LA POLITICA STABILISCA REGOLE CERTE PER LA SANITÀ
Obiettivo, integrare al meglio i servizi offerti dalla sanità pubblica a diretta gestione della ASReM e sanità privata accreditata convenzionata
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È nota la contrapposizione tra sanità pubblica a diretta gestione della ASReM e sanità privata accreditata convenzionata, quest’ultima pilatro come l’altra del Sistema Sanitario Nazionale e rappresentata in Molise da strutture che erogano, senza alcun costo aggiuntivo per i pazienti, prestazioni di assoluta qualità in favore dei cittadini del territorio e anche di quelli provenienti da fuori regione.
“Una contrapposizione inconcludente e sterile – ha ribadito il dott. Elio Gennarelli, componente della Giunta Confprofessioni Molise, Settore Sanità – L’appello alla ‘politica’, obbligata a stabilire regole certe per integrare al meglio i servizi offerti, compresa l’attività di pronto soccorso nei centri individuati come HUB, quali riferimento per le patologie tempo dipendenti, con una definizione preventiva del badget, e cioè dei tetti di spesa a disposizione delle strutture private convenzionate, con contratti che non possano esporre a contenziosi giudiziari di fine anno, o addirittura alla sospensione dei servizi erogati. Il problema semmai – ha aggiunto Gennarelli – è rappresentato da un considerevole aumento delle prestazioni a pagamento, che vengono definite out of pocket, quelle che i cittadini, che possono, sono costretti a pagare di tasca propria, e che vengono effettuate anche all’interno delle strutture “pubbliche” in regime di libera professione intramoenia da parte degli operatori sanitari, e la rinuncia alle cure dei cittadini più fragili economicamente, che comunque il Servizio Sanitario Nazionale pagherà nel tempo in termini di maggiori ricoveri e complessità di terapie. Una chiara violazione dei principi di universalità, uguaglianza e equità, in altri termini unitarietà dei livelli di assistenza su tutto il territorio, equità d’accesso ai servizi per tutti i cittadini e solidarietà fiscale quale forma fondamentale di finanziamento del sistema, principi su cui si basa il medesimo Servizio Sanitario istituito con la legge n.833 del 1978.
Intanto l’aumento delle prestazioni pagate di tasca propria è legato soprattutto a due fattori: la difficoltà di garantire prestazioni nei tempi previsti dai LEA ai pazienti per via della cronica carenza di specialisti e la scarsa attrazione del Servizio Sanitario Nazionale per gli specialisti a causa delle retribuzioni ritenute non adeguate da parte degli operatori e che in effetti pongono l’Italia negli ultimi posti dei paesi europei, problema in realtà comune a tutte le categorie di lavoratori.
Nel Molise le criticità della sanità rappresentano una “malattia cronica” che ha determinato una sofferenza debitoria pluriennale e che ha comportato il commissariamento del comparto al fine di predisporre un piano di rientro dal debito, con correlate imposte aggiuntive per tutti i cittadini, i professionisti e le imprese, come le addizionali IRPEF, gli aumenti delle accise sui carburanti e l’IRAP, penalizzando ulteriormente le attività produttive già investite da una crisi senza precedenti, per le note vicende della epidemia Covid e la guerra in Ucraina.
Necessaria – ha continuato l’esponente di Confprofessioni – una riflessione approfondita che non può prescindere da una pro-grammazione a medio e a lungo termine, che tenga conto anche della evoluzione tecnologica in medicina che ha abbreviato drasticamente i tempi di degenza e che richiede investimenti rilevanti in attrezzature, per cui diventa più importante per il paziente la qualità della prestazione e non la vicinanza dell’ospedale. Basterebbe ancora una volta far riferimento e finalmente dare attuazione a quanto è stato chiaramente legiferato nel decreto n. 70/2015 di attuazione del tanto vituperato Balduzzi n. 158 /2012 convertiro in legge n. 189/2012, che definisce ‘gli standard qualitativi, strutturali, tecno-logici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera’. Inoltre, al fine di garantire la tutela della salute, di cui all’articolo 32 della Costituzione, bisogna procedere alla definizione, in modo uniforme, degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi delle strutture sanitarie dedicate all’assistenza ospedaliera. Tutte le strutture sanitarie che concorrono a garantire gli obiettivi assistenziali debbono operare secondo il principio della efficacia, qualità e sicurezza delle cure, dell’efficienza, della centralità del paziente e dell’umanizzazione delle cure, nel rispetto della dignità della perso-na. Il riequilibrio dei ruoli tra ospedale e territorio e una più adeguata attenzione alle cure graduate costituiscono oggi gli obiettivi di politica sanitaria verso cui i sistemi sanitari più avanzati si sono indirizzati per dare risposte concrete a nuovi bisogni di salute determinati dagli effetti delle tre transizioni – epidemiologica, demografica e sociale – che hanno modificato il quadro di riferimento negli ultimi decenni. Un tale cambiamento strutturale e organizzativo determina una inevitabile ridistribuzione delle risorse che può essere oggettivamente ed equamente effettuata attraverso la valutazione dei volumi e della strategicità delle prestazioni, delle performance e degli esiti clinici”.
Appare quindi evidente a Confprofessioni Molise che alla base di qualsiasi valutazione e piano operativo non si possa prescindere da un fondamentale controllo di gestione e da una programmazione a lungo termine che superi i campanilismi e i localismi, così come avviene per ogni azienda privata.
“In una ottica di più lungo periodo – ha rimarcato il dott. Gennarelli – riteniamo necessario anche un sostanziale finanziamento delle borse di specializzazione a carico della Regione, così come hanno da tempo fatto altre Istituzioni, obbligando poi gli specialisti così formati a lavorare sul territorio per un numero di anni confacente. E’ importante che ai giovani molisani venga data questa opportunità con stabilità di occupazione e prospettive di formare una famiglia, per un rilancio sociale ed economico che inverta una rotta di spopolamento e impoverimento economico, culturale e di relazioni, e che consenta in buona sostanza – ha concluso – benessere e anche sicurezza sociale”.
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