Anno: XXV - Numero 197    
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La commissione banche approva le consulenze a titolo gratuito

Bocciata la proposta correttiva del senatore Andrea de Bertoldi (FdI), che mirava a far applicare la legge sull'equo compenso per le prestazioni degli iscritti agli Ordini e Collegi professionali

La commissione banche approva le consulenze a titolo gratuito

 

Approvato questa mattina (quasi all’unanimità) il Regolamento della Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario, che recepisce l’emendamento presentato dal presidente della Commissione Bilancio del Senato Daniele Pesco (M5s), secondo cui i collaboratori esterni dell’organismo “prestano la propria attività, di norma, a titolo gratuito, fatto salvo il rimborso delle spese”, ma l’Ufficio di presidenza può deliberare “la corresponsione di un’indennità”, al posto del rimborso spese, il cui ammontare “non può superare, nel massimo, l’importo” del rimborso spese stesso. È stata, invece, dichiarata decaduta la proposta correttiva del senatore Andrea de Bertoldi (FdI), che mirava a far applicare la legge sull’equo compenso per le prestazioni degli iscritti agli Ordini e Collegi professionali. Il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, denuncia come sia stato ignorato il principio dell’equo compenso. «Siamo esterrefatti di fronte all’incoerenza del Parlamento sul tema dell’equo compenso. Nonostante gli appelli di tutto il mondo delle professioni, la Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario ha deciso deliberatamente di violare una legge dello Stato (e una mozione dello stesso Parlamento), che sancisce il principio dell’equo compenso per le prestazioni professionali, approvando un regolamento in base al quale i collaboratori esterni dell’organismo prestino la propria attività a titolo gratuito. La decisione poi di applicare l’eventuale corresponsione di un’indennità che non potrà essere superiore al rimborso spese appare offensiva della dignità e della qualità del lavoro professionale – aggiunge Stella. – Non dimentichiamo che la legge 107/2017 istitutiva della Commissione stabilisce un limite di 150 mila euro all’anno, che può essere incrementato del 30%, per le spese di funzionamento della Commissione. È evidente che una prestazione professionale possa rientrare in tale capitolo di spesa e, quindi, non si comprende il motivo che ha spinto la Commissione a non riconoscere un compenso equo ai collaboratori esterni». Il presidente del Consiglio nazionale degli attuari Giampaolo Crenca, sottolinea che “la posizione di tutti i professionisti è chiaramente totalmente contraria a tale approccio che non solo viola palesemente i dettami costituzionali e le norme sull’equo compenso, ma contrasta anche apertamente con il buonsenso ed il rispetto del lavoro e della persona umana”, aggiunge Crenca, alla guida di una categoria, quella degli attuari (1.061 iscritti all’Albo, ndr) che da “esperti di statistica, matematica applicata, probabilità, finanza e tecniche attuariali, nelle società di assicurazione e negli Enti pensionistici calcolano tariffe e accantonamenti e valutano i rischi”, e sia come liberi professionisti, sia come dipendenti operano “presso assicurazioni, Casse previdenziali, università, istituti di vigilanza come l’Ivass (assicurazioni) e la Covip (fondi pensione)” e, si chiude la nota, globalmente, in diversi rami del mondo finanziario e non. ‘Si rischia prestazioni professionali siano ora meno tutelate. Per il vicepresidente del Consiglio nazionale dei commercialisti Giorgio Luchetta, è “deprecabile” che sia “decaduta la proposta del senatore di FdI Andrea de Bertoldi, che mirava a far applicare la legge sull’equo compenso per iscritti a Ordini e Collegi. Da quanto apprendiamo, la decisione della Commissione si basa sull’assunto, obiettivamente inaccettabile, che le collaborazioni esterne non costituiscano anche prestazioni professionali. Il principio dell’equo compenso, peraltro, si basa innanzitutto su norme di derivazione costituzionali e civilistiche, che riconoscono il diritto al lavoratore autonomo a vedersi corrispondere un compenso proporzionato alla qualità e alla quantità del lavoro svolto, tenendo conto della natura, del contenuto e della prestazione fornita. E questo a prescindere dalla natura del soggetto cui viene resa. Oggi, questo principio è stato clamorosamente ignorato”, mentre “in questi giorni l’intero mondo delle professioni aveva sottolineato l’assurdità di una simile disposizione. La politica, che in altre sedi afferma di voler tutelare ed estender l’equo compenso, si è dimostrata sorda” alle istanze dei professionisti, il fatto costituisce un grave precedente. In sostanza, il Legislatore, contraddicendo se stesso, ha ammesso la possibilità di consulenze gratuite prestate per un organo costituzionale. Il rischio è che, d’ora in avanti, tutte le prestazioni professionali saranno meno tutelate”, prospettiva “contro la quale ci batteremo con tutte le forze”. Durissimo il senatore di Fratelli d’Italia (FdI), Andrea de Bertoldi “Oggi – rileva – con la votazione del Regolamento della Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario, si è consumato l’ennesimo affronto alle professioni e ai lavoratori autonomi. Avrebbe voluto un confronto chiaro, alla luce del sole, ma oltre ad aver impedito la diretta video, con un emendamento ‘ad hoc’ la maggioranza ha evitato il voto sull’emendamento che avevo presentato e che avrebbe consentito, nel pieno rispetto della legge, di applicare l’equo compenso a coloro che presteranno la loro professionalità alle attività della Commissione. E, invece, con il convinto e compatto sostegno di Pd e Lega, è passato un regolamento che viola la legge sull’equo compenso, prevedendo la gratuità per coloro che, iscritti a un Ordine, saranno chiamati a collaborare con la Commissione (grazie al via libera all’emendamento che ha come primo firmatario il presidente della commissione Bilancio del Senato, Daniele Pesco del M5s, ndr).

    Unica eccezione, la possibilità di un’indennità che però non potrà essere superiore al rimborso spese. Cambia il nome, ma la sostanza è la stessa. Senza considerare – conclude de Bertoldi – che la gratuità di fatto delle prestazioni potrebbe incidere sulla loro qualità”.

“Senza entrare nel merito della dialettica parlamentare – attacca il presidente di Federnotai Giovanni Liotta , riteniamo che si tratti dell’ennesima dimostrazione di quanto sia urgente lavorare di concerto ad una modifica univoca delle norme che disciplinano la materia del’equo compenso, onde evitare di continuare a procedere in ordine sparso, senza una bussola che ci orienti con sicurezza su un tema così delicato come il diritto dei lavoratori a una retribuzione dignitosa, esattamente come sancito dall’articolo 36 della nostra Costituzione. Auspichiamo, pertanto – aggiunge Liotta – di trovare anche in Italia Istituzioni attente e lungimiranti così come lo sono recentemente state quelle francesi e tedesche, nell’interesse della collettività, ovvero al fine di garantire non soltanto le categorie professionali coinvolte, ma anche i consumatori, che oggi – chiosa il vertice del sindacato dei notai – hanno difficoltà a comprendere i prezzi dei servizi e la qualità delle prestazioni”.

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