LA SANITÀ DEVE RESTARE PUBBLICA
L'Istituto Piepoli ha interpellato gli italiani per conto della Federazione degli ordini dei medici (Fnomceo). Il risultato è un plebiscito a favore del Servizio sanitario nazionale. Non solo: per nove cittadini su dieci la sanità dovrebbe essere una priorità di Governo nella Legge di bilancio
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La stragrande maggioranza degli italiani sembra consapevole di quanto prezioso sia, nonostante le criticità, il Servizio sanitario nazionale.
Per oltre tre italiani su quattro infatti, a prescindere dall’area geografica di appartenenza, la sanità deve essere prevalentemente pubblica. Per il 90% deve essere una priorità del Governo nella Legge finanziaria e per il 37% merita addirittura il primo posto.
È questo il “sentimento” degli italiani fotografato dall’indagine su cittadini e medici realizzata dall’Istituto Piepoli per la Fnomceo, la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri. I risultati dell’indagine sono stati presentati lunedì 23 ottobre nell’ambito del Convegno “Valore salute: Ssn volano di progresso del Paese. I 45 anni del Servizio sanitario nazionale, un’eccellenza italiana” (a Roma il 23 e 24 ottobre).
Il sondaggio è stato condotto con interviste telefoniche e via web su un campione di mille persone, rappresentativo degli italiani di età compresa tra 15 e 75 anni, con un oversampling di duecento interviste nella fascia d’età tra 15 e 19 anni, e un campione di trecento medici e odontoiatri.
Servizio sanitario promosso. Stando ai risultati dall’indagine, la maggioranza degli italiani (54%) promuove il Servizio sanitario regionale, ma con grandi differenze territoriali: se al nord si raggiungono picchi del 69% di soddisfazione, al sud e nelle isole ci si ferma a quota 41%. Non sorprende, allora, che quando si chiede chi debba guidare la sanità tra Stato e Regioni, al nord prevale il modello concentrato sulle seconde mentre al sud si chiede un intervento statale.
Un italiano su quattro non riesce a pagare le prestazioni sanitarie. In media, gli italiani risparmiano il 10% delle proprie entrate per destinarlo a eventuali spese sanitarie, ma quasi uno su quattro (il 23%) non riesce a farlo, tanto che circa 3 milioni di italiani ammettono che, quando devono usufruire di prestazioni sanitarie a pagamento, rinunciano a curarsi.
Aumenta il fenomeno della “migrazione sanitaria”: sempre più cittadini si spostano in altre Regioni alla ricerca di centri di eccellenza. Il 63% degli intervistati percepisce questo problema con riferimento al proprio territorio, con punte del 79% al Sud e nelle isole. La stragrande maggioranza degli italiani, il 93%, vorrebbe, per questa ragione, un aiuto dallo Stato; e oltre otto persone su dieci, trasversalmente su tutto il territorio nazionale, vorrebbero un’organizzazione sanitaria che porti l’eccellenza dove vive, senza per forza essere costretti a “viaggi della speranza”, costosi in termini di denaro, tempo ed energie.
Un settore che crea ricchezza. Nonostante le difficoltà, l’assistenza sanitaria è ritenuta sufficiente da una larga parte degli italiani (il 67%), che in maggioranza la vedono come un settore in grado di generare ricchezza sul quale investire e non come un semplice costo; ritengono però che, al contrario, la gestione dei servizi risponda più alle esigenze di bilancio che a quelle di salute.
Sanità in cima alle priorità. Il 90% degli italiani è convinto in ogni caso che nella Legge finanziaria la sanità debba essere al primo posto o tra le priorità principali del Governo. Tra gli interventi da mettere in atto per migliorare l’assistenza, il 55% di coloro che non ne sono soddisfatti propongono di agire sul personale, aumentandolo, il 42% vogliono aumentare i finanziamenti, il 38% migliorare le organizzazioni.
«Gli italiani promuovono la sanità italiana – osserva Livio Gigliuto presidente esecutivo dell’Istituto Piepoli – ma evidenziano il bisogno di risolvere i divari territoriali tra nord e sud, e per questo chiedono con forza che la sanità sia prioritaria nelle scelte del Governo. Aperti anche al digitale e a un uso consapevole dell’intelligenza artificiale – aggiunge – non sono però disposti a rinunciare al rapporto diretto con il medico, oltre che alla possibilità di scegliere personalmente il medico di famiglia».
Medici in difficoltà, guardano all’estero. Quanto ai medici intervistati l’83% dice di essere ancora attaccato alla propria professione, ma le difficoltà tra le quali lavorano (più di un medico su tre dichiara di non avere a disposizione il tempo di cui avrebbe bisogno per occuparsi dei pazienti) spingono il 40% del campione intervistato a valutare l’opportunità di andare all’estero. Nonostante ciò, quella del medico è ancora una professione che resta attrattiva tra i giovani: il 57% del campione tra i 15 e i 24 anni ha preso in considerazione la possibilità di formarsi per essere un professionista della salute.
«Oggi i cittadini chiedono allo Stato e alle Regioni di lavorare insieme – commenta infine il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli – per superare le diversità di trattamento Nord–Sud, ma anche centro e periferia, tra ricchi e poveri, tra chi ha un più alto livello di istruzione e uno più basso. La sanità del futuro dovrà essere pubblica, partecipata, adeguatamente finanziata, con un numero adeguato di professionisti e organizzata per rispondere efficacemente agli obiettivi di salute dei cittadini. Una sanità che valorizzi le competenze dei professionisti anche nella governance e organizzazione dei servizi e consenta ai cittadini di utilizzare le eccellenze sanitarie nel territorio in cui vivono. Una sanità diversa da quella aziendalistica, dove ogni individuo non si senta un numero, un estraneo, uno straniero, ma una persona accolta che possa affidare la propria salute ai professionisti con fiducia nel pieno rispetto della dignità che si deve a ogni persona umana. Insomma – conclude Anelli – torniamo a sognare un sistema che affronti la malattia come un problema di tutti, che si prenda carico della persona che soffre e non la lasci mai sola, che infonda speranza e fiducia nella scienza per affrontare la sofferenza e aumentare il benessere».
Tratto da Adnkronos
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