IL 12 EQUO COMPENSO MA NON PER TUTTI
Varrà infatti solo per 78mila soggetti
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Sono poco meno di 80mila le aziende e le pubbliche amministrazioni alle quali si applicherà l’equo compenso verso tutti i professionisti e i consulenti.
Il provvedimento sulla giusta remunerazione per i servizi professionali, infatti si applica alle realtà produttive con oltre 50 dipendenti, o con un fatturato superiore ai 10 milioni annui.
Lo sbarco nell’Assemblea per la votazione finale concluderà un percorso assai celere per l’iniziativa normativa di FdI e Lega sulla giusta remunerazione per le prestazioni professionali: varata, infatti, in prima lettura il 25 gennaio dai deputati, la proposta di legge ha subìto una sola, necessaria modifica nel passaggio al Senato (nel testo era citato, infatti, l’articolo 702-bis del codice di procedura civile che, fino al 28 febbraio scorso, disciplinava il rito semplificato, ma che è stato sostituito, a partire da quella data, dagli articoli 281-decies e seguenti, nel quadro della riforma dell’ex ministro della Giustizia Marta Cartabia, ndr), che ha reso obbligatoria una nuova ‘staffetta’ alla Camera. La Commissione Giustizia della Camera ha approvato la proposta di legge del centrodestra sull’equo compenso per le prestazioni dei liberi professionisti, con il voto favorevole di tutti i componenti e l’astensione dei parlamentari del Pd.Votato anche il mandato alle relatrici, le esponenti di FdI e della Lega Carolina Varchi e Ingrid Bisa. è alla sua terza lettura, dopo esser stato licenziato dall’Aula del Senato il 22 marzo scorso. L’iniziativa è frutto dell’unificazione di proposte di legge a prima firma del presidente del Consiglio e leader di FdI Giorgia Meloni e del deputato ed ex sottosegretario alla Giustizia della Lega Jacopo Morrone. Con lo sbarco nell’Assemblea della Camera il 12 aprile le norme sull’equo compenso per i lavoratori autonomi verranno varate definitivamente dal Parlamento.
Cosa prevede la legge sull’equo compenso
Il disegno di legge sull’equo compenso riguarda i professionisti iscritti a ordini e collegi. Per loro deve essere prevista la corresponsione di una giusta remunerazione, proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro svolto e conforme ai parametri sulla determinazione dei compensi per le singole categorie previste dai decreti ministeriali.
Per quanto riguarda l’applicazione dell’equo compenso, le regole varranno in caso di prestazioni con quelli che vengono definiti come contraenti forti, per esempio le imprese bancarie e assicurative o le realtà imprenditoriali con almeno 50 dipendenti e un fatturato minimo da 10 milioni di euro annui.
Le novità che verranno introdotte da questo disegno di legge non riguarderanno solo i contraenti, ma anche gli ordini e i collegi che dovranno adottare provvedimenti deontologici con lo scopo di applicare delle sanzioni al professionista che non pretende l’equo compenso.
In sostanza anche il professionista, con questo sistema, rischia di essere sanzionato in caso di mancata applicazione delle remunerazioni di riferimento. Una previsione che non piace ai sindacati né al Pd, secondo cui così vengono colpiti non i committenti ma i professionisti sottopagati. Problema che per Gribaudo si aggiunge a quello dei professionisti non iscritti agli ordini.
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