggiunge – se Conte vuole inserire nella piattaforma il contrasto all’invio di armi in Ucraina, è libero di farlo. Ma è evidente che il Pd non ci sarà. Questo, fermo restando che noi preferiremmo organizzare la manifestazione insieme”.
Dal Movimento Cinque Stelle non ne fanno un punto dirimente. “La manifestazione si può organizzare insieme agli alleati oppure no. Per noi alcuni temi sono centrali. Ad esempio: noi non abbiamo votato la commissione Von Der Leyen, il Pd sì. Noi non vogliamo che siano destinati ulteriori fondi europei all’acquisto di armi. Il Pd o una parte del Pd, è invece favorevole. Il tema allora è: con quale Pd si può lavorare per organizzare questa iniziativa. Ce lo dicessero…”. Insomma il parlar chiaro è per gli alleati.
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