Anno: XXV - Numero 219    
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MOLTE TOGHE SCIOPERERANNO TAPPANDOSI IL NASO

All’interno della magistratura cresce il no all’astensione. Lo pronunciano figure di spicco come l’ex presidente Anm Grasso e schiere di giudici che diffondono documenti. Come quello che alcuni propongono di affiggere alla porta del proprio ufficio e dove c’è scritto “io non sciopero”

MOLTE TOGHE SCIOPERERANNO TAPPANDOSI IL NASO

Scioperare «turandosi il naso». Una frase che riporta subito la memoria alla vigilia delle elezioni politiche 1976, quando il Partito comunista sembrava essere in procinto di sorpassare la Dc e conquistare il potere.

“Turatevi il naso ma votate Dc”, scrisse allora Indro Montanelli, invitando così gli italiani a dare la preferenza alla tanto vituperata ‘balena bianca’ piuttosto che al partito di Enrico Berlinguer, in quel momento un potenziale pericolo per la giovane Repubblica italiana.A distanza di quasi cinquanta anni, sembra essere questo lo stato d’animo maggiormente diffuso fra le toghe in vista della giornata di astensione dalle udienze del prossimo 16 maggio, proclamata da parte dell’Associazione nazionale magistrati per protestare contro la riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm voluta dalla guardasigilli Marta Cartabia. «Dovremmo scioperare per una riforma tutto sommato di bandiera» che «non sconquasserà la magistratura» e «quando siamo ai minimi storici di credibilità? Non sono d’accordo», afferma a tal proposito l’ex presidente Anm Pasquale Grasso in una intervista all’AdnKronos.

Si tratta di uno sciopero, prosegue Grasso, «indetto fuori tempo massimo» e che «lascia l’impressione amara di una volontà di mera rappresentazione. Proprio per questo motivo, molti magistrati, aggiunge l’ex capo Anm,  sciopereranno «turandosi il naso», avendo «paura di un boomerang da scarsa partecipazione” e perché “non possiamo apparire divisi all’esterno». Grasso, infine, ricorda che lo sciopero si fonda su un casus belli debole. «Scioperiamo perché? Scioperiamo per gli avvocati nelle nostre valutazioni di professionalità? Mi pare ipotesi residualissima e congegnata in maniera che non pare lesiva delle giuste prerogative dei magistrati», puntualizza. Sul punto Grasso ricorda l’approccio dei colleghi progressisti: «La corrente di Area che sciopera per questo motivo mi fa sorridere, visto che la partecipazione degli avvocati alle valutazioni di professionalità è una risalente e reiterata richiesta di quella corrente».

«Mi pare una protesta di mera facciata. Il sistema correntizio è ancora in piedi e si rafforzerà con questa riforma», afferma al Dubbio il giudice di Ragusa Andrea Reale, esponente di Articolo 101, il gruppo “anticorrenti”, che ha già fatto sapere di non aderire allo sciopero. «Ritengo sia una grande ipocrisia protestare soltanto con una giornata di astensione, quando si è rimasti inerti per mesi davanti a modifiche normative che snaturano la giurisdizione oltre che i principi costituzionali che ne costituiscono l’ossatura», aggiunge Reale.

«Condivido l’analisi del presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia sulle criticità della riforma ma ho molte perplessità per una iniziativa, lo sciopero, che non verrà certamente compresa dall’opinione pubblica», è il commento rilanciato al Dubbio del consigliere di Cassazione Roberto Conti, direttore editoriale di Giustizia Insieme, la piattaforma online nata come luogo di confronto fra magistrati, avvocati, studiosi del diritto e società civile. Se quindi non si possono fare previsioni sulla partecipazione delle toghe allo sciopero, diversi magistrati, non etichettabili in alcun gruppo associativo, hanno iniziato a  diffondere un volantino da apporre sulla porta del proprio ufficio per segnalare alle parti, avvocati e cittadini, che non vi aderiranno.

«A tre anni dal disvelamento del “sistema Palamara” nessuna proposta concreta per risolvere i problemi della magistratura è stata avanzata dall’Anm», esordisce il documento. «La vera minaccia all’indipendenza della magistratura – prosegue – è costituita dallo strapotere delle correnti, che hanno condizionato e continuano a condizionare la vita del magistrato, giudicante e requirente. Siamo fermamente contrari a una riforma che non risolve il nodo centrale del sistema elettorale del Csm, che continuerà ad essere dominato dalle correnti».Per le toghe promotrici del documento si tratta di «una riforma che, nel complesso, tradisce il suo stesso proposito, finendo, in una sorta di eterogenesi dei fini, per aumentare il potere dei gruppi». «Tuttavia – conclude il volantino – NON possiamo unirci a una forma di protesta che riteniamo solo di facciata, perché indetta da quella stessa Anm che nulla ha fatto per combattere le degenerazioni correntizie e che trarrà solo vantaggi dalla riforma. Chiediamo che si metta mano, una volta per tutte, ai veri problemi della magistratura».

L’iniziativa del volantino segue l’appello “Né con l’Anm, né con la Cartabia” che era stato firmato nei giorni scorsi da una cinquantina di magistrati di diversi uffici giudiziari del Paese. Anche in questo caso si accusavano i vertici dell’Anm di non aver fatto nulla per risolvere il problema del correntismo dopo il Palamaragate. «Dopo una “caccia alle streghe” che ha colpito alcuni e risparmiato tanti altri, complice anche una circolare auto-assolutoria della Procura generale presso la Corte di cassazione, titolare dell’azione disciplinare, il ‘Sistema’ ha ripreso a funzionare esattamente come prima»,  affermavano i magistrati, auspicando un recupero di credibilità, ormai ai minimi termini.

Da Il Dubbio

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