BUONA PASQUA ALL’AVVOCATURA ITALIANA
Quest’anno l’uovo di Pasqua dell’avvocatura italiana contiene davvero una insolita sorpresa.
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È passato più di un anno, anzi quasi un anno e mezzo, dall’ultimo congresso, dove tutti o quasi, plaudenti e fondamentalmente disinteressati, hanno votato senza ritegno un mandato aperto in bianco al Cnf e all’ectoplasma Ocf perché gestissero un tavolo che doveva occuparsi, sulla scia delle mozioni congressuali, di varare un testo per una nuova riforma della legge professionale forense, che effettivamente potesse finalmente dotare l’avvocatura italiana di uno strumento ordinamentale duttile e moderno, democratico e idoneo a consentire un recupero di credibilità sociale, di autorevolezza e di possibilità effettive di riprendere fette di mercato e di non perdere quelle che faticosamente si erano sin lì mantenute.
In tutto questo tempo però, l’avvocatura italiana non è stata informata di nulla, nulla ha saputo di quello che si andava elaborando, nulla si è domandata, e questo è ancor peggio, in merito ai progressi del lavoro e ancor di più ai contenuti e ai ritardi rispetto ad una urgenza che i vertici avevano posto quale motivo delle delibere che erano state poste in votazione, proprio come accadde a Bari nel 2012.
Tutti hanno dormito un sonno profondo, dai singoli avvocati affannati nel quotidiano per cercare di sbarcare il lunario in un mondo per loro sempre più difficile, ai Coa territoriali, alle associazioni, agli organismi nazionali che avrebbero dovuto appunto gestire questo percorso e auspicabilmente renderne partecipe l’intera avvocatura che a loro così improvvidamente aveva conferito mandato.
Ma, come ho detto, l’uovo di Pasqua del 2025 contiene una insolita sorpresa: finalmente qualcuno si è svegliato, qualche singolo avvocato, che pure in passato ha ricoperto ruoli rilevanti e mai ci pare si sia posto il problema di come rendere più democratico ed efficiente, un Cnf sempre più autoreferenziale e per certi versi Addirittura dittatoriale, ai Coa, per vero al momento soltanto quello di Bergamo, alle associazioni tra le quali in particolare ANF, che pure aveva dormito sognando eventi formativi e contratti di lavoro dei dipendenti degli studi, e che invece ora ha varato un apprezzabile documento, ricordando forse in un sussulto di dignità i tempi felici in cui faceva politica forense, e mai avrebbe tollerato quello che è accaduto negli ultimi tempi.
È una bella sorpresa, cari colleghi, ma molto tardiva, che interviene a cose fatte, quando ormai il principe è riuscito a far approvare il testo che voleva, nel quale ovviamente manca qualsiasi intervento, anche il più piccolo, di riforma proprio del consiglio nazionale forense.
Un testo che come già la 247 nasce vecchio, inadeguato, incompleto, e ha in sé solamente la citazione di alcuni dei principali problemi dell’avvocatura, senza affrontarli con decisione, con soluzioni idonee, ed efficaci, ma solamente accennando un barlume di insignificante normativa.
Un risveglio nel quale manca, come sempre accade nell’avvocatura italiana, un qualsiasi anche minimo cenno di riflessione autocritica su ciò che è accaduto all’ultimo congresso e negli anni precedenti, dove si è distrutto un organismo politico che pur con tante ostilità e boicottaggi era riuscito ad affermarsi e a svolgere con tante difficoltà la sua funzione, per sostituirlo con un ectoplasma prono ai voleri del principe e incapace, malgrado i tanti denari spesi e i lauti incarichi conferiti, di svolgere quell’azione che invece gli sarebbe stata propria. Un organismo, salvo lodevoli eccezioni di colleghi in buona fede davvero impegnati, dove molti hanno cercato solamente visibilità è un trampolino possibilmente per ulteriori incarichi, magari proprio in quel Cnf di cui si sono resi silente coorte.
Un cenno autocritico sui troppi silenzi e sui troppi applausi, sul desiderio di passerelle e fotografie con i “potenti” di turno, sulle cene più o meno di gala e così via.
Oggi molti parlano, molti più di prima si lamentano e si rendono conto di una realtà che in anni abbiamo cercato, con pochi compagni di strada, di illustrare, di raccontare, di scoprire, nel vano tentativo di risvegliare coscienze profondamente assopite. Viene da chiedersi dove hanno vissuto fino ad oggi le nostre belle addormentate nel bosco, che forse proprio il Principe con una convocazione festiva e con un agire che finalmente molti hanno compreso essere fondamentalmente una presa in giro, ha risvegliato.
Ma questo risveglio di coscienze è reale? Da questo risveglio nascerà veramente un movimento di ribellione nei confronti di vertici autoritari e inadeguati? Chi si lamenta e ne ha la possibilità farà seguire alle righe che ha scritto anche qualche azione incisiva? Si farà promotore di qualche iniziativa a contrasto di questo testo che neppure ufficialmente è stato inviato ai COA?
O resterà tutto soltanto un insieme di poche righe, magari dettato da reale sdegno ma senza la volontà di una effettiva ed incisiva protesta?
La volontà di agire di alcuni (MGA, per esempio, che ha recentemente ospitato alcuni “smemorati”) resterà un fatto isolato, per quanto lodevole?
Cari colleghi, con questi interrogativi, vi auguriamo una serena Pasqua e vi auguriamo anche un futuro migliore del presente che state vivendo. Con affetto.
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