ESPLODE LA RABBIA DEI MEDICI
La tutela della salute non è più priorità politica
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Mentre la premier Giorgia Meloni è ancora in Puglia con la famiglia, il mondo scientifico e sanitario continua ad esprimere tutto il proprio dissenso per il probabile taglio dei 4 miliardi per il settore sanitario dalla prossima manovra economica che dovrà affrontare il Governo. “È evidente che il diritto alla tutela della salute non è più una priorità politica”, scrive su X, già Twitter, il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta. Pensiero comune tra i medici igienisti, gli anestesisti, i medici di emergenza-ugenza, gli internisti. Sono giorni che si susseguono richieste da parte delle società scientifiche, “a questo punto il ministro Giorgetti scelga quali pronto soccorso e ospedali chiudere. Perché così non ce la facciamo più. Non stiamo chiedendo soldi per noi, ma risorse per la sanità”. Così all’Adnkronos Salute Fabio De Iaco, presidente Simeu (Società Italiana della medicina di emergenza-urgenza), che lancia un appello al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti dopo le sue parole sulla prossima Manovra che potrebbe essere “complicata”. ”I 4 miliardi di euro in più sono il minimo che il ministro della Salute Orazio Schillaci potesse chiedere al suo Governo. Non capisco perché non si stia dando la giusta attenzione alla nostra sanità pubblica che, sia chiaro, senza quelle seppur poche risorse collasserà. Il ministro va supportato e non lasciato solo”. Così all’Adnkronos Salute Loreto Gesualdo, nefrologo e presidente della Federazione delle società medico-scientifiche italiane (Fism).
“Non voglio fare il ragioniere della spesa sanitaria perché sono un medico e parlo da medico: anche i 4 miliardi di euro in più che il ministro della Salute Schillaci ha chiesto al ministro dell’Economia Giorgetti per il Ssn sono insufficienti rispetto alle risorse che servirebbero per sanare l’ingarbugliata situazione in cui si trova la nostra sanità pubblica. Anche per i contratti del personale sanitario si parla di poche centinaia di milioni di euro, cifre a dir poco inadeguate. Risultato? I contratti sono bloccati da anni sebbene manchino 30mila medici e 70mila infermieri”. Lo afferma all’Adnkronos Salute Dario Manfellotto, presidente Fondazione – Fadoi, la società scientifica della medicina interna, intervenendo nel dibattito sui fondi. ”Negli ospedali non ci sono solo i Pronto soccorso al collasso – spiega Manfellotto – anche i reparti sono in profonda difficoltà. Il 20% dei ricoveri avviene nei reparti di Medicina interna, da sempre intasati perché i pazienti non tornano a casa, le Case di cura per lungodegenza post acuzie sono piene e la medicina territoriale è quella che è”. Il problema ”non è solo di spesa sanitaria – chiosa Manfellotto – Al momento non c’è progettualità, non sappiamo chi gestirà le 1.350 Case di comunità e i circa 400 ospedali di comunità previsti dal Pnrr né chi vi andrà a lavorare e tantomeno da dove verrà preso il personale”, spiega.
”Da anni il Servizio sanitario nazionale annaspa – rimarca Gesualdo che è ordinario di nefrologia all’Università Aldo Moro di Bari – per questo motivo ha bisogno di risorse per essere tenuto in vita. Abbiamo pronto soccorsi e reparti in tilt, sono impensabili nuovi tagli alla sanità. Sebbene negli ultimi tempi – va detto – si sia vista da parte del Governo Meloni una boccata d’ossigeno, questa non basta per mantenere in piedi il Ssn”. Le strutture più in affanno, neanche a dirlo, ”sono al Cento-Sud rispetto a quelle del Nord. Non lo dico io ma i numeri. La Puglia, a parità di popolazione dell’Emilia-Romagna, riceve un miliardo di euro in meno per la sanità regionale. La situazione è davvero drammatica”, conclude.
Da Medicina 33
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