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EQUO COMPENSO CON AGGIUSTAMENTI

Per una legge sull'equo compenso si partirà dalla proposta di legge che aveva come primo firmatario il presidente del Consiglio Giorgia Meloni. E c’è un ministro del Lavoro che ha guidato fino a poco fa il Cup

EQUO COMPENSO CON AGGIUSTAMENTI

Equo compenso, Società tra professionisti, sussidiarietà, formazione e previdenza, sono stati alcuni dei temi che il Ministro del lavoro, Marina Calderone, ha affrontato insieme alle Casse di previdenza, agli Ordini e ai sindacati di categoria nel primo giorno del tavolo di confronto. “Sull’equo compenso per le prestazioni dei liberi professionisti – riferisce il Presidente dell’Adepp, Alberto Oliveti  – il Ministro Marina Calderone ci ha detto che si partirà dal testo attuale, ossia dalla proposta di legge che aveva come prima firmataria la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nella passata legislatura, e che sfiorò l’approvazione definitiva, prima della caduta del governo di Mario Draghi”.

La proposta di legge sull’equo compenso per i liberi professionisti è stata approvata il 13 ottobre in seconda lettura dalla Camera dei Deputati. 

“Aggiustamenti”- “Il Ministro – ha aggiunto Oliveti – ha detto che sul provvedimento relativo alla giusta remunerazione per i servizi resi dai lavoratori autonomi sarà, poi, possibile, effettuare degli “aggiustamenti”, che dovrebbero riguardare tanto le asimmetrie disciplinari, quanto il dimensionamento, giacché la proposta di legge della leader di FdI stabiliva, nella sua ultima versione, che l’equo compenso dovesse essere applicato dalle imprese con almeno 50 dipendenti e con almeno 10 milioni di fatturato annuo”.

“L’intento è quello di cogliere le sfide di questo tempo e di come rispondere con soluzioni pragmatiche alle tante sollecitazioni in atto – ha dichiarato il Ministro Calderone secondo quanto riportato dal sito Adepp– e lavoriamo per obiettivi e su aspetti concreti, dando attuazione a quel tavolo per gli autonomi previsto dalla legge n. 81/2017: un punto di partenza per ripensare il rapporto delle professioni con le istituzioni e la collettività“.

Le modifiche all’equo compenso chieste da Confprofessioni – Durante i lavori della scorsa Legislatura, il Presidente di Confprofessioni Gaetano Stella, aveva chiesto alcune modifiche, in particolare sull’automatismo delle sanzioni a carico del professionista che non si attenga all’equo compenso, una previszione che “rende l’equo compenso inesigibile e  crea gravi lesioni della libera concorrenza”. Secondo Stella: «alcuni operatori potranno liberamente negoziare il proprio compenso mentre altri non ne avranno la facoltà, trovandosi di fronte all’alternativa tra sanzione disciplinare ed espulsione dal mercato, con possibili e pericolose ricadute sul sistema delle Casse previdenziali».  Da espungere dal testo, quindi, la norma che prevede una sanzione automatica a carico del professionista che decide di attivare l’azione giudiziale a tutela del suo diritto. “Un inspiegabile rovesciamento dei ruoli, dove si punisce la vittima della condotta illegale.  Desta altrettanta preoccupazione – faceva notare il Presidente di Confprofessioni- la previsione che concede agli Ordini professionali la facoltà di sostituirsi ai professionisti nella negoziazione del compenso con le singole imprese – conclude la missiva di Stella – tali accordi, godendo di presunzione di “equità” derogherebbero gli stessi parametri stabiliti dai decreti ministeriali. Riteniamo lesivo della libera concorrenza affidare agli Ordini, enti posti a tutela della fede pubblica, ogni forma di regolamentazione economica dell’attività dei professionisti».

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