Quali promesse ha tradito il governo Meloni sulla Sanità
La manovra per il 2025 avrebbe dovuto contenere molti più fondi per la sanità pubblica e lanciare diverse misure che il governo Meloni aveva promesso. Ma, per la maggior parte, questo non è avvenuto.
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Le risorse per la sanità pubblica inserita nella legge di bilancio 2025 saranno “destinate principalmente ai rinnovi contrattuali del personale”, e “non consentiranno di attuare il piano straordinario di assunzioni di medici e infermieri” promesso dal governo,” né tantomeno di eliminare il tetto di spesa per il personale sanitario, contrariamente a quanto previsto dal dl Liste d’attesa”. Insomma, la manovra “ancora una volta tradisce le legittime aspettative di professionisti sanitari e cittadini”. Questa è la sintesi della fondazione Gimbe, pubblicata in un nuovo rapporto che analizza le mosse del governo Meloni per i prossimi anni.
Ci sono alcuni specifici elementi positivi, come “l’aggiornamento delle tariffe delle prestazioni per acuti e post-acuti” (che però è solo “partire dal 2026”). Ma i punti negativi sono molti di più, e il punto è che rispetto alle aspettative l’esecutivo non ha mantenuto le promesse che aveva fatto. Il presidente della fondazione, Nino Cartabellotta, ha scritto che oggi sia medici e infermieri che cittadini sono “alle prese con un Ssn in grande affanno nel rispondere ai bisogni di salute della popolazione”. Tra i motivi, soprattutto la “progressiva carenza di personale, in particolare infermieristico, che vive una stagione di demotivazione e disaffezione per la sanità pubblica senza precedenti”.
Le promesse non mantenute a medici e specializzandi
In questo scenario, la manovra del governo “tradisce” le aspettative e i proclami fatti. C’è una operazione di “cosmesi” sui fondi per la sanità per l’anno prossimo: un aumento di “soli 1,3 miliardi di euro, rispetto ai 3,5 miliardi annunciati”, cosa che rende “impossibile soddisfare le richieste dei professionisti sanitari”, che infatti hanno annunciato uno sciopero. Anche solo concentrandosi sugli aumenti di stipendio, si parla di indennità che, “salvo briciole, saranno concretamente esigibili dal personale solo a partire dal 2026”.
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