Anno: XXV - Numero 219    
Giovedì 28 Novembre 2024 ore 13:00
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EQUO COMPENSO, BASTA PERDITE DI TEMPO

Mancano ancora i pareri sulla copertura finanziaria di tutti gli emendamenti al disegno di legge sull'equo compenso per le prestazioni libero-professionali

EQUO COMPENSO, BASTA PERDITE DI TEMPO

Lo si apprende al termine della seduta, nel corso della quale è stata sollecitata la Commissione Bilancio (che deve fornire le valutazioni sulle risorse necessarie per l’approvazione delle norme, ndr) a completare il lavoro sulle proposte di modifica al provvedimento che è stato varato alla Camera, in prima lettura, nell’ottobre 2021. Indispensabile giungere al più presto all’approvazione definitiva del testo del Disegno di legge sull’equo compenso ai professionisti, senza apportare ulteriori modifiche alla versione licenziata dalla Camera dei Deputati e ora all’attenzione della Commissione Giustizia del Senato. A ribadirlo ProfessionItaliane, l’Associazione che raggruppa 23 Consigli Nazionali ordinistici e circa 2.000.000 di professionisti, in una lettera inviata al Presidente della Commissione Andrea Ostellari, al relatore del Ddl Emanuele Pellegrini e ai componenti della Commissione. Pur ritenendo legittima la possibilità di apportare ulteriori modifiche al testo di legge di iniziativa parlamentare, Armando Zambrano e Marina Calderone, rispettivamente presidente e vicepresidente dell’Associazione, sottolineano l’urgenza di dare ai professionisti italiani un testo, atteso ormai da troppo tempo, che sia “organico e completo” sulla materia, per porre fine alle prestazioni professionali gratuite e imporre il rispetto dei principi dell’equo compenso ai committenti cosiddetti “forti”. “Prioritaria e indispensabile – si legge nella lettera – l’approvazione definitiva del provvedimento nella stesura attuale senza modifiche” per non vanificare tutti gli sforzi fatti finora, che hanno richiesto un iter parlamentare lungo e complesso per arrivare oggi ad un testo di legge migliorato sotto numerosi aspetti: dall’aggiornamento dei parametri con cui individuare i compensi alla rideterminazione dei corrispettivi non corrisposti; dalla nullità delle clausole vessatorie all’impugnativa per le parti non conformi dei contratti d’opera. Ma anche la possibilità di avere chiarimenti sui tempi della prescrizione per responsabilità professionali con decorrenza dalla data della prestazione; prescrivere i compensi a partire dall’ultima prestazione eseguita; intraprendere un’azione di classe da parte dei Consigli Nazionali degli Ordini, senza dimenticare la nascita di un Osservatorio nazionale sull’equo compenso. I professionisti “non possono permettersi di perdere questa irrinunciabile occasione”, sottolinea ProfessionItaliane, rimandando ulteriori miglioramenti del Disegno di legge in sede di formulazione di altri provvedimenti legislativi da approvare entro la fine della Legislatura. Duro e contrario alla approvazione senza modifiche del testo licenziato dalla Camera, il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella “Nessuno mette in discussione il principio dell’equo compenso – obietta – ma l’attuale formulazione del disegno di legge attualmente all’esame del Senato non può essere accettata, senza le “legittime modifiche” a suo tempo promesse dal Governo e dagli stessi promotori della legge. Così come congeniato, infatti, il testo non riconosce l’equo compenso al professionista ma sanziona il professionista che chiede l’equo compenso. Lo scorso novembre, dopo l’approvazione alla Camera, ci avevano assicurato che ci sarebbe stato tutto il tempo necessario per correggere la norma in Senato. Ma – dice Stella  – adesso, registriamo fortissime pressioni per avallare una norma che punisce i professionisti, anziché tutelarli. Vogliamo, per esempio, ricordare che il disegno di legge all’esame della Commissione Giustizia del Senato contiene incomprensibili previsioni di sanzioni disciplinari a carico del professionista che sia parte di un rapporto contrattuale lesivo dell’equo compenso. La previsione di una responsabilità deontologica sanzionabile in via disciplinare dagli Ordini non solo condanna chi ha subito un compenso iniquo, ma paradossalmente impedirà ai professionisti di intentare un’azione civile”, chiude.

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