La Corte dei conti tenta lo scippo della giustizia tributaria
Avvocati tributaristi: "Inaccettabile, punta a preservare gli interessi dell’Erario e del Fisco a scapito dei cittadini contribuenti"
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Tutto nasce da una risoluzione del Consiglio di Presidenza della Corte, inviata due giorni fa al premier Giuseppe Conte dal presidente Angelo Buscema. “Nel solco del dibattito che si sta sviluppando intorno alla riforma della giustizia tributaria, la Corte dei Conti intende offrire, quale Magistratura posta dalla Costituzione a salvaguardia degli interessi dell’Erario, il proprio contributo al migliore esercizio della giustizia tributaria stessa”, si legge. “È urgente e imprescindibile una riforma della giustizia tributaria, nel rispetto delle attribuzioni costituzionali della Corte medesima”, perché il “giudice della spesa diventi anche giudice dell’entrata“. Una richiesta che Uncat, l’Unione nazionale delle camere degli avvocati tributaristi, ritiene “inaccettabile” Secondo i professionisti, “lo spostamento della giurisdizione tributaria ai giudici della Corte dei conti, nella permanenza delle attuali Commissioni tributarie di merito, e l’auto riconoscimento di competenza specifica e di esperienze settoriali, idonee a compensare il supposto deficit da parte degli attuali amministratori della giustizia tributaria, destsorpresa nella misura in cui il trapasso ai giudici contabili delle funzioni giurisdizionali tributarie appare apertamente orientato a preservare gli interessi dell’Erario e del Fisco a scapito dei cittadini contribuenti, della cui figura e della cui pari dignità processuale, più volte riconosciuta dalla Corte Costituzionale, non v’è alcun cenno nella Risoluzione”. Non sembra plausibile ad Uncat che la sostituzione “fino ad esaurimento dei ruoli” degli attuali giudici con i magistrati della Corte dei conti possa portare con sé il segno della discontinuità col passato a garanzia della terzietà, imparzialità e indipendenza del giudice tributario da ogni parte reclamata. Terzietà imparzialità ed indipendenza che appaiono principi destinati ad essere sacrificati rispetto agli obiettivi del raggiungimento delle entrate quale premessa logico-economica essenziale della spesa. In nome dei principi ispiratori del proprio Statuto – sostengono i tributaristi -a salvaguardia dei diritti dei contribuenti, Uncat si dichiara, pertanto, contraria ad un’eventuale curvatura del Governo e/o del Parlamento verso una scelta che affidi le sorti dei giudizi contenziosi tributari ad organi che abbiano contestuale competenza anche in altre giurisdizioni. La specialità e l’esclusività della giurisdizione tributaria costituiscono un patrimonio del nostro ordinamento giuridico che deve essere difeso in quanto assicura che l’esercizio della giurisdizione non sia condizionato da esigenze superiori e, comunque, distinte dai principi di capacità contributiva (art. 53), solidarietà (art. 2), tutela del diritto di difesa (art. 24) e giusto processo (art. 111). Ribadisce, inoltre, l’urgenza di provvedere alla riforma della Giustizia tributaria secondo le linee proposte da Uncat ed approvate da tutta l’Avvocatura in sede congressuale, come migliore garanzia della conservazione di questi principi costituzionali.
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