Continua la battaglia sulla prescrizione
Le ministre renziane disertano il Cdm. In commissione Giustizia Iv vota ancora con l'opposizione, crisi sfiorata di un soffio
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Italia viva diserterà il Consiglio dei ministri di questa sera. A meno di una frettolosa retromarcia degli altri alleati di governo, se sul tavolo verrà messo anche il disegno di legge sulla prescrizione – anche se solo per la scelta dell’iter da seguire, e non per l’approvazione come sembra al momento probabile – il partito di Matteo Renzi lascerà due sedie vuote nell’ovale intorno al quale sono soliti sedersi i ministri. “Una posizione coerente con quanto abbiamo sempre detto in questi giorni”, ribadiscono fonti renziane. Che stamattina hanno schierato l’artiglieria per martellare l’esecutivo. Tre interviste, Renzi sul Tempo, Maria Elena Boschi su Repubblica e Teresa Bellanova sul Foglio, per ribadire il concetto riassunto chiaramente dall’ex rottamatore: “Conte vuole qualcuno al posto mio? si accomodi, prego. Sono felice, lo facciano subito. Perché noi sulla prescrizione non molliamo”. Si sta per consumare una rottura fragorosa, e dagli inesplorati margini di ricomponibilità. Mentre il Pd rispondeva con il vicesegretario Andrea Orlando (“Stare impantanati all’infinito sulla prescrizione non è un bene per il governo, ma i governi possono cambiare e si può andare a votare”), Iv provava un ulteriore assalto. Al Senato, dove in commissione Giustizia Forza Italia ha fornito l’assist per lo sgambetto. Un emendamento per introdurre nella legge sulle intercettazioni in discussione a Palazzo Madama una modifica delle norme sulla prescrizione. In una Commissione dove la maggioranza gode di due soli voti di scarto. Ecco così che il voto dell’unico rappresentante renziano, Giuseppe Cucca, diventava decisivo. Almeno a livello di immagine. Perché il teorico 13 a 11 si è nei fatti trasformato in un 12 a 12 che ha fatto seriamente ballare la maggioranza. Se ha tenuto, è stato unicamente per il regolamento della Camera alta, che prevede un esito negativo per qualunque voto che finisca in parità. Sofismi che non mettono affatto in sicurezza il governo. Alla Camera è attesa la legge Costa, che riporterebbe le norme a un’epoca pre-Bonafede. Senza contare che il disegno di legge che il governo si appresta a varare dovrà passare per le forche caudine delle aule parlamentari. Renzi ha dato due mesi di tempo a Conte per risolvere la situazione. Ma intanto i suoi, per un solo voto di margine, hanno rischiato di far sbattere il carrozzone giallorosso ben prima del previsto.
Tratto da Huffpost
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