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LA RIFORMA CARTABIA È PEGGIORATIVA

Lo ha detto la Presidente del Cnf durante l'Inaugurazione dell'anno giudiziario dell"Avvocatura "sempre più spesso, vittima di minacce perché identificata con le parti assistite"

LA RIFORMA CARTABIA È PEGGIORATIVA

“A poche settimane dall’entrata in vigore di gran parte delle norme che regolano il nuovo processo civile, oltre ad essere evidenti i denunciati difetti di coordinamento tra le fonti, è emersa in maniera chiara l’attuale inadeguatezza di strutture e di risorse. La stessa inadeguatezza che ancora impedisce l’attuazione delle norme che invece regolano il nuovo processo penale”. L’inadeguatezza delle Riforme Cartabia, “peggiorative” per i diritti della difesa, è uno dei due temi al centro del discorso della Presidente del Consiglio nazionale forense Maria Masi per l’Inaugurazione dell’anno giudiziario forense in corso questa mattina presso il Museo Maxi di Roma alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella.

L’altro è la rivendicazione della funzione dell’Avvocatura “sempre più spesso, vittima di minacce perché identificata con le parti assistite”. “Nella narrazione quotidiana – prosegue Masi -, per la -distorta, purtroppo non rara, opinione pubblica, l’avvocato è complice del criminale o peggio difensore non dell’uomo, della persona, bensì del crimine. In altri paesi, non lontani dal nostro, gli avvocati, in quanto difensori di diritti non riconosciuti sono perseguitati, torturati, uccisi, esattamente come chiunque si ribelli al sistema soprattutto se giovani, se donne”.

Masi ha poi ricordato l’Avvocato siciliano Enzo Fragalà ucciso a bastonate sotto il suo studio oltre dieci anni fa. “Solo pochi giorni fa – ha affermato – la Corte di Cassazione ha confermato, in via definitiva, la condanna dei suoi assassini. Fragalà, punito con l’assassinio per il suo costante e forte impegno contro la mafia oltre i processi. Un segnale “punitivo” che la mafia ritenne di dover dare all’Avvocatura”.

Il Cnf ha poi reso noti gli ultimi dati sulla composizione dell’Avvocatura. Ad oggi si è praticamente raggiunta la parità di genere tra gli iscritti agli ordini forensi. Su 244.637 avvocati totali, ci sono 116.342 donne e 128.295 uomini, rispettivamente il 47,56 per cento e il 55,44 per cento degli iscritti. Il maggior numero di avvocati esercita al Sud, seguito dal Nord est, dal Centro e infine dal Nord ovest. In tutte le aree geografiche, inoltre, gli avvocati under 50 sono più numerosi degli over 50, rappresentando oltre la metà degli iscritti. Infine, i praticanti iscritti nell’apposito registro sono oggi 56.057, di cui le donne rappresentano oltre il 60 per cento, con un calo rispetto a marzo 2022 di 3 punti percentuali.

“Nel processo civile – prosegue Masi – l’esercizio dell’attività di difesa rischia di essere e di diventare ancora più marginale, esposta irragionevolmente ad essere giudicata temeraria. Riti disseminati di decadenze, oneri, spettri di inammissibilità rendono l’ambito di operatività inquinato da troppe variabili. Nel penale il rischio è ancora più grande, soprattutto in tema di impugnazioni, quando legittimamente il difensore esigerà di esercitare in pieno e fino in fondo il suo mandato che consiste appunto nell’esercizio del diritto di difesa”.

“Nel penale – continua – il rischio è ancora più grande, soprattutto in tema di impugnazioni, quando legittimamente il difensore esigerà di esercitare in pieno e fino in fondo il suo mandato che consiste appunto nell’esercizio del diritto di difesa”.

Bersaglio polemico anche il cd ‘efficientismo‘ della giustizia perseguito con le riforme. “L’imperativo poco categorico – afferma Masi – ma molto autoritario delle esigenze di statistica mina sicuramente i diritti dei cittadini, ridimensiona e sacrifica la funzione dell’avvocato ma rischia anche di trasformare il magistrato in burocrate. E non è certamente questo che renderà la nostra giustizia efficiente ed efficace tempestiva e giusta”.

IL VIDEO DELLA CERIMONIA CON TUTTI GLI INTERVENTI

 

Tratto da Il Sole 24 Ore

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