Tre posizioni, una soluzione: astensione.
Schlein prova a non far esplodere il Pd su ReArm Europe.

Marco Tarquinio e Cecilia Strada determinati a votare contro. E il resto della delegazione europea – 21 eurodeputati in tutto – praticamente spaccata a metà, tra favorevoli e astenuti. I dem vanno al voto sulla risoluzione Rearm Europe – domani alle 12 a Strasburgo – logorati da una discussione che non trova ancora un punto di caduta. All’approdo mancano ancora due riunioni. Una notturna e una mercoledì mattina, subito prima della votazione. Una prima tranche di discussione c’è stata oggi, martedì. Gli europarlamentari hanno messo a verbale il loro orientamento di voto, in attesa che il capogruppo Nicola Zingaretti tiri le fila dopo opportuni contatti con il Nazareno. L’orientamento che arriva dalla segreteria nazionale è di votare astensione sulla risoluzione. Si tratta di un segnale di buona volontà, dopo che la direzione del partito aveva invece espresso un no piuttosto netto. “No al riarmo nazionale, sì alla difesa comune”, era la linea messa a verbale dalla segretaria Elly Schlein, nel parlamentino democratico. Ma da allora le cose sono cambiate e la discussione europea ne risente.
Romano Prodi, Walter Veltroni, Paolo Gentiloni ed Enrico Letta – praticamente tutti gli ex premier o candidati premier del Pd – sono intervenuti a vario titolo per dire che no, la risoluzione von der Leyen va votata, per un paio di motivi. Perché non sarà l’atto fondativo dell’esercito europeo “ma è comunque un primo passo necessario” (Prodi) verso quell’obiettivo. E poi perché sancisce una risposta europea nel momento in cui gli Stati Uniti si defilano dalla sicurezza continentale, l’Ucraina rischia di restare sguarnita e la Russia potrebbe indirizzare ad ovest attenzioni minacciose.
Ma ce ne sarebbero anche altri di motivi, a cominciare dal fatto che i dem italiani, nel gruppone dei Socialisti europei, sono praticamente isolati. Le delegazioni nazionali di Spagna, Francia e Germania, infatti, votano a favore.
Di contro ci sono calcoli di convenienza: lo stesso governo italiano manifesta perplessità sul piano europeo, e ne chiede sostanziali modifiche. L’alleato (o quasi) Giuseppe Conte manifesta alle porte del Parlamento europeo per la pace e contro il “riarmo” del continente. Domenica 15 marzo ci sarà una manifestazione di piazza in cui le due Europe, quella che si riflette nel piano Von Der Leyen e quella che lo rifiuta, staranno fianco a fianco. Con Carlo Calenda, ci saranno, tra gli altri, anche il verde Angelo Bonelli e il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni. Lui per dire sì al riarmo, loro con la bandiera della pace.
Queste premesse rendono più complicato rompere gli indugi. A Strasburgo l’obiettivo dei Dem è quanto meno evitare di spaccarsi in tre, come accadde quando ci fu da votare la produzione di armi e munizioni per l’Ucraina, nel giugno del 2023. Viene considerato un obiettivo accettabile anche solo ridurre a due le posizioni interne al partito, diviso tra favorevoli – tra gli altri Picierno, Elisabetta Gualmini, Giorgio Gori – e contrari, ma disponibili a convergere sull’astensione – come gli schleiniani di stretto rito Annalisa Corrado, Sandro Ruotolo e Alessandro Zan. Ci sono poi gli irriducibili per il no, Marco Tarquinio e Cecilia Strada, che da eletti come indipendenti, si sono sempre ispirati a una linea ‘pacifista’. Il capodelegazione Nicola Zingaretti tiene i contatti col Nazareno. Anche Lucia Annunziata è impegnata in una difficile mediazione. L’obiettivo è ridurre a due le posizioni in campo, e soprattutto fare in modo che i favorevoli non siano più degli astenuti. Passare dal no al Rearm Europe, deciso in direzione, al sì del primo voto in un’aula parlamentare, sarebbe una sorta di sconfessione per la segretaria.
A titolo preventivo, Zingaretti sta assolvendo a una serie di passaggi preliminari che dovrebbero rendere più semplice la decisione. Ha incontrato il commissario europeo per la Difesa e lo spazio, Andrius Kubilius, al quale ha chiesto di procedere celermente in direzione di un modello comune di difesa, con impegni da inserire nel Libro bianco sul futuro della difesa europea. Zingaretti ha poi promosso emendamenti alla risoluzione che prevedono investimenti comuni in settori dov’è più facile il coordinamento con un gruppo ristretto di Paesi. Una strategia che punta a ridurre il divario tra chi come Prodi considera la risoluzione von der Leyen un “primo passo necessario” e chi come Schlein chiede la difesa comune europea, e non il riarmo nazionale.
“Stiamo facendo un lavoro molto serio, ma tra noi ci sono pareri diversi, tra cui quello della segretaria Elly Schlein, di cui non si può non tener conto. Quindi si arriverà ad una composizione, la più alta possibile”, preconizza Pina Picierno. La vicepresidente del parlamento europeo è stata insultata in diretta da Vladimir Soloviev, il giornalista russo sostenitore di Putin, conduttore di punta del canale Russia 1, per aver chiesto che una sua intervista a Massimo Giletti non andasse in onda su Rai Tre. Da Ignazio La Russa a Nicola Procaccini, a Lorenzo Guerini, in tanti hanno espresso solidarietà all’eurodeputata dem, compresa la segretaria Schlein, che le ha mandato un messaggio in privato.
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