DRAGHI GESTIRÀ IL RECOVERY CON I "SUOI" MINISTRI
Si risolve così il nodo sensibile della governance del Recovery Plan: a gestirlo politicamente sarà ll Presidente in persona assieme ai ministri tecnici di competenza
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Un piano da 221,5 miliardi, in gran parte (191,5 miliardi) coperti con il Recovery Fund vero e proprio a cui si aggiungono i 30,04 mld del Fondo complementare alimentato con lo scostamento di bilancio. Il Recovery Plan italiano, atteso in Consiglio dei Ministri, è stato messo a punto nella sua versione definitiva, dopo un lungo iter che ha visto il passaggio parlamentare, la condivisione con le parti sociali, il lavoro dei ministeri. Resta la suddivisione del P nrr, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, in sei missioni e 16 componenti.
Recovery Plan: missioni e risorse
Il documento del Governo Draghi stima una crescita media del PIL nel 2022-26 di 1,4 punti più alta rispetto al periodo 2015-2019 e un PIL 2026 più alto di 3 punti rispetto allo scenario di base senza PNRR. Le sei missioni e la suddivisione delle risorse:
Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura: è un capitolo da 42,55 miliardi (38,25 per nuovi progetti), il 22% degli investimenti totali, in progetti di digitalizzazione della PA, transizione digitale e tecnologie innovative, banda ultralarga, internazionalizzazione, turismo e cultura.
Rivoluzione verde e transizione ecologica: 57 mld, il 30% del totale, per investimenti in economia circolare, fonti rinnovabili, smart grid, efficienza energetica degli edifici, dissesto idrogeologico e idrogeno.
Infrastrutture per la mobilità sostenibile: 25,33 miliardi, alta velocità, potenziamento delle linee ferroviarie regionali, sportello unico doganale, logistica digitale.
Istruzione e ricerca: 31,88 mld: il 17% delle risorse, investimenti su asili nido e infrastrutture per l’educazione e la cura della prima infanzia, scuola 4.0, formazione insegnanti, rafforzamento discipline STEM, istruzione professionale. Sul fronte della ricerca, programmi di dottorato e filiera della ricerca e del trasferimento tecnologico.
Inclusione e coesione:19,12 mld (di cui 14,81): il 10% delle risorse, va a progetti per la partecipazione al mercato del lavoro, la formazione e il rafforzamento delle politiche attive. Centri per l’impiego e l’imprenditorialità femminile, servizi sociali, progetti di rigenerazione urbana per i comuni sopra i 15 abitanti e piani urbani integrati per le periferie delle città metropolitane.
Salute: 15,63 mld, circa l’8% delle risorse, va a rafforzare la prevenzione e i servizi sanitari sul territorio, modernizzare e digitalizzare il sistema sanitario. Progetti di assistenza diffusa sul territorio per le cure primarie e intermedie, assistenza domiciliare e telemedicina, parco tecnologico per diagnosi e cure, fascicolo sanitario elettronico, programmi di formazione per il personale medico e amministrativo, ricerca biomedica.
Le grandi opere integrate al PNRR
Si aggiungono i 30 miliardi del Fondo complementare che assegna alla missione per il Digitale ulteriori 6,13 miliardi, a Rivoluzione verde 11,65 miliardi, alle Infrastrutture per una mobilità sostenibile vanno 6,12 miliardi, all’Inclusione e coesione 3,25 e alla Salute 2,89.
Progetti e Riforme nel Recovery Plan
Per quanto riguarda i progetti, salta l’intervento da circa 5 miliardi a sostegno dell’operazione cashback per favorire i pagamenti digitali. Trovano invece conferme gli incentivi fiscali del piano Transizione 4.0 con 18,5 miliardi e la banda ultralarga che viene ulteriormente ampliata e portata a 5,3 miliardi di cui 4 per progetti nuovi. Ci sono anche questioni trasversali: disuguaglianza di genere, inclusione giovanile, divari territoriali. E riforme: rendere efficiente la Pubblica Amministrazione e la Giustizia, semplificazioni, Codice degli Appalti, produzione di Rinnovabili.
Scadenze UE per i finanziamenti al PNRR
Il PNRR va presentato entro il 30 aprile alla Commissione UU. «Rispetteremo la data di fine aprile per la presentazione e poi ci sarà la valutazione della Commissione e del Consiglio, siamo in rampa di lancio per rendere esecutivo il piano», ha dichiarato il sottosegretario agli Affari europei Enzo Amendola. Bruxelles avrà poi due mesi di tempo per fare una valutazione, cui seguirà l’esame del Consiglio che ha quattro settimane per approvare o respingere i piani. Se la ratifica avviene entro fine giugno, in luglio potrà essere versato l’anticipo pari al 13% del totale.
Per ottenere i finanziamenti il governo deve dimostrare di avere raggiunto gli obiettivi concordati con la Commissione. Il ministero dell’Economia controlla il progresso delle riforme e degli investimenti ed è il punto di contatto unico con la Commissione Ue. I Paesi hanno tempo fino al 2023 per impegnare i fondi e fino al 2026 e non oltre per spenderli.
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