IL NO “TRATTABILE” DELL’ANM A MELONI
La posizione ufficiale delle toghe è di chiusura. Ma qualcuno apre al sorteggio temperato.
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Domani 5 marzo alle 15.30 la premier Giorgia Meloni, il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il sottosegretario Alfredo Mantovano incontreranno la giunta esecutiva dell’Associazione nazionale magistrati per discutere di separazione delle carriere. Nella mattinata invece vedranno il presidente e il segretario dell’Unione Camere penali, Francesco Petrelli e Rinaldo Romanelli.
Nelle ultime ore, la presidente del Consiglio continua a confermare la sua apertura al dialogo, ma non c’è conferma né smentita circa l’ipotesi che il governo sarebbe disposto a concedere il sorteggio temperato per la designazione dei membri togati del Consiglio superiore della magistratura. Al momento il ddl costituzionale prevede una forma di «sorteggio secco» per le toghe che siederanno sulle poltrone dei due futuri Csm distinti per giudicanti e requirenti.
Allo stesso tempo, la norma in discussione al Senato contempla una sorta di sorteggio temperato per i membri laici, che sono destinati ad essere sorteggiati nell’ambito di una rosa compilata mediante elezione dal Parlamento in seduta comune entro sei mesi dal suo insediamento. Una scelta discriminatoria e punitiva per i magistrati, l’unico modo per spezzare il potere delle correnti secondo, invece, la maggioranza politica. La proposta che potrebbe arrivare dalla Meloni, o meglio dal suo fidato consigliere in materia di Giustizia, Alfredo Mantovano, che starebbe seguendo il dossier per lei, è quello di un «sorteggio degli eleggibili»: si voterebbe all’interno di una platea di magistrati inizialmente sorteggiati.
Ma l’Anm sarebbe pronta ad accettare questo compromesso? Secondo il giurista Giorgio Spangher, già membro laico di Palazzo Bachelet, «l’Anm dovrebbe considerare persa la battaglia per scongiurare due Csm distinti. Se il governo cedesse su questo punto, sarebbe come dire che non porta avanti più la riforma. Adesso quindi, se verranno confermate le indiscrezioni che vorrebbero l’esecutivo pronto a ripensare il sorteggio, l’Anm si troverebbe dinanzi ad un importante bivio».
Secondo il processualpenalista, «posto che non vanno demonizzate le correnti, bensì le loro degenerazioni, il nocciolo vero è il potere che attualmente hanno nel Consiglio superiore di decidere gli incarichi direttivi. Ricordiamoci che i sistemi elettorali non sono mai neutri, in politica e come in questo caso. Con un sorteggio puro, potrebbe accadere che vengano sorteggiati tutti componenti di Magistratura indipendente o tutti di Area. O che le maggiori correnti non riescano a spartirsi equamente i due membri eletti tra i magistrati di legittimità. O che venga sorteggiato più di qualcuno non iscritto ai gruppi associativi e quindi non controllabile».
Aggiunge il professore: «Non dimentichiamoci, a parte il discorso delle quote rosa, anche del fattore della territorialità. Alcuni correnti hanno dei veri e propri fortini in alcune procure. Non potrebbero lasciare tutto al caso. E comunque sarebbe opportuno che ad esempio venissero sorteggiati solo magistrati dei distretti del sud e nessuno del Nord? Sono tutte questioni che devono essere prese in considerazione e che andranno affrontate sicuramente con la legge ordinaria».
Comunque tutto questo – ribadisce Spangher – «è assolutamente da evitare dal loro punto di vista. E allora potrebbe essere ben accolta la proposta di un sorteggio temperato, perché le correnti potrebbero meglio gestire l’elezione tra la rosa dei sorteggiati. In fondo parliamo di 8000 magistrati. Però questa previsione potrebbe anche essere usata dal governo per spaccare il fronte della magistratura».
Come vi abbiamo già raccontato sul Dubbio, l’Anm si presenterà all’incontro di Palazzo Chigi avendo detto ripetutamente in questi giorni che non si tratta su nulla, compreso il sorteggio. Certo, poi sarà il “parlamentino” del sindacato delle toghe a doversi esprimere sull’eventuale apertura il prossimo 8 marzo, ma al momento il fronte, almeno a parole, sembra compatto: tutti i gruppi associativi, tranne i CentoUno – che però non sono nella giunta e hanno solo due componenti nel Cdc -, si dicono contrari al lancio dei dadi per i togati del governo autonomo della magistratura.
«Tuttavia», fa notare sempre Spangher, «c’è una parte di Magistratura indipendente che sarebbe disposta ad accettare il compromesso del sorteggio temperato pur di non perdere in futuro la maggioranza relativa che mantiene al momento. Mentre una corrente come quella di Area invece, anche pensando alla propria base elettorale, rimarrebbe ferma nella sua netta contrarietà».
Questo quadro delineato da Spangher non è poi così lontano dalle indiscrezioni e dai racconti ufficiali delle ultime settimane, che hanno fatto emergere come il fronte progressista dell’Anm – AreaDg e Magistratura democratica – andrebbe dritto verso il totale rigetto di qualsiasi ipotesi di modifica della riforma, confermando la piena contrarietà a tutto il ddl costituzionale, mentre una parte della corrente conservatrice di Mi potrebbe anche essere disposta ad «ingoiare» con neanche troppa amarezza il sorteggio temperato.
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