Quello che Trump spiega alla sinistra. E che la sinistra non capisce
Nel discorso di Trump , vi può essere sfuggito il nome di Jennifer Pahlka, ex consigliera di Obama, che bene ha capito chi e perché ha votato Trump: la gente odia lo stato, la destra lo sa, la sinistra no. Lo stesso vale per Schlein vs Meloni
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Nel bailamme del debutto per l’amministrazione Donald Trump II, sanzioni a Vladimir Putin, via gli emigranti, avanti Elon Musk, grazia ai rivoltosi del 2021 a Capitol Hill, patto con la premier Giorgia Meloni sullo scambio tra la giornalista Cecilia Sala e il trafficante di armi Mohammed Abedini Najafabadi, è probabile vi sia sfuggito il nome di Jennifer Pahlka, come del resto è sfuggito agli analisti dei talk casalinghi. Un peccato, perché Pahlka, ex consigliera alla Casa Bianca con il presidente democratico Barack Obama, patrono dei progressisti, ha avviato un dibattito che muterà in radice la sinistra americana, illustra bene le cause profonde della vittoria repubblicana e chiama gli europei a un esame di coscienza storico, nelle singole capitali e all’Unione a Bruxelles.
Cosa dice Pahlka di nuovo? Che milioni di americani, abbiano votato Donald Trump o Kamala Harris, si identificano comunque con la denuncia della burocrazia, statale e federale, lanciata dal neo presidente, perché la giungla di regole, codicilli, statuti, protocolli necessari a governare il paese e le città, amministrare una grande azienda o un negozio in un villaggio da 4000 anime, lanciare un missile verso Marte come sogna Elon Musk o dirigere un campeggio per ragazzi d’estate fa impazzire i cittadini.
La campagna Doge di Musk e dell’imprenditore Vivek Ramaswamy (ora in procinto di correre da governatore dell’Ohio) per tagliare la spesa pubblica e razionalizzarne le procedure, può essere partita con propaganda eccessiva, potare 2000 miliardi di welfare rischia di azzerare pensioni, sanità e scuola, ma di certo, soprattutto nei fondi del Pentagono, assegnati ad aziende amiche con appalti opachi da generazioni, ha molto da disboscare.
Pahlka ricorda, immagino con scandalo di molti compagni di partito e senza che gli europei ricordino, come Obama stesso abbia portato, prima di Trump, un miliardario al governo per dissodare spesa pubblica e fondi militari, quando il suo ministro della Difesa Ash Carter varò il Defense Innovation Board (DIB), nel 2016, e lo affidò al fondatore di Google Eric Schmidt, con l’obiettivo di rendere finalmente efficace e trasparente quello che il presidente Dwight D. Eisenhower metteva alla berlina nel 1961 come “complesso militare industriale”. Oggi DIB ha di nuovo un miliardario al vertice, Mike Bloomberg, ex sindaco di New York e patron della rete globale finanziaria, ma impatta ogni giorno con la resistenza greve di quello che i militanti trumpiani insultano come Deep State ed è in realtà solo la vecchia burocrazia.
Fa eco a Pahlka, la ex sindaco di Oakland, California, Libby Schaaf che in un saggio di Time scrive: “I sondaggi d’opinione americani suggeriscono che la fiducia del pubblico nel governo sia ai minimi storici. L’elezione di Trump con la promessa di ‘prosciugare la palude’, sostenuta dal Dipartimento per l’Efficienza del Governo (Doge) di Elon Musk, ne è ulteriore prova. I democratici devono considerare la possibilità che invertire questa tendenza anti-governo del Maga sia meno una questione di migliorare il nostro messaggio (punto su cui molti commentatori si concentrano), e più una questione di migliorare la capacità del governo di realizzare concretamente i risultati che le persone desiderano”.
