ERRORI GIUDIZIARI NESSUNA TUTELA PER LE VITTIME
La maggioranza frena sulla giornate per i “casi Tortora”. Accantonate per ora anche le proposte per garantire visibilità alle assoluzioni e riconoscere le responsabilità di chi sbaglia.
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Come da calendario d’Aula, giovedì 24 aprile la Camera proseguirà l’esame della proposta di legge per l’istituzione della giornata dedicata alle vittime degli errori giudiziari. Molto probabilmente la proposta tornerà in Commissione giustizia: manca la volontà della maggioranza e della premier Meloni di mandare avanti il provvedimento.
Questo stop si inserisce all’interno di un elenco più lungo di mancate tutele per chi entra nel sistema giustizia e ne esce poi con le ossa rotte e di mancate responsabilità per chi in quel sistema ha sbagliato. Pensiamo a tutte quelle persone che da indagati o imputati vengono sbattuti sulle prime pagine dei giornali e nelle aperture dei tg e descritti come colpevoli, addirittura mostri prima ancora che arrivi una sentenza definitiva. Poi, quando finalmente viene proclamata l’assoluzione, tutti si dimenticano di quell’innocente messo alla gogna senza motivo.
Proprio per questo due anni fa il deputato di Forza Italia Enrico Costa aveva presentato una proposta di legge in materia di pubblicità delle sentenze di assoluzione o proscioglimento che punta a potenziare le attribuzioni del Garante per la protezione dei dati personali affinché possa intervenire entro 48 ore se il direttore o il responsabile di una testata giornalistica, radiofonica, televisiva o online non dia notizia della sentenza assolutoria o di proscioglimento su richiesta dell’interessato nello stesso modo in cui è stata data notizia dell’indagine. Tuttavia la proposta non è stata ancora calendarizzata.
Il ministero della Giustizia ha detto “no” anche all’altra proposta targata Costa, quella che prevede di trasmettere al titolare dell’azione disciplinare dei magistrati le pratiche in cui lo Stato risarcisce innocenti ingiustamente incarcerati. «Tutti spendono tante parole quando si verifica un’ingiusta detenzione, ma appena provi a introdurre una norma per andare a verificare se ci sono responsabilità, i magistrati di oggi in servizio, quelli fuori ruolo, quelli di ieri si coalizzano per rispedirla al mittente», ci dice Costa, perché «sotto sotto, anche al ministero della Giustizia ritengono che gli errori giudiziari non esistono, che siano solo fisiologici effetti collaterali. Ahimè, neanche Bonafede è stato così protettivo».
“No” neanche all’emendamento alla riforma della Corte dei Conti che avrebbe introdotto la responsabilità erariale quando lo Stato paga le ingiuste detenzioni. «E prima ancora hanno pure demolito il fascicolo per la valutazione del magistrato, che portava gli errori ed i flop ad incidere sulle progressioni di carriera. Ahimè, queste proposte ce le siamo votate solo noi di Forza Italia, dagli altri partiti neanche un cenno. Però alla prima occasione tutti pronti a urlare che i magistrati che sbagliano non pagano mai. Su ogni provvedimento reitererò queste proposte. Magari cambieranno idea», promette Costa.
Ma l’elenco non termina qui. A dicembre 2024 il Consiglio dei Ministri diede il via libera allo “Schema di decreto legislativo riguardante la presunzione di innocenza e il diritto di presenziare al processo nei procedimenti penali” che andava a modificare l’articolo 114 del codice di procedura penale: «Fermo quanto disposto dal comma 7, è vietata la pubblicazione delle ordinanze che applicano misure cautelari personali fino a che non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare». Dunque è vietato pubblicare per intero o per estratto tutti quei provvedimenti che incidono sulla libertà personale ma anche quelli relativi alla libertà di determinazione nei rapporti familiari e sociali (divieto di espatrio, obbligo presentazione alla polizia giudiziaria, allontanamento casa familiare, eccetera).
Ancora prima con l’approvazione del cosiddetto ddl Nordio “Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale, all’ordinamento giudiziario e al codice dell’ordinamento militare” si è previsto che «è sempre vietata la pubblicazione, anche parziale, del contenuto delle intercettazioni se non è riprodotto dal giudice nella motivazione di un provvedimento o utilizzato nel corso del dibattimento».
Nonostante questo, come rilevato una interrogazione parlamentare presentata dallo stesso Costa al Ministro della Giustizia Nordio, e il cui iter ancora non si è concluso, sono stati pubblicati dai media «stralci testuali di ordinanze di custodia cautelare, ivi compreso il contenuto letterale di intercettazioni telefoniche contenute nell’ordinanza» riguardanti l’inchiesta della procura della Repubblica di Milano nei confronti di dirigenti o ex dirigenti del settore edilizia del comune meneghino. «La procura, in rispetto dell’obbligatorietà dell’azione penale, ha aperto un fascicolo per la violazione dell’articolo 684 del codice penale?» si è chiesto Costa. Ma negli ultimi giorni a sollecitare una critica sempre da parte del deputato di FI è l’inchiesta sul calcio scommesse: «C’è un ragazzo, Niccolò Fagioli, che ha sbagliato, ha pagato sul piano penale e su quello sportivo. Ora, a distanza di oltre un anno vengono morbosamente pubblicate le intercettazioni di quelle vicende ormai definite. Uno schifo assoluto».
Dobbiamo anche registrare che al momento nessun partito si è fatto avanti per depositare in Parlamento la proposta di legge “Zuncheddu ed altri” del Partito radicale, volta a garantire una provvisionale economica a chi alla fine di un processo è stato assolto. Non si farà nulla al momento anche per ridurre l’abuso della custodia cautelare, così come richiesto da una proposta del deputato forzista Tommaso Calderone. Per adesso, dunque, indagati, assolti e vittime di errori giudiziari restano senza tutele.
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