LE POLITICHE ATTIVE NECESSARIE PER LA RIPRESA
Le motivazioni argomentate nella ricerca della Fondazione Studi CdL in occasione dell’evento in ricordo del giuslavorista Marco Biagi
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Una spesa per le politiche attive che nell’ultimo decennio si è contratta del 4,6% in termini reali, con gli investimenti destinati alla formazione che si sono quasi dimezzati, a vantaggio di incentivi sulla nuova occupazione che hanno mostrato invece scarsa efficacia e valore aggiunto. Sono i dati che emergono dalla ricerca “Ripensare le politiche attive per superare la crisi e far ripartire il Paese”, elaborata dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, che sarà illustrata nel corso dell’evento “A 20 anni dal Libro Bianco del lavoro. L’attualità del pensiero di Marco Biagi nell’odierna crisi del lavoro” in ricordo del giuslavorista e del suo impegno per la riforma del mercato del lavoro italiano. Da qui la proposta dei Consulenti del Lavoro di interventi urgenti sull’occupabilità dell’offerta per recuperare i lavoratori più fragili rinforzando le politiche per il lavoro in Italia che si presentano in larga parte inadeguate a fronteggiare l’emergenza occupazionale.
“Il focus sulle politiche attive per il lavoro è fondamentale per poter pensare a una ripresa organica dell’occupazione e, di conseguenza, dell’economia. Ben venga allora l’apertura del Governo Draghi a investire sull’assegno di ricollocazione purché si tenga presente che la platea dei destinatari al momento comprende solo la metà dei disoccupati involontari – afferma Marina Calderone, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro e del Comitato Unitario delle Professioni –. Necessario incidere sulla qualità dell’offerta più che sull’incentivazione della domanda attraverso formazione e riqualificazione, diminuendo il divario tra posizioni ricercate e competenze disponibili”.
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