Anno: XXV - Numero 235    
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Per Conte c'è un problema col Pd: si chiama Matteo Renzi.

Il leader dei 5 stelle: "Schlein ha di fatto restituito centralità politica a Renzi, che è un fattore divisivo e ha sempre voluto distruggere il M5S. E questo, senza neppure prendersi la briga di avvertirmi".

Per Conte c'è un problema col Pd: si chiama Matteo Renzi.

“È evidente che col Pd un problema c’è” dice in premessa Giuseppe Conte, in un’intervista a Monica Guerzoni sul Corriere della Sera, e alla domanda se il problema sia Matteo Renzi, il leader dei 5 stelle argomenta: “Se vogliamo costruire un progetto unitario serio, bisogna anche assumere un atteggiamento costruttivo e di rispetto verso gli alleati. Schlein ha di fatto restituito centralità politica a Renzi, che è un fattore divisivo e ha sempre voluto distruggere il M5S. E questo, senza neppure prendersi la briga di avvertirmi e avere un serio confronto politico con me e gli altri alleati. Così il campo giusto si sfalda e si indebolisce e lo affermo garantendo la nostra autentica vocazione unitaria e la nostra determinazione nell’obiettivo di dare al Paese un’alternativa realmente competitiva a Meloni. Per la mia comunità è una ferita che rischia di allargarsi sempre più”.

 Anche in Liguria, stesso problema. “Il problema è che l’ambigua formula di Schlein del “no veti” ha consentito a Renzi di avere uno spazio nel campo progressista, appena dopo aver negoziato le nomine sulle partecipate con Meloni e votato con questa maggioranza in tanti significativi passaggi parlamentari”.

 Secondo Conte, “non è solo la mia comunità, che non accetterebbe mai questo abbraccio mortale. Gli stessi elettori del Pd, alla Festa dell’Unità e quando mi fermano per strada, mi chiedono di tenere fuori Renzi per non inquinare il progetto politico che stiamo costruendo. Non possiamo farci abbindolare da una tigre di carta. Non solo è un grave errore politico che ci toglierebbe consenso, ma in caso di vittoria sarebbe una mina interna pronta a fare implodere il governo e a tenerlo costantemente sotto ricatto. Se questo diventerà lo schema di tutto il Pd, anche se persone come Bettini ne avvertono tutti i pericoli, noi non ci saremo”. E ancora: “È una questione di credibilità e affidabilità dei compagni di viaggio. Noi contrastiamo non solo il merito, ma anche il metodo di far politica di Renzi. È inaccettabile prendere soldi dal popolo italiano e da governi stranieri ed è altrettanto inaccettabile garantirsi posti nelle istituzioni italiane per fare affari in giro per il mondo”.

Capitolo Rai. “Per alcuni la politica è un teatrino delle ipocrisie e delle menzogne. Renzi si ritrova a fianco della Schlein a ripulirsi l’anima, dopo aver cambiato la legge nel 2015 che gli ha consentito di passare da anni di selvaggia lottizzazione partitica alla lottizzazione governativa. Mi dispiace che Schlein si ritrovi con i suoi corifei a insultarci, dopo che fino al giorno prima si erano strenuamente impegnati, lo leggo dai giornali, a combattere posto dopo posto in ogni testata giornalistica della Rai. Il M5S ha una chiara identità progressista. Non ho mai sentito né Meloni né nessun esponente del centrodestra per questa votazione in Parlamento. Si trattava di eleggere due componenti del cda che, come sempre da tempo immemore, sono in quota alle opposizioni per esercitare le necessarie funzioni di garanzia. Il Pd ha deciso con Renzi l’Aventino. Abbiamo subito detto che era una stupidaggine e non li avremmo seguiti. La stessa cosa ha fatto Avs alla luce del sole”.

 

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