CON LA RIFORMA IL SSN È A RISCHIO
Se non verrà corretta la norma che riduce le aliquote di rendimento dei contributi il taglio sostanzioso ai futuri assegni non soltanto potrebbe generare un aumento della fascia di povertà, ma apre le porte a un "effetto fuga" da ospedali e territorio dirompente.
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La riforma colpendo il personale attualmente in servizio con una perdita stimabile tra il 5% e il 25% dell’assegno pensionistico annuale, da moltiplicare per l’aspettativa di vita media, colpirebbe il personale attualmente in servizio l’Italia rischia di perdere già dal prossimo anno medici e infermieri
Vista la già grave carenze del settore sarebbe un colpo mortale per il sistema sanitario nazionale.
Lo ha ben capito il Sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon che paventa un effetto boomerang della misura. “La norma inserita – osserva – spinge i medici ad andare in pensione”. Un punto che può, però, essere corretto. “Non ci saranno emendamenti – dice Durigon – ma come governo possiamo, in qualche modo ed a saldi invariati, cercare di gestire questa situazione. Se c’è la necessità per correggere alcune cose faremo un maxi-emendamento”. Un’apertura che viene letta con favore dai medici. “Valutiamo positivamente – sottolinea il presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, Filippo Anelli – l’impegno per trovare una soluzione concreta a una questione complessa”. La stretta – che prevede una diversa rivalutazione dell’assegno per chi lascia il lavoro con una quota di pensione retributiva inferiore a 15 anni – riguarda una platea di circa 4mila persone nel 2024 e 7mila nel 2025 con un risparmio per il prossimo anno di 7 milioni. “Se la norma non sarà modificata- aggiunge – la conseguenza sarà, come denunciato dai sindacati Anaao-Assomed e Cimo-Fesmed, l’abbandono del Servizio sanitario nazionale da parte dei medici ospedalieri, che il sindacato Anaao-Assomed stima essere almeno 6000, che hanno maturato i requisiti per andare in pensione e che prevedevano invece di rimanere ancora per qualche anno. Questo, a sua volta avrà fortissime ricadute sulle liste d’attesa, che il Governo, al contrario, si propone di ridurre, proprio attraverso la Finanziaria. È necessario e urgente, quindi, un correttivo. Serve, anzi, un segnale in più, per proseguire in quel percorso virtuoso intrapreso dal Ministro della Salute Orazio Schillaci volto a valorizzare i professionisti e ad aumentare l’attrattività del Servizio sanitario nazionale. Proprio il maxiemendamento – aggiunge ancora Anelli – potrebbe essere finalmente l’occasione giusta per rilanciare il Servizio sanitario nazionale, così come richiesto, secondo il sondaggio condotto dall’Istituto Piepoli e presentato pochi giorni fa, dal 90% dei cittadini. Del resto, come dimostrato dal Rapporto Censis-Fnomceo reso pubblico nella stessa occasione, investire in sanità conviene a livello economico, produce valore e occupazione. E lo stesso Governo, pur in una situazione finanziaria complessa, ha più volte dichiarato di voler investire nel Servizio sanitario nazionale e sui suoi professionisti. Questo è il momento giusto per concretizzare questa volontà. Ci sono quindi tutti i presupposti – conclude Anelli – perché il Governo, già con questa Manovra, torni a puntare sul Servizio sanitario nazionale, sui suoi professionisti, per garantire ai cittadini il diritto alla tutela della salute. Al contrario, una crisi del comparto ospedaliero, quale potrebbe delinearsi con l’abbandono di tanti medici, si ripercuoterebbe anche sul territorio, con un collasso dell’intero sistema di assistenza. Già in Italia abbiamo un rapporto di 3,1 posti letto ogni mille abitanti, tra i più bassi d’Europa: se andiamo a incidere ulteriormente, in negativo, sul numero di medici, di operatori, gli effetti sarebbero deleteri. Ora occorrono, subito, le risorse e occorrono le idee su come investirle: Fnomceo è disponibile a dare il suo contributo”.
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