Anno: XXV - Numero 219    
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DEF ALLA CAMERA IL 20 APRILE

Mercoledì 20 aprile si apre la discussione parlamentare sul Documento di Economia e Finanza: punti deboli delle stime e richieste di aiuti e scostamento.

DEF ALLA CAMERA IL 20 APRILE

L’esame in Aula alla Camera del DEF (Documento di Economia e Finanza) parte la mattina del 20 aprile, come stabilito dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio. Tuttavia, il testo della programmazione di bilancio basata sulle stime macro-economiche del 2022 sembra per certi versi già quasi obsoleto.

Intanto, la Banca Mondiale ha tagliato intanto le stime di crescita globali 2022, stimando un PIL in crescita del 3,2% (al ribasso dal precedente 4,1%) a causa dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. In arrivo anche un pacchetto di misure anti-crisi da 170 miliardi di dollari (quello per il Covid ne valeva 157 miliardi).

Per quanto riguarda l’Italia, neppure i numeri e le stime di Bankitalia, Ufficio Parlamentare di Bilancio (Upb) e Corte dei Conti fanno la quadra con quelli del Governo, di cui criticano l’eccesso di ottimismo dimostrato nel Def in termini di PIL (+3,1% nel 2022), basato sulla previsione di un contenimento degli effetti economici della guerra in Ucraina riassorbiti addirittura entro giugno.

Anche nello scenario peggiore, il Governo stima una crescita (seppur minima) entro fine anno, mentre il bollettino della Banca d’Italia non la prevede. Bankitalia prevede nel migliore dei casi (fine guerra immediata) una crescita del 3% e in quello intermedio (che impatta su tutto il 2022) una crescita del PIL del 2,2% con inflazione al 5,6%. Analogo l’allarme dell’Upb, soprattutto alla luce del peggioramento della crisi sul fronte russo-ucraino.

A margine delle audizioni parlamentari sul DEF, sono decisamente tanti i punti di criticità emersi, che sembrano richiedere già alcuni interventi correttivi, in particolare per quanto riguarda inflazione e l’evasione fiscale, che rendono ancor più stringente la morsa del fisco sui contribuenti.

La pressione fiscale reale italiana al netto del sommerso ha raggiunto il livello più alto d’Europa.

Lo ha evidenziato il Consiglio Nazionale de Commercialisti. Un dato che diventa ancor più allarmante se si considera l’elevata quota di economia sommersa e illegale in Italia, che supera l’11% del PIL nominale.

Non solo: nel 2021 si era lentamente ritornati a valori pre-Covid sul fronte della liquidità, della produzione e dei consumi, mentre il nuovo scenario emergenziale e di crisi economica che sta scuotendo il 2022 sta rifacendo cadere il Paese in sofferenza.

Con il venir meno delle misure agevolative delle dilazioni di pagamento dei debiti tributari e contributivi il fenomeno tenderà ad esplodere nei prossimi mesi.

Da qui la richiesta di nuove forme di rateizzazione dei debiti tributari e contributivi, a supporto di imprese e bilanci familiari minacciati da una crescente perdita di potere di acquisto e da riduzione di margini dovuta al caro energia e materie prime, all’inflazione e alle incertezze di mercato. I partiti chiedono anche uno scostamento di bilancio, anche per finanziare le misure attualmente previste dal “tesoretto” previsto dallo stesso Def ma che potrebbe rivelarsi una chimera.

Nel Def, lo ricordiamo, il Governo Draghi ha tagliato le stime di crescita ma non il livello di indebitamento, preservando un margine di spesa di 5-6 miliardi di euro. L’a speranza, in realtà, è quella di ottenere il via libera UE ad un nuovo Decreto Recovery per la crisi legata alla guerra in Ucraina, così da sfruttare risorse europee prima di mettere mano al bilancio nazionale.

 

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