Anno: XXV - Numero 218    
Mercoledì 27 Novembre 2024 ore 13:40
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FIMMG PRONTA ALLO SCIOPERO

Nel Milleproroghe segnali positivi ma non basta

FIMMG PRONTA ALLO SCIOPERO

Subito un atto di Indirizzo per definire il contratto della medicina generale o la categoria entro marzo, chiuso il congresso straordinario, inizierà subito uno sciopero con le Regioni nel mirino. Il Segretario Generale Fimmg Silvestro Scotti a Doctor 33 conferma che il sindacato chiave dei medici di famiglia è pronto a dichiarare lo stato di agitazione entro due settimane se non si affronta il rinnovo del contratto 2019-21, che – come dice il nome- nasce già scaduto. Per intraprendere la trattativa con la Sisac è necessario che le regioni emanino quell’Atto che non arriva. È arrivato però per la dirigenza medica, i tavoli per i medici ospedalieri iniziano nei prossimi giorni. Inoltre, c’è già una bozza di atto di indirizzo per un’altra categoria di medici convenzionati, gli specialisti ambulatoriali. Ma a medici di famiglia e pediatri non giungono cenni da Commissione Salute delle Regioni e Conferenza delle Regioni. Scotti si fa portavoce del malessere di circa 50 mila convenzionati (inclusi continuità assistenziale, servizi, medicina penitenziaria, medici in formazione che possono entrare nelle graduatorie), e parla di disparità inaccettabili nell’integrazione tra ospedale e territorio. Dà tempo fino alla prima settimana di febbraio, a ridosso delle elezioni, poi convocherà il Consiglio Nazionale e dichiarerà l’agitazione, propedeutica a uno sciopero che potrebbe interessare, in date diverse, tutte le regioni. Qualcosa che c’è appena stato nei paesi intorno a noi, ma che in Italia potrebbe pungere di più. «C’è un problema di carenza di medici di famiglia in tutti i paesi europei, siamo pochi e affrontiamo da anni una mole di lavoro crescente senza adeguate gratificazioni. Ci sono stati scioperi in Francia e Spagna; nella Regione di Madrid stanno per saltare le case di comunità perché i medici di assistenza primaria, dipendenti dell’autonomia, appena trovano una chance nel privato vanno via. E qui ancora qualcuno nelle regioni ci dice che la dipendenza per noi è opzione elettiva. Il medico di famiglia italiano è il capro espiatorio di tutte le inefficienze della sanità. Se i pronti soccorso sono intasati i colpevoli siamo noi che non abbiamo dato risposte in prima battuta. Però durante le partite del Napoli i Ps sono vuoti e lo sono anche i nostri studi, ciò significa che non c’è un buco assistenziale sul territorio all’origine della pressione sugli ospedali. Poi sui media viene fuori che gli italiani continuano a comprare farmaci di marca pagando una differenza di un miliardo in più rispetto al generico e qualcuno ci addita, noi medici di famiglia, come quelli che prescrivono il “brand”. Ma oggi, nella ricetta elettronica, la nostra prescrizione non si legge: l’utente porta un numero al farmacista, che nelle ripetizioni è tenuto a proporre sempre la sostituzione con un equivalente. Se il cittadino declina quella proposta e paga la differenza – perché è anziano, non vuole cambiare, ha in mente un nome commerciale su tutti -non è colpa degli operatori del servizio sanitario».

Quindi vi muovete senza “aspettare con fiducia” altro tempo?

«Siamo arrivati al limite di sopportazione. L’Aran cadenza gli incontri per gli ospedalieri, e per noi che dovremmo coordinare la convenzione con il loro contratto oltre al silenzio, piovono accuse senza senso. Quasi degli avvertimenti su come ci muoviamo. Alle regioni interessa davvero l’integrazione contrattuale? O vogliono vivacchiare, magari in attesa dell’autonomia, scaricando sull’assistenza inefficienze di manager incapaci, gente che avrebbe avuto tutti i mezzi per concordare con noi misure di fronte all’ondata poli-epidemica di dicembre e non lo ha fatto, e di programmare il lavoro sotto pressione che ci attende i prossimi mesi (si pensi ai “ponti”), e non si muove? Mi chiedo: come mai gli altri sindacati nulla dicono, non contemplano fronti unitari di categoria di fronte a questa situazione?»

