ISRAELE SPARA PER FAR SLOGGIARE L’ONU DAL LIBANO
Ancora spari contro la base italiana dell'Unifil nel sud del Libano: altri due caschi blu feriti. Si tratta di militari cingalesi.
Sembra incredibile, ma a meno di 24 ore dall’attacco a tre basi UNIFIL gestite dall’Italia, e nonostante le forti proteste della comunità internazionale, l’esercito israeliano ha nuovamente aperto il fuoco contro un posto di osservazione delle Nazioni Unite nel sud del Libano. Lo stato ebraico si difende dalle accuse sostenendo di aver ordinato l’evacuazione dei caschi blu. Ma a che titolo Netanyahu comanda un contingente internazionale? A darne notizia sono i media libanesi e israeliani, che citano una fonte ONU secondo cui altri due caschi blu sarebbero rimasti feriti.
Questi ultimi, secondo quanto riferito dal portavoce della missione di peacekeeping dell’ONU, Andrea Tenenti, non sarebbero italiani, bensì cingalesi. Secondo il Times of Israel, l’esercito israeliano ha aperto il fuoco contro un posto di osservazione della forza di mantenimento della pace UNIFIL nella sua base principale a Naqoura. Al momento, l’IDF non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali.
L’unica dichiarazione finora è giunta dall’inviato israeliano alle Nazioni Unite, Danny Danon, il quale ha invitato l’UNIFIL a spostarsi “cinque chilometri più a nord per evitare pericoli con l’intensificarsi dei combattimenti”. L’ambasciatore ha sottolineato che “la situazione lungo la Linea Blu (ossia il confine tra Israele e Libano) rimane instabile a causa dell’aggressione di Hezbollah”.
“Israele non ha alcun desiderio di rimanere in Libano, ma farà ciò che è necessario per costringere il movimento sciita filo-iraniano ad allontanarsi dal confine, affinché gli sfollati israeliani possano tornare nelle loro case nel nord dello Stato ebraico”, ha aggiunto Danon.
La Cina ha “duramente condannato” Israele per l’attacco alla torre di osservazione dell’UNIFIL, che ha ferito le forze di peacekeeping dell’ONU in Libano, esprimendo “preoccupazione” per l’evoluzione della situazione.
La portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning, ha affermato che “qualsiasi attacco deliberato contro le forze di peacekeeping rappresenta una grave violazione del diritto internazionale umanitario e della risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza”. Ha aggiunto che “tali atti sono inaccettabili e devono essere fermati immediatamente”.
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