PER L’AVVOCATURA È IL MOMENTO DI CAMBIARE
Il nuovo ordinamento per un’avvocatura protagonista della tutela dei diritti
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Un’occasione di riflessione sul cambiamento in atto nella professione forense, sul nuovo ordinamento per un’avvocatura protagonista della tutela dei diritti, sull’attuazione delle riforme e gli effetti, anche economici, sull’esercizio della professione; sul ruolo e le nuove competenze degli avvocati nell’automazione dell’organizzazione e della decisione giudiziaria. «Ci auguriamo che il Congresso sia prima di tutto un’occasione di condivisione e riflessione, ancor prima che di discussione» – ha detto la presidente del Cnf Masi – «per l’avvocatura è il momento del cambiamento: sia rispetto al nostro ruolo all’interno del processo, che alcuni interventi tendono a limitare, sia fuori del processo. Gli effetti delle riforme approvate in taluni casi sono penalizzanti perché comprimono il diritto di difesa. Poi c’è un ulteriore aspetto, in questo caso da approfondire, rispetto alla figura dell’avvocato che può contribuire a una funzione più ampia di quella giurisdizionale». La professione, ha sottolineato, «oggi è composta da donne e uomini quasi in egual misura, e crescono i giovani e gli under 50. Chi ha la responsabilità di guidare l’avvocatura ha quindi anche un compito delicato: indirizzare la professione, anche scegliendo percorsi paralleli alla giurisdizione ordinaria in cui la nostra competenza può essere messa a disposizione. Da qui l’importanza della riflessione: dobbiamo aver chiara la nostra identità, quali sono i principi inderogabili ma anche gli ambiti che possono essere percorsi. In questo senso anche le nuove tecnologie e l’intelligenza artificiale possono essere un’opportunità che non possiamo più ignorare o trascurare, perché sarebbe un atto di scarsa diligenza e intelligenza». Il coordinatore dell’Ocf Paparo ha ricordato che il Congresso
«si apre a 10 giorni dalle elezioni, per la prima volta non avremo un ministro in carica ospite e per la prima volta l’Avvocatura rinnoverà tutte le sue rappresentanze. La giurisdizione è in crisi, il Pnrr le ha assegnato un compito forse irrealizzabile, ovvero la riduzione dell’arretrato del 90% e dei tempi del processo del 40%. Siamo preoccupati» – ha evidenziato – «non è pensabile una riforma della giustizia intervenendo solo sulle regole processuali. Eppure assistiamo a riforme del processo penale, civile, tributario senza alcun intervento sulle risorse, degli investimenti, che invece restano fermi. Rivendicheremo alla politica la necessità di percorsi giurisdizionali complementari, nei quali ci candidiamo a svolgere funzioni sussidiarie alla giurisdizione ordinaria che non devono essere affidate a un giudice; la necessità di investire più risorse nel sistema della giustizia alternativa, affidando agli avvocati un ruolo di ‘prevenzione’: l’assistenza in fase contrattuale, se sviluppata con competenza e qualità, può eliminare, ridurre, prevenire il conflitto. Infine il ruolo dell’avvocatura nella gestione dei palazzi di giustizia: le conseguenze della cattiva gestione della giurisdizione la pagano avvocati e cittadini. È arrivato il momento che le istituzioni forensi siano direttamente coinvolte nell’organizzazione dei consigli giudiziari».
“Questo congresso è importante perché capita in un periodo di profondi cambiamenti sociali con un nuovo protagonismo anche della tecnologia che tende a modificare il ruolo dell’avvocatura e di ciascuno di noi – ha aggiunto il tesoriere del Cnf Iacona – purtroppo sappiamo che la giustizia non funziona bene, e ciò che finora è stato messo in campo sul piano delle riforme non riesce a superare queste difficoltà. Senza interventi strutturali o l’aumento di personale, nessun intervento funzionerà. Il Congresso di Lecce ospiterà 675 delegati e 800 congressisti da tutta Italia, pari donne e uomini, tanti giovani. Soprattutto rispetto a quest’ultimi abbiamo un dovere: valorizzarli”.
Nicolino Zaffina, consigliere di amministrazione della Cassa forense, ha messo in risalto che il congresso «cade in un momento complicato. Parliamo a un governo che non c’è per chiedere di mettersi all’opera per intervenire sulla giurisdizione non solo riformando i riti: se la macchina giudiziaria non funziona e non risponde alla domanda di giustizia, ci sarà una ricaduta in termini economici e sociali, un motivo di freno per il paese. Ritoccare e riformare va bene, ma dobbiamo richiedere interventi strutturali: rimettere mani all’edilizia giudiziaria, implementare il personale amministrativo e il numero di magistrati che si sta riducendo all’osso. Speriamo che Lecce sia un punto di ripartenza» – ha auspicato.
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