Lei scrive che il ritardo non è un problema di ruoli giuridici: ma davvero le regioni accettano il medico di famiglia come libero professionista convenzionato?

«Qualsiasi cosa spostino nel ruolo giuridico sanno che i riconoscimenti contrattuali correlati al cambiamento devono erogarli. Io credo ci sia semplicemente una disparità di trattamento, funzionari regionali che ci credono ricattabili. Noi non lo siamo e non sottostiamo».

Si vuole anticipare a questo contratto il vostro ingresso nelle Case di Comunità?

«Le Case fanno parte del DM 77 che è stato approvato nel 2022, fuori dalla portata applicativa del contratto che andiamo a trattare, l’ho ricordato ai dirigenti delle regioni. L’ accordo 2019-21 per la parte economica prevede lo stesso aumento (circa il 3,8%, ndr) della dipendenza e del pubblico impiego, e per la parte normativa deve sciogliere nodi importanti. Per fare un cenno all’aumento, ricordo che le bollette sono aumentate di circa il 120% per me come per i colleghi, quindi è fuori discussione a prescindere. Sulle cose che possiamo fare, sarebbe intelligente affrontare il raccordo tra aggregazioni funzionali previste nel contratto 2016-18 (le Aft ed Uccp della legge Balduzzi ndr) con le previsioni del PNRR. In mezzo ci sta la definizione di un carico orario per la medicina generale adeguato ai nuovi compiti, e ci sta il ruolo unico con le nuove prospettive e le nuove coperture giornaliere della continuità assistenziale. A monte andrebbe chiarito quanto dal punto di vista degli effettivi la medicina generale stia per andare in sofferenza. Nei prossimi 8 anni usciranno dal lavoro, compiuti i 70 anni ed ammesso non si pensionino prima, 37.589 colleghi. Quest’anno ci sono 2800 borse al corso triennale, ed ereditiamo 2200 che sulla carta non hanno avuto incarichi ma credo che il dato sia vecchio e potrebbe essersi dimezzato; se ammettiamo una media di 2000 nuovi innesti nel corso tra 2024 e 2030 arriviamo nel migliore dei casi a 18 mila unità, meno della metà di quanti ne servano. Non basteranno per le case di comunità. È a valle di questo problema che va ridisegnato l’impegno orario dei medici di famiglia, va rivista la continuità assistenziale, si deve parlare di diagnostica di primo livello come da finanziamento della manovra 2019, di telemedicina nei nostri studi (altrimenti l’offerta non cresce in modo da contenere le liste d’attesa), di assistenza domiciliare da integrare tra i compiti del mmg anche extra-attività in studio. E ancora, nel precedente contratto non parlammo dei certificati Inail, perché le risorse erano della Finanziaria 2019 e non erano postate: ora ne dobbiamo parlare. E tutto dovrebbe procedere di pari passo con i medici ospedalieri. C’è un mucchio di lavoro da fare, a meno che ripeto qualcuno non voglia aspettare quell’autonomia che spaccherà la medicina generale (e il paese) perché grazie ai residui fiscali delle regioni più ricche andrà ad alimentare una sanità territoriale con disponibilità economiche diverse e più ampie al Nord ed in declino al Sud».

Per Erika Schembri. (segretaria nazionale di Fimmg Formazione)  ‘serve investire sui giovani, politica non li ignori’ “Bene gli emendamenti al decreto Milleproroghe, che puntano a risolvere una volta per tutte l’incompatibilità tra corso di formazione in medicina generale e attività in convenzione e che ribadiscono il riconoscimento della formazione-lavoro anche per gli incarichi di sostituzione e provvisori.

Ma non saranno altro che fugaci rattoppi in un sistema pieno di buchi se, nel frattempo, non si attueranno serie politiche di investimento sui giovani in primo luogo attraverso la riforma del corso di formazione specifica e la formazione lavoro, che chiediamo da anni e di cui la politica finge di discutere senza un vero progetto che non vada oltre a deroghe emergenziali”.

Lo afferma in una nota la segretaria nazionale di Fimmg Formazione (Federazione italiana medici di famiglia), Erika Schembri. “Già dall’università gli studenti devono vivere il territorio e non solo l’ospedale, per poter essere incuriositi dalla medicina generale come possibile percorso professionale”, chiude.

 

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