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Meno tasse sugli investimenti delle casse

Almeno 3,5% attivi deve andare in quote, o azioni di Fondi. Ma la norma non convince l’Adepp.

Meno tasse sugli investimenti delle casse

Operazioni finanziarie delle Casse previdenziali dei professionisti ‘detassate’, a patto che investano “almeno il 3,5% degli attivi in quote, o azioni di Fondi per il venture capital”. È quanto prevede un articolo della bozza del Decreto crescita, che presto andrà all’esame del Consiglio dei ministri.

L’attuale assetto normativo, viene ricordato, “già consente agli Enti privati di previdenza obbligatoria di accedere a tali strumenti per effettuare investimenti in economia reale”, fermo restando che “l’investimento in economia reale è volto al finanziamento delle imprese, tramite investimenti in titoli di capitale, obbligazioni corporate, Oicr, Fia immobiliari e altri fondi d’investimento alternativi”. Modificando una legge del 2016, perciò, si “condiziona” l’esenzione fiscale, prevista da tale disciplina, al “possesso di una quota minima di investimenti in economia reale”.

Dal punto di vista delle casse dello Stato, si legge nella relazione tecnica, l’intervento “si traduce in un non quantificabile ‘a priori’ effetto positivo, per via della minore esenzione fiscale complessiva che i contribuenti potrebbero ottenere”.

Ma per l’Adepp nella norma ci sono ‘contraddizioni su investimenti’.

“Tenendo presente che gli investimenti in venture capital sono tendenzialmente rischiosi ed illiquidi”, si nota una “contraddizione” che stabilisce che, per accedere al beneficio in termini di detassazione, fissato da una legge del 2016, gli Enti debbano effettuare operazioni finanziarie per “almeno il 3,5% degli attivi in quote, o azioni di fondi per il venture capital”, considerato “l’invito” degli organismi vigilanti delle Casse ad “effettuare investimenti liquidi”, in coerenza con “la nostra funzione di protezione del reddito che ci viene affidato – rileva il presidente dell’Associazione Alberto Oliveti, per restituirlo sotto forma di prestazioni previdenziali”.

Perplesso anche il presidente della Cassa di previdenza dei dottori commercialisti (Cnpadc) Walter Anedda “sorpreso” alla lettura del capitolo del Decreto, “Credo – dice – si sia sottovalutato un aspetto”, scrivendo la norma del Decreto crescita che vincola l’esenzione fiscale per le operazioni finanziarie degli Enti previdenziali privati all’investimento di “almeno il 3,5% degli attivi in quote, o azioni di Fondi per il venture capital”, ossia che “non tutte le Casse possano permettersi, in termini di ripartizione del rischio, soprattutto del cosiddetto ‘rischio di illiquidità’, di destinare un ammontare minimo ad investimenti illiquidi”.

Giudizio positivo, invece, dall’Enpab. “Aspettiamo da tempo rileva – la presidente Tiziana Stallone – di poter destinare il 5% dei nostri rendimenti patrimoniali all’ampliamento dei perimetri del welfare che eroghiamo agli iscritti”, anche perché così le Casse “utilizzerebbero maggiori risorse per prevenire le difficoltà dei professionisti”, avviando più misure di sostegno al lavoro. ci auguriamo possa finalmente andare in porto”, chiosa.

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