Tradotto dal cauto linguaggio politico vuol dire “occhio, cari democratici, che se la maggioranza degli elettori ha scelto Trump non è perché Biden e Harris non sono stati efficaci come lui in tv e sui social media, ma perché crede nella rottura con lo status quo vigente”. E, si parva licet componere magnis, il motto di Schaaf in italiano si rende così: non è che se la gente vota Meloni è perché la premier parla più chiaro della segretaria Elly Schlein, Giuseppe Conte, Angelo Bonelli & Nicola Fratoianni, ma perché la sua proposta politica appare più razionale e meno vacua.
La ex sindaco Schaaf fa un esempio concreto di come male funziona la rete pubblica negli Usa, a proposito del soccorso ai poveri e ai senzatetto, problema che ha piegato il consenso a San Francisco, con interi quartieri abbandonati e in mano al racket del fentanyl e delle sue vittime e la macchina della propaganda del Grand Old Party repubblicano a mandare in onda i video reel ovunque, scrivendo: “Vent’anni fa, ho sentito per la prima volta il concetto affascinante di ‘governo come piattaforma’ da Jennifer Pahlka, fondatrice dell’organizzazione Code for America. Ci invitava a immaginare un mondo in cui ‘amiamo il governo tanto quanto amiamo i nostri smartphone’, perché i servizi governativi possono e dovrebbero funzionare come la nostra tecnologia migliore: intuitivi, reattivi e sempre a portata di mano. La chiave: migliorare l’esperienza utente del nostro governo. Da ex sindaco di una grande città, ho sperimentato in prima persona il potenziale del governo di sfruttare il nostro potere collettivo per il bene comune, così come la sua frustrante inefficacia. Una delle ragioni della nostra frustrazione collettiva è che i programmi governativi imitano l’obsoleta catena di montaggio, che utilizza parti identiche (regolamenti rigidi) per produrre in serie un prodotto identico (un risultato sociale). I sistemi antiquati del governo sono disumanizzanti e inefficaci in un mondo in cui i cittadini e le comunità valorizzano la loro unicità e si aspettano che i loro bisogni diversi siano soddisfatti on-demand, in stile Netflix o Amazon. Quando ero sindaco di Oakland, in California, ho vissuto in prima persona la frustrazione causata da sistemi obsoleti. Prendiamo il problema dei senzatetto. Quasi tutti i fondi destinati ai programmi per i senzatetto arrivavano con restrizioni rigorose: questa somma poteva essere utilizzata solo per i veterani, questa solo per le famiglie con bambini, quest’altra solo per persone gravemente disabili, un’altra ancora per i servizi sociali nei rifugi ma non per costi operativi come il cibo, e così via. Mettere insieme questi fondi vincolati per portare un gruppo di persone fuori dalle strade e in un rifugio sicuro era come risolvere un cubo di Rubik con le pinzette. In questo modo, i regolamenti spesso ritardano e ostacolano i risultati desiderati”.
Credo che lettrici e lettori di HuffPost, qualunque sia il loro orientamento politico, riconoscano l’irritazione del sindaco, pensando a come chiediamo un mutuo, un titolo di studio, una visita medica, un cambio di residenza, la licenza commerciale e via dicendo. In sostanza, quel che la sinistra americana stenta a comprendere è che, al di là delle esagerazioni e degli eccessi della rivoluzione di Trump, infatti sconfitta nel 2020 come da noi Silvio Berlusconi fu sconfitto da Romano Prodi nel 1996 e 2006 senza che la lezione di moderazione venisse compresa; tuttavia, la sua critica radicale all’establishment risuona positiva per tante persone. Questa meditazione è indispensabile per i dem, se vogliono sperare di rimontare al voto di Midterm 2026 e per la Casa Bianca 2028.
La stessa morale parla al Partito democratico di Schlein: evitare un doloroso esame della vittoria di Meloni, e del costante consenso che i sondaggi affidano a lei, al governo e alla coalizione che lo vota, e un altrettanto schietto studio dei propri errori, ritardi, compromessi con lo status quo non induce un messianico appuntamento con la vittoria, prepara solo i semi di nuove sconfitte. Regole duttili come software ecco il mantra.
di Gianni Riotta su Huffpost
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