IL MONDO FORENSE CONTRO MARCO TRAVAGLIO.
Sul Fatto Quotidiano si insinua la collusione dei difensori con gli assistiti mafiosi
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La norma contestata dalla Corte Costituzionale prevede che tutta la corrispondenza dei detenuti in questo regime, sia in arrivo che in uscita, debba essere controllata da parte dell’amministrazione penitenziaria ha dato la stura ad un delirante articolo de Il Foglio che arriva a insinuare la collusione dei difensori con gli assistiti mafiosi. La Corte ne ha stabilito l’illegittimità in una sentenza depositata il 24 gennaio, con cui ha accolto una questione che era stata sollevata dalla Corte di Cassazione.
La Corte Costituzionale ha stabilito l’illegittimità della norma contenuta nell’articolo 41 bis dell’ordinamento penitenziario che impone la censura sulla corrispondenza tra i detenuti e i propri avvocati difensori. Il 41 bis è l’articolo che dispone il cosiddetto “carcere duro” per i delitti più gravi come mafia e terrorismo.
La Corte Costituzionale ha rilevato come il diritto di difesa da parte di un detenuto comprenda il diritto di comunicare in modo riservato con il proprio difensore. Ha anche sottolineato che, nonostante il 41 bis serva a impedire ogni contatto con le organizzazioni criminali di appartenenza, già oggi i detenuti sottoposti a questo regime possono avere colloqui personali e riservati con i propri avvocati difensori, senza che possano essere controllati.
Il fatto che possano esserci controlli sulla corrispondenza, secondo la Corte riflette quindi «una generale e insostenibile presunzione di collusione del difensore dell’imputato, finendo cosi per gettare una luce di sospetto sul ruolo insostituibile che la professione forense svolge per la tutela non solo dei diritti fondamentali del detenuto, ma anche dello stato di diritto nel suo complesso».
L’Associazione Italiana Giovani Avvocati, da parte sua, esprime il proprio più fermo dissenso e sdegno per il modo con cui Il Fatto Quotidiano ha riportato la sentenza della Corte Il giornale ha infatti dichiarato: “la Consulta cancella la censura sulla corrispondenza fra i detenuti al 41 – bis e avvocati. Geniale: così i boss potranno ordinare omicidi e stragi per lettera”.
“Parole gravissime ed irricevibili – commenta il Presidente Aiga, Francesco Paolo Perchinunno – che mancano di rispetto a tutta l’Avvocatura ed in particolar modo a quei colleghi, ancora vivi nella nostra memoria come Fulvio Croce e Serafino Famà, che hanno pagato con la vita quel dovere di indipendenza che ogni avvocato assume con il giuramento. Non si può paragonare l’Avvocato ad un favoreggiatore o complice del condannato, così si mortifica la funzione difensiva, svolta con grande passione, competenza e dedizione da migliaia di colleghi. Sarebbe il caso di ricordare a Il Fatto Quotidiano, come il diritto alla difesa sia uno dei cardini della Costituzione e di come certi commenti non facciano nient’altro che portare l’Italia verso una deriva giustizialista, che di fatto non aiuta il corretto funzionamento delle istituzioni democratiche. Auspichiamo che tutte le componenti dell’Avvocatura manifestino la propria indignazione per questo grave attacco alla professione.”
Interviene Alessio Cerniglia, Responsabile della Conferenza degli Eletti nelle Istituzioni Forensi: “i giovani avvocati presenti nelle istituzioni forensi si occupano quotidianamente di aiutare gli Organismi Forensi nel vigilare sul rispetto dei doveri di indipendenza degli Avvocati Italiani. Oltre ai colleghi si offendono le Istituzioni Forensi, che tutti i giorni, nel lavorare per garantire il regolare funzionamento dell’Avvocatura, si impegnano a rendere sempre più effettiva e giusta la funzione difensiva che la Costituzione dispone a vantaggio e nell’interesse di tutti i cittadini.”
Furiosa la reazione dell’Anf “Grave, offensiva e inopportuna affermazione del Fatto Quotidiano nei confronti dell’intera categoria degli avvocati. che attraverso i suoi canali social si è lanciato in un’affermazione vergognosa e imbarazzante a commento della decisione della Corte Costituzionale di giudicare illegittima la censura della corrispondenza tra i detenuti in regime di 41 bis e i loro avvocati.
Gli avvocati non sono messaggeri di criminalità o corrieri, ma professionisti a cui le persone, anche coloro che sono stati condannati per reati gravissimi, affidano il loro destino affinchè ottengano il trattamento più giusto ed equo previsto dall’ordinamento”. Lo dichiara il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Giampaolo Di Marco, che sottolinea: “L’inaccettabile affermazione non può essere considerata una battuta o una semplificazione e neppure una legittima opinione, ma un attacco giustizialista che mina le basi dello Stato di diritto e non rende un buon servizio alla percezione del sistema Giustizia nel nostro Paese, anche perché con il suo intento acchiappa-like dirotta l’attenzione da quanto correttamente scritto dalla Corte, ovvero che vi sia una “generale e insostenibile presunzione […] di collusione del difensore dell’imputato, finendo così per gettare una luce di sospetto sul ruolo insostituibile che la professione forense svolge per la tutela non solo dei diritti fondamentali del detenuto, ma anche dello stato di diritto nel suo complesso”. Pesante la replica della Giunta dell’Unione Camere penali dopo l’attacco del giornale di Travaglio sulla sentenza della Consulta: “Ne risponderanno, come meritano gli atti diffamatori Ci siamo interrogati – prosegue la nota Giunta dell’Unione Camere penali – se valesse la pena replicare ad una simile, miserabile infamia, frutto di un analfabetismo così profondo ed irredimibile da risultare, alla fine, disarmante. Ma pur essendo tali i tempi che viviamo, cioè tali che possano purtroppo trovare voce e risalto pubblico idee al più degne di essere scompostamente vergate su qualche muro un po’ appartato, non possiamo non reagire a difesa della dignità della professione forense, e della onorabilità di chi la esercita.
La Camera Penale di Messina, da parte sua, propone un’azione comune contro il ‘Fatto quotidiano”:
Querelare chi dice che c’è intesa detenuti-penalisti – dice Bonaventura Candido , presidente della Camera Penale ‘Pisani-Amendolia’ di Messina – Si tratta di affermazioni di inaudita violenza che gettano discredito sull’intera categoria (ed in particolare sugli Avvocati che operano nel settore Penale) e ci consegnano alle valutazioni dell’opinione pubblica come abituali fiancheggiatori dei peggiori criminali, adusi ad agevolare la commissione di gravissimi reati.”
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