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LA RAGIONERIA FERMA IL DDL MALATTIA

Confprofessioni. Il diritto alla salute non sia sottoposto a logiche contabili. Cup: il Ddl malattia dei professionisti deve andare avanti. Commercialisti. Il parere della Ragioneria fa sentire le categorie abbandonate,

LA RAGIONERIA FERMA IL DDL MALATTIA

La Ragioneria generale dello Stato ha contestato la mancata previsione di copertura finanziaria nel disegno di legge sul differimento delle scadenze per il professionista malato, o infortunato, esprimendo così “parere contrario all’ulteriore corso del provvedimento”. Il testo, giunto nelle ultime ore, mette in bilico il prosieguo dell’iniziativa legislativa all’esame della Commissione Giustizia del Senato: si evidenzia come “dai dati del monitoraggio al 31 ottobre 2020 sulle denunce da Covid-1, si può ipotizzare di calcolare una percentuale del tasso di denunce di infortunio pari al 3%, e che dalla proposta normativa deriverebbe un effetto finanziario negativo pari a circa 236,3 milioni”. E non vengono calcolati, poi, si legge nel documento della Rgs, “gli effetti dello slittamento temporale delle entrate tributarie, contributive e assicurative”. Il disegno  di legge (molto sostenuto dal mondo professionale che ne invoca l’approvazione, per consentire ai lavoratori autonomi di potersi curare senza il ‘peso’ degli adempimenti) è trasversale, primo firmatario il senatore di FdI Andrea de Bertoldi, ma sottoscritto da esponenti di tutti gli schieramenti politici all’interno della Consulta dei parlamentari commercialisti. Secca la replica  del  presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, “In un periodo – obbietta – così drammatico, dove centinaia di professionisti sono stati colpiti dal Covid – 19 e hanno dovuto sospendere la propria attività a causa della pandemia, non ci si può nascondere dietro le rigidità della finanza pubblica. Non solo. La sospensione della decorrenza di termini relativi ad adempimenti a carico del libero professionista in caso di malattia o di infortunio rappresenta una forma di garanzia per il cliente nei confronti del fisco e della pubblica amministrazione» aggiunge Stella. «In gioco non c’è solo la salute dei professionisti, ma anche la salute economica di imprese e cittadini. Alla luce degli infortuni causati dal Covid, il parere della Ragioneria dello Stato ha il sapore di una beffa; in particolare per i medici e per tutte le professioni che si sono trovate in prima linea a combattere il virus – aggiunge Stella – Credo tuttavia che ci sia ancora spazio per individuare un’adeguata copertura finanziaria, non solo perché anche i professionisti contribuiscono alla fiscalità generale, ma perché è una questione di civiltà per il nostro Paese”. Durissimo il vertice del Cup “Per la Costituzione – dice Marina Calderone, Presidente del Comitato Unitario delle Professioni – la salute è un diritto fondamentale degli individui. Quindi anche quella dei professionisti che nell’anno della pandemia non sono stati risparmiati dalle conseguenze peggiori del contagio da Covid-19. Pertanto, una legge che rinvia i termini degli adempimenti in caso di malattia non può essere accantonata perché ritenuta causa di ipotetico mancato gettito per le finanze dello Stato. Gli iscritti agli ordini meriterebbero ben altra considerazione per avere garantito all’erario, comunque, l’atteso gettito fiscale” Il vicepresidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Giorgio Luchetta, si augura “ che si trovi una via percorribile per far andare in porto un disegno di legge che punta, finalmente e meritoriamente, a fornire tutele che i professionisti italiani attendono da anni. il testo – aggiunge – ha il pregio non comune di godere dell’appoggio trasversale di tutte le forze politiche, per una volta unite a sostegno di un settore, quello delle libere professioni, troppe volte ignorato. Con la decisione della Ragioneria generale dello Stato i professionisti si sentono abbandonati – conclude Luchetta. Per il numero due dei commercialisti “sono sempre più numerosi i colleghi che quotidianamente ci scrivono per denunciare situazioni che compromettono la possibilità di adempiere al proprio lavoro perché il Covid ha decimato gli studi professionali. Tuttavia, anche in questa drammatica situazione, la preoccupazione dei commercialisti resta quella di garantire la qualità della prestazione professionale al cliente e, al contempo, la tutela della professione”.

 

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