MALATTIA DEL PROFESSIONISTA UN VULNUS DA SANARE
Il Consiglio dei Consulenti, nell’audizione sulle disuguaglianze prodotte dalla pandemia, sostiene gli emendamenti che tutelano il professionista in caso di contagio
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L’emergenza epidemiologica da Covid-19 ha evidenziato tutte le criticità del sistema di protezione sociale del nostro Paese e le differenti tutele esistenti tra le diverse tipologie di lavoratori, soprattutto gli autonomi, sprovvisti di garanzie di fronte all’insorgere di malattie che gli impediscano di portare a termine gli adempimenti. Per porre fine a queste disuguaglianze sociali è necessario riconoscere anche a partite Iva e professionisti affetti da Coronavirus o posti in quarantena a scopo cautelare il diritto alla tutela per malattia e infortunio, nonché la possibilità di astenersi dal lavoro senza incombere in responsabilità professionali per il mancato assolvimento degli obblighi verso la Pubblica Amministrazione. A ribadirlo il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro ieri nel corso dell’audizione presso la Commissione Lavoro della Camera dei Deputati in cui ha presentato alcune proposte con cui rispondere alle nuove disuguaglianze prodotte dalla pandemia nel mondo del lavoro. Con l’occasione la Categoria ha ricordato come nell’ultimo anno tantissimi lavoratori autonomi abbiano continuato a lavorare anche durante le restrizioni, con il rischio di contrarre l’infezione, in ragione dell’importanza e della pubblica utilità delle loro attività professionali e dell’assenza di adeguate tutele nei loro confronti. Per poi rimarcare la necessità di concretizzare i provvedimenti esistenti in materia in Parlamento, come l’emendamento per la conversione in legge del decreto “Sostegni” di cui è prima firmataria la Presidente della Commissione Lavoro del Senato, Susy Matrisciano, che esclude il professionista dalla responsabilità professionale e da quella per inadempimento, anche da parte del cliente, in caso di ricovero ospedaliero o quarantena che impediscano il rispetto dei termini considerati perentori o decadenziali. La proposta era stata infatti già anticipata dalla senatrice nel corso dell’intervista per la rubrica della web tv dei Consulenti del Lavoro “Fondazione Studi incontra” assieme alla Presidente del CNO e del CUP, Marina Calderone, la quale aveva sottolineato l’urgenza di sanare un vulnus dell’ordinamento e valorizzare il lavoro libero professionale. “La Categoria non si è mai tirata indietro durante la pandemia – aveva sostenuto la Presidente – mettendo in sicurezza aziende e lavoro, ma la complessità di questo periodo richiede uno snellimento delle procedure per consentire a tutti i professionisti che svolgono il proprio lavoro con grandi responsabilità, di ammalarsi senza creare danni ai loro assistiti”. L’auspicio è che la conversione in legge del decreto possa porre fine ad eventuali sanzioni per un’assenza dal lavoro dovuta a situazioni di fragilità
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