NIENTE RIPRESA SENZA OCCUPAZIONE
Confprofessioni. Nel Def previsioni azzardate, la pandemia ha inciso sui modelli di gestione
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Le previsioni del Governo contenute nel Documento di economia e finanza (Def) “legano a filo doppio la prevedibile crescita economica e l’occupazione, con stime di riassorbimento della disoccupazione determinatasi durante la pandemia, nonostante il previsto termine della misura del blocco dei licenziamenti, attualmente fissato al 30 giugno (e al 30 ottobre per lavoratori che non hanno accesso ai trattamenti ordinari)”, però “si tratta, a nostro avviso, di una previsione azzardata, basata su un modello tradizionale di organizzazione delle attività economiche”. A sostenerlo il presidente di Confprofessioni Gaetano Stella, dinanzi alla commissione Bilancio del Senato, osservando come la crisi abbia “inciso profondamente sulle modalità organizzative d’impresa, già da anni orientate verso modelli più flessibili e dinamici, con minore incidenza dei costi del personale dipendente: è in corso una transizione verso modelli di business più flessibili, che potrà comportare effetti deflattivi della domanda di forza lavoro, disoccupazione e contrazione dei salari. Il presidente Stella ha poi rilevato che”senza una riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive, ci sarà una ripresa senza occupazione. Occhio ai costi della pubblica amministrazione. Rivedere la legislazione fiscale, partendo dalla riforma dell’Irpef. Un trend – incalza il vertice della Confederazione di diverse categorie di professionisti – che potrebbe essere rafforzato anche dal Recovery Fund, la cui finalità è proprio quella di sostenere processi di innovazione economica ed organizzativa delle imprese. Pertanto – conclude Stella – uno dei rischi più rilevanti in cui potremmo incorrere è il cosiddetto ‘jobless recovery’, una ripresa senza occupazione”.
Per Confprofessioni, “se il Def 2021 indica un chiaro indirizzo di politica economica di ampio respiro che va oltre la crisi pandemica, il suo anello debole sta proprio nelle politiche del lavoro nella programmazione economica per il 2021. Secondo Confprofessioni, le ottimistiche previsioni di crescita economica e occupazionale contenute nel Documento non tengono conto dei nuovi modelli di business più flessibili e rischiano di alimentare una jobless recovery, una ripresa senza occupazione. Occorre quindi «realizzare un sistema di welfare davvero universale che coinvolga anche i professionisti iscritti agli enti di previdenza privati, e mettere mano alla riforma delle politiche attive».
Positive, invece, le misure di sostegno all’economia: dall’integrazione di maggiori risorse per autonomi e professionisti, con il rifinanziamento del meccanismo a fondo perduto, alla moratoria sui prestiti e i mutui bancari; dalla destinazione di ingenti risorse pubbliche al finanziamento di grandi opere connesse al PNRR, «da accompagnare a una radicale semplificazione del quadro regolativo in materia di contratti pubblici»,all’intervento legislativo di revisione e riordino degli incentivi, attesi dai professionisti «per favorire l’aggregazione degli studi professionali, sviluppare le competenze digitali dei professionisti e dei dipendenti degli studi e incoraggiare l’accesso al mercato internazionale dei servizi professionali».
Sul capitolo del rientro del debito pubblico, Confprofessioni sostiene che «deve prendere le mosse da una coraggiosa revisione dei costi strutturali dell’amministrazione pubblica, attraverso l’introduzione di modelli di partenariato pubblico-privato sperimentali da realizzare attraverso il ruolo sussidiario dei professionisti, specialmente giovani». Indispensabile, infine, un’ampia revisione della legislazione fiscale, a partire dalla riforma dell’Irpef per «riequilibrare il rapporto tra fisco e contribuente, elevando lo Statuto del Contribuente a rango costituzionale; bilanciare il carico fiscale oggi iniquamente distribuito tra le categorie, che penalizza soprattutto professionisti e autonomi; riformare la giustizia tributaria».
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