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NELLA MANOVRA SOLO BRICIOLE PER I MEDICI

Le tabelle della manovra svelano il bluff di Meloni sulla sanità. Medici e infermieri scioperano.

NELLA MANOVRA SOLO BRICIOLE PER I MEDICI

“Deludente”. Così i sindacati medici Anaao, Cimo e il sindacato degli infermieri Nursing. Up hanno definito il testo della manovra per quanto riguarda i fondi stanziati per la Sanità, annunciando uno sciopero nazionale di 24 ore il 20 novembre. Il testo della Legge di Bilancio per il 2025, spiegano i sindacati in una nota, “conferma la riduzione del finanziamento per la sanità rispetto a quanto annunciato nelle scorse settimane e cambia le carte in tavola rispetto a quanto proclamato per mesi”. Soluzioni, dunque, che sembrano andare in tutt’altra direzione rispetto alle tesi portate avanti dal governo Meloni che ha sempre mostrato di avere a cuore le sorti del Ssn. Ancora ieri la Presidente del Consiglio, nel video postato su Facebook per celebrare i due anni di governo, ribadiva: “Abbiamo destinato alla Sanità un livello di risorse che mai nessun Governo aveva destinato in precedenza”. Risorse che ai fatti sembrano non essere quelle promesse, tanto che i sindacati parlano di “briciole che offendono l’intera categoria”.

Per le sigle che rappresentano le professioni sanitarie “l’aumento di 1,3 miliardi del Fabbisogno sanitario nazionale nel 2025 – ben distante dai 3,7 miliardi annunciati – non è sufficiente a ridare ossigeno a un SSN boccheggiante. Si è persa traccia del piano straordinario di assunzioni (30 mila nei piani iniziali del Governo, ndr) e dello sblocco del tetto di spesa per il personale”, scrivono. “Il piano di assunzioni nella sanità si farà” fanno sapere a stretto giro fonti ministeriali. “Le assunzioni rientrano nel piano di investimenti biennale. Si parte nel 2025 con gli incrementi delle retribuzioni di medici e infermieri e con la programmazione da parte delle regioni del piano di assunzioni che verranno effettuate nel 2026”. 

 La manovra, inoltre, rilevano ancora i sindacati, prevede sì un aumento dell’indennità di specificità medica sanitaria di medici e infermieri, ma assolutamente insufficiente ad evitare la fuga di queste professionalità dal Ssn. “Parliamo di 17 euro nette per i medici e 14 euro netti per i dirigenti sanitari per il 2025, 115 euro nel 2026 per i medici e zero per i dirigenti sanitari, mentre nelle tasche degli infermieri arriverebbero per il 2025 circa 7 euro e per il 2026 circa 80 euro, e non va meglio per le altre professioni sanitarie”, lamentano i sindacati. Peraltro, “si parla di risorse legate, per la maggior parte, a un contratto la cui discussione inizierà solo tra almeno due anni, e che arriveranno nelle tasche degli interessati chissà quando”.

 Quanto all’incremento del trattamento economico degli specializzandi, per questi ultimi la manovra prevede un maggiore aumento economico per alcune specializzazioni ‘meno ambite’, a partire da Medicina d’urgenza e Anestesia. “Apprezzabile”, dicono i sindacati ma di certo non sufficiente a “convincere i giovani medici ad iniziare un percorso formativo che li porterà a lavorare in condizioni inaccettabili. Si continua a rimandare ad un futuro più o meno prossimo la soluzione di un’emergenza che invece medici e infermieri vivono oggi, e che necessita oggi di provvedimenti realmente risolutivi”.

“Non possiamo restare in silenzio dinanzi all’ennesima presa in giro del personale sanitario e dei cittadini, dinanzi alle giravolte del Ministero dell’Economia che vanificano gli sforzi del Ministero della Salute e al voltafaccia di coloro che lavorano per spingere il personale sanitario ad abbandonare la sanità pubblica – dichiarano Pierino Di Silverio, Segretario Anaao Assomed, Guido Quici, Presidente Cimo-Fesmed, e Antonio De Palma, Presidente Nursing Up -. Quelli annunciati prima della firma della manovra erano provvedimenti che, sebbene non risolutivi, avrebbero potuto rappresentare dei segnali di attenzione nei confronti di medici e infermieri dipendenti del SSN. E invece ci troviamo di fronte agli ennesimi proclami sensazionalistici a cui fa seguito una realtà deludente e a dir poco imbarazzante, che ci costringe ad alzare gli scudi per difendere il Servizio sanitario nazionale, l’istituzione più preziosa di questo Paese, e i suoi professionisti”.

Scontenti anche all’Intersindacale dei dirigenti medici, veterinari e sanitari, i rappresentanti nazionali di Aaroi-Emac, Fassid, Fp Cgil Medici e Dirigenti SSN, FVM Federazione Veterinari Medici e Dirigenti Sanitari, Uil Fpl Medici. Nella manovra “risposte inadeguate alle esigenze del Ssn e poche risorse per il personale sanitario. Per rilanciare il Servizio sanitario occorre ben altro”, dichiarano in una nota e annunciano un incontro con il ministro della Salute Orazio Schillaci. “La bozza di legge di bilancio non contiene elementi strutturali di cambio di rotta per salvare il Ssn. Registriamo alcuni orientamenti positivi, che vanno incontro alle nostre richieste fatte al ministro nei giorni scorsi: per ciò che concerne l’incremento extracontrattuale dell’indennità di specificità dei Dirigenti medici, veterinari e dirigenti sanitari invece dell’effimera defiscalizzazione; sull’aumento dell’indennità di pronto soccorso che certo non risolve il problema dei carichi di lavoro per gli anni 2025/26; e sull’aumento degli stipendi dei medici specializzandi”. Ma le risorse, nel complesso, “sono molto scarse e creano una sperequazione tra i professionisti che appartengono alla stessa Area contrattuale.  Ancora una volta non viene finanziata la specializzazione dei professionisti non medici. Date le carenze oggettivamente patite dai cittadini è grave che non ci siano risorse per le assunzioni di personale mentre si aumenta la spesa pubblica a favore della sanità privata”. Il prossimo anno 61,5 milioni andranno ai privati convenzionati per aumentare l’offerta di prestazioni proprio al fine di accorciare i tempi per visite e accertamenti. Somma che sale a 123 milioni nel 2026.

Per salvare il Servizio sanitario, afferma l’Intersindacale, “è necessario un piano assunzionale, così invece si continuano ad esternalizzare i servizi e le risposte alla cittadinanza”. Il governo “poteva fare moltissimo in più, ma ha scelto di sostenere altri settori. Purtroppo, con queste iniziative e queste poche risorse, non migliorerà la risposta ai bisogni dei cittadini”.

 

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