SANITÀ TERRITORIALE A RISCHIO DEFAULT
Pnrr, via libera della Camera a risoluzione maggioranza.
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“La Commissione Ue ha dato il via libera alle proposte che il governo ha messo in campo sia relativamente all’approvazione della terza rata con modifiche per 144 misure su 298, che alla quarta. Il coordinamento e il confronto costante con l’Ue sta producendo dei risultati positivi”. È quanto ha dichiarato il ministro degli Affari europei, Raffaele Fitto, nelle comunicazioni alla Camera sulla revisione complessiva degli investimenti del Pnrr. L’Aula della Camera ha dato il via libera alla risoluzione della maggioranza sulle comunicazioni di Fitto e sono state respinte quelle presentate dalle forze di opposizione su cui il governo aveva reso parere contrario. “Non considero positiva la costruzione di una polemica su questi obiettivi, entro il 2023 riceveremo tutti i 35 miliardi”, ha aggiunto Fitto. Ma l’attenzione dei parlamentari è sempre accesa sui quasi 16 miliardi di euro di progetti stralciati dal Piano. Non erano realizzabili nelle tempistiche imposte dall’Unione europea, secondo il ministro per il Pnrr. Ma garantisce che, attingendo da altre risorse nazionali ed europee, ciascuno di quei progetti, verrà realizzato. A subire la peggio da questa rimodulazione è anche la sanità. Sono stati ridotti i già scarsi finanziamenti previsti per la sanità pubblica.
Con la revisione del Piano, le Case della Comunità finanziate dai fondi europei passano da 1.350 a 936, gli Ospedali di Comunità da 400 a 304. Le Centrali Operative territoriali da 600 a 524. Un numero minore di Case e Ospedali di comunità rappresenta “un’occasione mancata per una riorganizzazione del territorio”. Un problema che “accompagna sin dall’inizio questo progetto, perché si è puntato a investire sui mattoni e non sulle persone. Queste strutture, infatti, sono già nate senza personale, senza considerare la necessità di investire anche sugli operatori”. Lo spiega all’Adnkronos Salute Andrea Filippi, segretario nazionale della Fp Cgil Medici, che sottolinea come la risposta insufficiente che queste strutture rischiano di dare nasce all’origine del progetto. Non è legata quindi, precisa, soltanto “alla riduzione del numero” di quelle che saranno realizzate, dovuta all’aumento dei costi, per la revione degli obiettivi del Pnrr: non più 1.350 case ma 936, non più 400 ospedali ma 304, come ha indicato il Governo nelle proposte di revisione. “Questo taglio, comunque – dice Filippi – non fa altro che andare nella direzione che questo Governo ha già mostrato perseguire anche in altri settori, ovvero definanziare, progressivamente, i progetti che dovrebbero andare, invece, a potenziare i servizi pubblici. Una riduzione della quantità di Case e di Ospedali di comunità è intrinsecamente un definanziamento, che tra l’altro si innesta su una mancanza di progetto complessivo all’origine”. Per Filippi “le Case di comunità erano già poche, soprattutto gli Ospedali di comunità erano già pochi. La riduzione ulteriore del loro numero peggiora il problema. A questo si aggiunga il fatto che non è stata messa a punto nessuna vera riorganizzazione del servizio territoriale, a partire, ribadisco, dai finanziamenti inesistenti sul personale. In Italia non è mai esistita una vera e propria assistenza territoriale organizzata complessivamente. Era questa l’occasione per farlo, anche per le lacune evidenziate dalla pandemia. Ne abbiamo parlato fino allo sfinimento, ma la soluzione, alla fine – osserva il leader sindacale – non è arrivata”.
“Ma cosa deve capitare ancora in questo Paese per farvi capire che la sanità pubblica è una priorità?”, ha dichiarato la deputata del M5S Chiara Appendino. Anche Alessandro Alfieri, responsabile riforme e Pnrr della segreteria Pd, chiede al governo di “mantenere gli impegni presi con i Comuni e le realtà territoriali. Ci giochiamo la credibilità con i cittadini e con i Paesi europei. Nel momento in cui si avverte un bisogno enorme di più sanità pubblica, si tagliano 414 case della salute e 96 ospedali di comunità”. “Il governo deve ritirare questa proposta di modifica e mantenere gli impegni presi. Su questo saremo intransigenti”, sostiene Alfieri. A esprime preoccupazione per il possibile slittamento dei fondi del Pnrr per la realizzazione delle Case di comunità è Pietro Dattolo, presidente dell’Ordine dei medici di Firenze. “Abbiamo sempre sostenuto che la realizzazione delle strutture sanitarie territoriali deve andare di pari passo con l’assunzione di personale per non farle diventare cattedrali vuote. Adesso addirittura si scopre che potrebbero slittare i fondi del Pnrr. Ma il Covid non ci ha proprio insegnato niente?”, chiede Dattolo. “Che serve, ossia, una sanità territoriale forte, una medicina più vicina ai cittadini così da non intasare i pronto soccorso. Tutto questo è destinato a rimanere sulla carta?”. “La Regione, tra l’altro – sottolinea il presidente dell’Omceo fiorentina – fa sapere che sarebbe pronta ad aprire nuovi cantieri tra fine 2023 e inizio 2024, ma con questa incertezza si rischia di far ritardare tutto. Senza una sanità territoriale adeguata, senza un livello intermedio di assistenza, i pronto soccorso sono destinati a scoppiare. L’assistenza sanitaria deve essere una priorità sempre e comunque”.
I COSTI PER I CITTADINI SE NON CI FOSSE IL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE
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