L'EQUO COMPENSO È OBBLIGATORIO
Il Consiglio di Stato boccia l'avviso pubblico del febbraio 2019 del Ministero dell'Economia e delle Finanze che aveva previsto il conferimento a titolo gratuito di incarichi di consulenza a professionalità altamente qualificate per ricevere supporto specialistico.
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Con la sentenza 7442/2021 ha accolto l’appello degli ordini forensi di Roma e Napoli, riformando la sentenza del Tar capitolino n. 11410/2019 e così annullando l’avviso. Secondo i giudici di Palazzo Spada, nel quadro costituzionale ed eurounitario vigente, pur potendo il professionista scegliere di lavorare a titolo gratuito (nonostante le disciplina interna in materia di equo compenso applicabile anche alle Amministrazioni), la formazione degli elenchi dai quali attingere deve essere improntata ai principi cardine di prevedibilità, certezza, adeguatezza, oggettività e imparzialità. Tutti elementi che mancavano nell’avviso del Mef.
Per garantire la tenuta costituzionale del sistema delle prestazioni gratuite richieste dalle PP.AA. insomma, occorre un meccanismo procedimentale che offra garanzie idonee sul fatto che l’azione amministrativa in concreto sia ispirata a criteri, canoni e regole di assoluta imparzialità nella selezione e nella scelta.
Una vittoria anche per il Presidente del Coa di Napoli Antonio Tafuri e quello romano Antonino Galletti, che prendono atto con soddisfazione dell’esito favorevole, ringraziando i difensori, gli Avvocati Giorgio Leccisi e Antonio Cordasco. «Viene annullato in toto un sistema di selezione incredibile – si legge in una nota dei due Ordini Forensi – avverso il quale abbiamo ritenuto doveroso lottare anche in sede giudiziale».
Nonostante il successo però, «è improcrastinabile un nuovo intervento legislativo – prosegue la nota – per impedire definitivamente affidamenti gratuiti che ledono il decoro e la dignità della professione forense». Secondo Galletti, «la tesi che il compenso debba essere equo soltanto laddove sia in concreto previsto lascia sinceramente basiti ed impone di intervenire al legislatore per impedire con la gratuità di aggirare la disciplina sull’equo compenso».
Non solo. «Quale sarebbe il vantaggio del professionista di lavorare gratis? si chiede il Presidente del COA Roma – non vorremmo che dietro il pretesto del prestigio il MEF possa prestare il fianco in talune circostanze all’emergere di interessi meno limpidi come il traffico d’influenze”. Aggiunge Tafuri: “La nostra iniziativa è stata premiata, ma occorre intervenire al più presto per garantire la qualità delle prestazioni professionali ed il diritto al compenso dei professionisti».
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