Anno: XXV - Numero 159    
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Renzi indica la via: «Noi a sinistra»

Il leader di Iv: «Il campo largo unica alternativa a lustri di governo Meloni» Caccia al riposizionamento: lo spazio al centro si riduce ma c’è chi non ci sta. Marattin si sfila, Calenda lo attacca.

Renzi indica la via: «Noi a sinistra»

La strada è tracciata. Matteo Renzi punta a spostare il campo largo al centro, entrando a pieno titolo nella coalizione guidata dal Pd e della quale fanno parte anche M5S, Avs e, a fasi alterne, Azione e Più Europa. La scelta di campo, nell’aria da settimane, è stata ufficializzata ieri, quando nella e- news ha scritto che «il Paese è molto più affezionato al bipolarismo di quanto lo siamo stati noi» e per questo «alle prossime politiche l’unica possibilità per cambiare rispetto al governo Meloni e Salvini è costruire un centrosinistra che costruisca un patto di governo puntuale, sui temi programmatici». Merito della svolta è in gran parte del Pd di Schlein, la quale «esplicitamente dice che contano i voti e non i veti, a differenza di ciò che diceva il Pd del 2022». Renzi dice di non vedere «spazi» per un nuovo terzo polo e per questo «ora si chiude un ciclo e si apre una storia nuova», fondata su un nuovo «centro che guarda a sinistra», alla De Gasperi.

Ma nemmeno il tempo di annunciare la svolta che arrivano le polemiche. Se per il leader di Azione Carlo Calenda «se deve allearsi una volta con i nazisti dell’Illinois e una volta con i marxisti- leninisti lo fa», dall’interno è Luigi Marattin a strigliare il leader a un ripensamento, contestando merito e metodo. «Dopo la pesante sconfitta del 8- 9 giugno, Matteo Renzi – Presidente di Italia Viva – aveva annunciato un Congresso di Italia Viva per fare due cose: scegliere la linea politica ( tra “Margherita 2.0” e “nuovo Terzo Polo”) e, cosa molto meno importante, per scegliere il nuovo presidente nazionale – scrive Marattin Poco più di un mese dopo, leggiamo sui giornali che la prospettiva pare essere cambiata: a compiere la scelta più importante dalla nascita di Iv ( cioè quale collocazione politica avere) non saranno gli iscritti ma l’Assemblea Nazionale, i cui membri sono tutti nominati da Matteo». Per poi chiedere a Renzi «di chiarire fin da subito che proporrà all’Assemblea di far compiere questa decisiva scelta a tutta la comunità di Italia Viva, tramite un congresso sereno, trasparente e leale».

La risposta arriva in men che non si dica dalla coordinatrice nazionale di Iv, Lella Paita. «L’Assemblea nazionale di Italia Viva è già convocata per il 28 settembre – commenta – In quella sede si voterà sulla proposta di Renzi e io non ho dubbi che sarà ampiamente approvata. Chi non è d’accordo tuttavia ha un luogo democratico per dire la sua e fare proposte alternative. Un leader indica una strada e un progetto. Chi ha altre idee le presenterà in quella sede e voteremo in modo libera. Questa si chiama democrazia interna».

Quel che resta da capire, nella svolta di Renzi, è come sarà possibile la convivenza con M5S e Avs, così come con un Pd che in Europa si dimostra ambiguo. Basti vedere al paragrafo della prima risoluzione, sugli aiuti all’Ucraina, approvata dal Parlamento europeo nella nuova legislatura. Nel testo si chiedeva «l’eliminazione delle restrizioni all’uso dei sistemi di armi occidentali forniti all’Ucraina contro obiettivi militari in territorio russo». Sul punto, tutto il Pd ha votato contro ( come del resto M5S e Avs) nonostante il gruppo dei Socialisti avesse dato indicazione di voto a favore. I dem se ne sono infischiati, con l’eccezione della vicepresidente del Parlamento europeo, Pina Picierno, e di Elisabetta Gualmini, astenute.

La questione non potrà che tornare alla mente quando, magari tra qualche mese o chissà a questo punto anche prima, Matteo Renzi ed Elly Schlein si siederanno allo stesso tavolo per impostare un’alleanza di centrosinistra che abbia come scopo quello di vincere le prossime elezioni.

Le coalizioni, e le alleanze, si fanno in primis in politica estera, soprattutto se l’obiettivo finale è quello di governare il Paese e dunque confrontarsi poi in Europa con le altre cancellerie. Come potranno, Renzi e Schlein, andare d’accordo se su questioni così dirimenti la pensano in modo opposto?

Certo va dato atto a Schlein di non aver mai negato il sostegno, anche militare, a Kiev, ma ora che la guerra sta entrando in una fase la leader dem ha dimostrato, con il voto di mercoledì, di preferire la via Italia a quella dei suoi colleghi socialisti europei, che la condividono invece con i Liberali dei quali, avesse superato la fatidica soglia del 4%, Renzi avrebbe certamente fatto parte.

Di Giacomo Puletti da Il Dubbio

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