IN PIAZZA PER SALVARE IL SSN
IL SSN sit-in in 39 città italiane.
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Da Bolzano a Catania, oggi in 39 città italiane medici e cittadini scendono in piazza in difesa del diritto alla salute e del servizio sanitario nazionale pubblico e universale. “Le cure che attualmente vengono fornite gratuitamente dal Ssn al paziente vengono messe a rischio da una lenta disgregazione del sistema di cure pubblico”, dichiara a Doctor33 Pierino Di Silverio, segretario nazionale Anaao-Assomed, il sindacato dei medici dirigenti del Ssn, a margine della presentazione a Roma della mobilitazione per il Ssn.
“Sono necessari interventi di tipo economico e legislativo: abbiamo bisogno di riformare la cura del paziente, di un’integrazione tra cure territoriali e ospedaliere, di investimenti, di rendere la professione più attrattiva per il professionista e più efficiente per il paziente”, prosegue Di Silverio.L’appello delle sigle sindacali presenti è univoco: arrestare la deriva verso la privatizzazione dei servizi sanitari e la frantumazione di un diritto che la Costituzione vuole assicurare anche attraverso la valorizzazione dei professionisti, veri garanti della salute delle persone che tale deriva mette sempre più a rischio. Dopo la presentazione, è stato organizzato un sit-in sotto il ministero dell’Economia e Finanza a Roma per difendere la sanità pubblica. Una scelta non casuale perché “il ministero della Salute è marginale rispetto a questi temi, chi comanda è il Mef e le regioni”, dichiara Guido Quici, presidente del sindacato dei medici Federazione Cimo – Fesmed. Con il ministero della Salute ”abbiamo un dialogo frammentato, ma forse il vero ministero è il Mef che non si rende conto che la sanità produce economia”, aggiunge Di Silverio.
L’iniziativa nasce dall’Intersindacale della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria insieme ad associazioni di pazienti e cittadini. Sotto al Mef sono arrivati anche semplici cittadini che hanno voluto solidarizzare con i medici e supportarli. “Mancano più di 15mila medici e dirigenti sanitari, più di 10mila medici di cure primarie e 3mila medici di continuità assistenziale. Ogni anno più di 3mila medici si dimettono dal pubblico per andare nel privato. La curva pensionistica registrata fino al 2026 mostra che andranno in pensione 25mila professionisti. La situazione è drammatica e, se non interveniamo subito, non saremo più in grado di garantire servizi ai cittadini”.
Così Andrea Filippi, segretario nazionale Fp Cgil medici e dirigenti del Servizio sanitario nazionale (Ssn). Il Def 2024 rappresenta la cartina di tornasole delle politiche sanitarie del Governo in carica, e l’occasione per capire quale modello assistenziale vuole adottare e quali politiche di tutela dei professionisti di cui pure, a parole, riconosce l’importanza per il rilancio della sanità pubblica. Il presente e il futuro della più grande infrastruttura civile del Paese, presidio di coesione sociale e unità nazionale, dipende da quante risorse si vorranno destinare alla sanità e da quale ruolo si vorrà riconoscere alle risorse umane che da troppi anni subiscono le conseguenze di pessime condizioni di lavoro.
“Bisogna valorizzare un sistema pubblico sempre più allo sfascio che prima o poi presenterà il conto ai cittadini”, sostiene Alessandro Vergallo, Presidente Nazionale AAROI-EMAC.
“È indispensabile e urgente che il governo stanzi un finanziamento straordinario per riuscire a salvare il Ssn. Ci sono 6 milioni di poveri, 8 milioni di persone in povertà relativa che, se vengono private anche della sanità, saranno veramente in ginocchio. Non possiamo accettarlo”, spiega Aldo Grasselli, Presidente FVM (Federazione Veterinari e Medici).
La questione di fondo è rintracciabile nella mancanza storica di politiche sanitarie strutturali e omogenee sul territorio nazionale, non frammentate in 21 rivoli regionali che da tempo scaricano sui professionisti le responsabilità dei disservizi vittime di una governance datata che condiziona ruoli, processi e relazioni in una cornice burocratica asfissiante. Gli eroi sono stati abbandonati nelle retrovie dai generali di un esercito disorganizzato – scrivono le sigle sindacali in una nota – con contratti di lavoro condannati ad essere sottoscritti a tempo scaduto, che non migliorano le condizioni di lavoro e che non tengono il passo con le retribuzioni Europee. Gli stessi fondi del PNRR rischiano di non essere utili al cambiamento strutturale se non si interviene attraverso un investimento deciso sulle risorse umane anche per prevenire la fuga dei professionisti in cerca di condizioni migliori.”Il problema principale è il sottofinanziamento del Ssn. Non si può ormai più assumere per un tetto che ormai è anacronistico e quindi i nostri medici fuggono”, sostiene Benedetto Magliozzi, segretario nazionale CISL Medici. Da qui l’appello di dirigenti medici, veterinari e sanitari al Governo di salvare il Ssn, “è ancora possibile”, sostengono.
Da Doctor33
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