Gli avvocati bocciano l’accordo Pd, 5 Stelle e Leu
Si riprenda invece il confronto su una seria riforma processo penale
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Il settimo vertice notturno sulla famigerata prescrizione si conclude alle 10 della sera, dopo oltre un’ora e mezzo di confronto, con un accordo fra Pd, LeU e M5S e il no di Renzi. Ma l’accordo a tre scaturito in seno alla maggioranza non piace nemmeno agli avvocati. Giovanni Malinconico, Coordinatore dell’Organismo Congressuale Forense commentando la proposta di mediazione sulla prescrizione uscita dal vertice di maggioranza di ieri sera fa notare “che almeno per quanto riguarda la prescrizione, il Lodo che porta il suo nome sembra voler mediare tra proposizioni inconciliabili, finendo per dar vita a un pasticcio che non solo non risolve i problemi, ma li aggrava”. Per il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Luigi Pansini “non convince, perché fa discendere da una condanna o da un’assoluzione non definitive conseguenze determinanti sul piano penale in aperta violazione della presunzione di non colpevolezza fino a sentenza definitiva, costituzionalmente garantita. Fare aggiustamenti col bilancino su un tema che è di carattere assolutamente generale non è buona politica, ma solo compromesso che non dà risposte, pure evocate da alcuni esponenti della compagine di governo, alle precise obiezioni degli avvocati, dell’accademia e di molti vertici degli uffici giudiziari che, anche in aperto dissenso con l’Anm, hanno criticato in modo puntuale la nuova norma sulla prescrizione. Si rinvii intanto di un anno l’entrata in vigore della riforma Bonafede sulla prescrizione, e le forze politiche sappiano nel frattempo, alla luce della riforma complessiva del processo penale che il Guardasigilli intende presentare nei prossimi giorni, incidere realmente sul sistema giustizia del nostro Paese. Il confronto-scontro di questi giorni – continua Pansini – ha dimostrato che è doverosa una narrazione del processo penale che sia più veritiera, facilmente comprensibile e rispondente alla complessità del funzionamento del processo penale e che a tutti i protagonisti è chiesta grande responsabilità, lontana da approcci mediatici facili e demagogici. Si rovesci, ad esempio, la lettura del fenomeno prescrizione: nessuno, tra i più accesi sostenitori, magistrati compresi, delle nuove norme appena entrate in vigore, ha ancora spiegato il perché e il come fronteggiare la circostanza che per il 75% la prescrizione si consuma nella fase delle indagini preliminari e non ha nulla a che fare con la celebrazione del processo e con le impugnazioni delle sentenze in appello e in cassazione. Basta col tifo da stadio e con il livore mediatico sull’abolizione della prescrizione: è interesse di tutti, a partire da magistrati e avvocati, garantire tempi più rapidi e certi attraverso interventi sull’instaurazione dei processi in modo da rendere superflua la riforma della prescrizione targata Bonafede e non intaccare il principio di civiltà giuridica per il quale, se lo Stato non è riuscito a celebrare un processo in quindici anni, è anche giusto che rinunci alla sua potestà punitiva” – conclude Pansini.
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