GLI ECHI DELLA CRISI SULLA MANOVRA.
Giorgetti: "Siamo chiamati a decidere delle priorità ma più sostegno ai redditi medio bassi".
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GLI ECHI DELLA CRISI SULLA MANOVRA.
Giorgetti: “Siamo chiamati a decidere delle priorità ma più sostegno ai redditi medio bassi”.
“Sarà una legge di bilancio complicata. Tutte le leggi di bilancio sono complicate, lo è stata anche quella dell’anno scorso. Siamo chiamati a decidere delle priorità. Non si potrà fare tutto. Certamente dovremo intervenire a favore dei redditi medio bassi, come abbiamo fatto con la decontribuzione, perché l’inflazione riduce enormemente il potere di acquisto ma dovremo anche utilizzare le risorse che sono a disposizione per promuovere la crescita e premiare chi lavora”. Lo ha detto il ministro dell’Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, intervenuto in video collegamento al convegno “Sostenere lo sviluppo. Nuove politiche per un’economia innovativa” al Meeting di Cl a Rimini. Una manovra da 25-30 miliardi improntata ad austerity e vasi comunicanti. Addio sogni elettorali: il governo Meloni si prepara a raschiare il barile dei conti pubblici, tagliando e cucendo tra poste e promesse. Di sicuro anche la seconda legge di bilancio dell’esecutivo di destra non abolirà la legge Fornero, non estenderà a tutti la flat tax, non alzerà le pensioni minime a mille euro.
Il governo di Giorgia Meloni ha stabilito tra le priorità della sua seconda manovra economica la conferma del taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti, per rendere strutturale una sforbiciata alle accise che consenta di mantenere circa 100 euro in più nelle buste paga per contrastare l’inflazione, attestata al 5,9% a luglio. “Il rinnovo del cuneo fiscale è una delle mie priorità, così la difesa del potere di acquisto delle famiglie, come nella precedente manovra. Quindi taglio del cuneo, detassazione dei premi di produttività, bonus energia. La mia linea è concentrare i fondi sui salari più bassi”, ha spiegato la premier nei giorni scorsi in un’intervista con il Corriere della Sera.
Ieri Giorgetti dal palco di Rimini conferma: “Certamente dovremo intervenire a favore dei redditi medio bassi, come abbiamo fatto con la decontribuzione, perché l’inflazione riduce enormemente il potere di acquisto ma dovremo anche utilizzare le risorse che sono a disposizione per promuovere la crescita e premiare chi lavora”. Per intervenire, però, serviranno certezza sul quadro delle risorse a disposizione.
Le aspettative degli analisti sono per una manovra da 25-30 miliardi di euro, ma è ancora presto per le quantificazioni. La nota di aggiornamento al Def, attesa entro fine settembre, fornirà una direzione di marcia più precisa e una migliore quantificazione delle risorse a disposizione. Difficile ipotizzare il ricorso a nuovo deficit, dopo la crescita della spesa pubblica negli anni della pandemia di Covid. Soprattutto nel momento in cui a Bruxelles si lavora alla riforma del patto di stabilità.
Proprio su questo punto Giorgetti sottolinea che: “La Commissione europea rispetto a qualche anno fa ha completamente cambiato paradigma rispetto alla clausola generale, che non si è applicata in questi anni per il patto di stabilità e crescita che forse, spero di no, ripartirà dal primo gennaio 2024”.
Una questione su cui fonti del Mef puntualizzano: “Il ministro non chiede la proroga della sospensione della clausola del patto di stabilita’ in vigore fino al 31 dicembre 2023 ma ha espresso l’auspicio che entro la fine dell’anno sia approvata la riforma del patto di stabilità in modo da poter entrare in vigore al posto delle vecchie regole dal 1 gennaio 24”.
Lo scenario economico internazionale, caratterizzato dal conflitto in Ucraina, il rialzo dei tassi di interesse da parte delle banche centrali, i timori per il rallentamento di colossi industriali come Cina e Germania, resta il punto di partenza con cui confrontarsi. Le stime per gli ultimi due trimestri del 2023 sul Pil italiano appaiono meno brillanti di quelle dell’avvio dell’anno. L’Istat rileva che nel secondo trimestre il Pil è arretrato 0,3%. Il Mef ha fatto sapere che il dato allo stato “non influisce sulla previsione annua formulata nel Def” e che “l’obiettivo di crescita è ancora pienamente alla portata”.
Un altro punto che potrebbe trovare spazio nella manovra riguarda le pensioni. Lo scorso anno hanno trovato spazio alcune misure transitorie. “Il tema della natalità è fondamentale, non c’è nessuna riforma previdenziale che tiene nel medio e nel lungo periodo con i numeri della natalità che abbiamo in questo Paese”. Alcune risorse potrebbero arrivare dalla spending review nei ministeri, il Mef ha chiesto ai singoli dicasteri di presentare entro il 10 settembre una proposta con la revisione della spesa.
“Non sarà sul modello Cottarelli ma pragmatica“, sostiene il vice premier Antonio Tajani parlando con il Corriere. Non saranno utilizzabili invece le risorse provenienti dalla tassa sugli extraprofitti, la cifra dovrebbe aggirarsi attorno ai 2 miliardi, visto che si tratta di una tantum valida per il 2023. La misura inoltre potrebbe essere rivista durante l’iter parlamentare del Dl Asset e Investimenti.
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