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GIÙ LE MANI DAI CONSULENTI DEL LAVORO

I Commercialisti cercano, in occasione della riforma dell’Ordinamento Professionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di inglobare le attività dei Consulenti del Lavoro.

GIÙ LE MANI DAI CONSULENTI DEL LAVORO

GIÙ LE MANI DAI CONSULENTI DEL LAVORO

I Commercialisti cercano, in occasione della riforma dell’Ordinamento Professionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di inglobare le attività dei Consulenti del Lavoro

È attivo presso il Ministero della Giustizia un tavolo Il testo di riforma, pubblicato dai giornali, prevede che l’oggetto della professione venga ampliato fino a ricomprendere, tra le altre, anche una specifica competenza nella “consulenza in materia di lavoro, previdenza ed assistenza sociale dei lavoratori dipendenti, quando non sono curati dal datore di lavoro, tutti gli adempimenti previsti da norme vigenti in materia di lavoro, previdenza ed assistenza sociale per l’amministrazione dei lavoratori dipendenti, dei lavoratori autonomi nonché degli adempimenti in materia previdenziale e di assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e la tenuta e la redazione dei relativi libri”, nonché in materia di “asseverazione e certificazione dei contratti di lavoro”. 

Si tratta, con tutta evidenza – dice il presidente del Cno, Rosario De Luca, – di attività che, a oggi, costituiscono l’oggetto della professione degli iscritti all’albo dei Consulenti del Lavoro. Professione nata e regolamentata, con specifici percorsi formativi e apposito esame di Stato, proprio per svolgere tali attività garantendo il pieno soddisfacimento della tutela della fede pubblica, attraverso il controllo regolamentare e disciplinare esercitato dai Consigli Provinciali e dal Consiglio Nazionale”.

Il Legislatore non si è fermato alla legge 12/1979, istitutiva dell’Ordine dei Consulenti del lavoro, ma ha

ripetutamente individuato nei Consulenti del Lavoro e nei loro Consigli Provinciali i destinatari di riserve per le quali ha ritenuto necessario il possesso di requisiti di alta specializzazione. A mero titolo esemplificativo, il D.Lgs. 10 settembre 2003, n. 276 ha attribuito alla Categoria funzioni in materia di intermediazione tra domanda ed offerta di lavoro (Art. 6).

La stessa norma ha previsto la possibilità di istituire presso i Consigli provinciali dell’Ordine le Commissioni di certificazione dei contratti di lavoro (Art. 76 e ss) e ancora la Legge 4 novembre 2010, n. 183 ha assegnato ai medesimi organismi anche le funzioni di conciliazione delle liti di lavoro e di arbitrato.

“Il tentativo di inglobare le attività dei Consulenti del Lavoro in quelle dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili – denuncia De Luca – ci appare gravissimo, inspiegabile e ingiustificabile, anche alla luce del fatto che il legislatore ha ritenuto particolarmente necessaria una specifica disciplina, una specifica preparazione e uno specifico controllo pubblico proprio su tali attività, tanto da istituire un apposito albo, distinto da quello dei Commercialisti. Rinnovando tale scelta negli innumerevoli provvedimenti successivi in cui i Consulenti del Lavoro sono stati individuati come i professionisti riferimento in un segmento così delicato”.  Su questa linea anche  l’Unione nazionale dei Giovani commercialisti che auspica che il Consiglio Nazionale mantenga questa attenzione alla materia del lavoro rendendosi parte attiva nel confronto con il ministro Nordio e con l’occasione si intraprenda insieme un percorso di coinvolgimento diretto e continuo in quella e nelle altre sedi opportune per affermare le richieste di modifica ed integrazione normativa (dai protocolli di intesa con Inps, Inail e Inl al coinvolgimento nella negoziazione assistita del processo del lavoro) necessarie al completo e miglior svolgimento della professione in ambito lavoristico connaturato ad origine alla nostra figura consulenziale senza mai perder come minimo comun denominatore l’interesse pubblico.

La riforma proposta dai Commercialisti appare dunque gravemente lesiva delle vigenti norme che stabiliscono le rispettive competenze professionali degli iscritti nei vari albi e le relative esclusive.

Se presso il Ministero trovasse credito una proposta di riforma così impattante sulla professione dei Consulenti del Lavoro, peraltro senza il coinvolgimento dei rappresentanti di tale Categoria, si autorizzerebbe ciascuna professione a scegliere tra le competenze dell’Albo limitrofo quelle più idonee ad ampliare il mercato dei servizi dei propri iscritti, con un’implosione dell’intero comparto delle professioni regolamentate e riflessi anche sull’equilibrio delle Casse di Previdenza.

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